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La trama (con parole mie): nonostante le lezioni che grandi civiltà del passato hanno cercato di tramandare, la questione dell'omofobia è e resta una delle problematiche più importanti rispetto alla quale la società attuale ha il dovere di confrontarsi.Antonio Prisco, giovane regista partenopeo, affronta da par suo la questione attraverso un corto che condensa in un martellamento d'immagini tutta la rabbia e la necessità di affrontare una questione che, in realtà, è simbolo di molte altre intolleranze.Un esperimento che non sarà perfetto, ma rappresenta l'esigenza di comunicare e di muovere - finalmente - un passo verso il futuro.
Quando vengo contattato da giovani registi al lavoro per promuovere i lavori che potrebbero far sentire la loro voce - e, chissà, lanciare la loro carriera - sono sempre molto felice.In fondo, il Saloon nasce come un luogo in cui si è liberi di esprimersi, e la mia natura di insegnante mancato è sempre ansiosa di confrontarsi con l'operato di ragazzi che tra qualche anno potrebbero essere i nuovi volti della nostrana settima arte: in particolare, sono rimasto molto colpito da Antonio Prisco.Quando ho visto per la prima volta Icontroversy, oltre a riconoscere la sua ottima realizzazione dal punto di vista tecnico, meditavo di riservare, nonostante tutto, le bottigliate con lode a sfondo di stimolo - come fu per Fabio Cento ed il suo Mud lounges - a questo corto coraggioso ma, da un certo punto di vista, forse troppo condensato per un tema che meriterebbe senza dubbio una ricerca - e, perchè no, uno script - più approfondito e di minutaggio decisamente superiore, con una struttura che possa rispecchiare il lavoro effettivo di un regista.Poi, l'ho visto una seconda. E ho scritto le domande che andranno a comporre l'intervista ad Antonio che potrete leggere più tardi.Ma soprattutto, sono arrivate le sue risposte.Ed il lavoro ha di colpo assunto uno spessore decisamente più importante.A quel punto, ho deciso di scrivere questo pezzo - e cambiare il mio voto di partenza - quasi fossero entrambi una sorta di richiesta al regista di mettersi al lavoro su qualcosa di più imponente, cercando di portare sensibilità e voglia di comunicare ad un altro livello, quasi trasformando Icontroversy nel suo fratello maggiore.Ma questo lo diranno il futuro, ed il buon Prisco.Nel frattempo, non posso che manifestare interesse non soltanto per un tema che ha toccato e tocca me in quanto membro della società, ma anche molti miei amici e colleghi, e che è fondamentale sia per Antonio che per Lia Zeta, protagonista dell'opera e simbolo di quello che vuole essere il messaggio di Icontroversy: l'impatto è decisamente forte e violento, come in parte è giusto che sia - la posizione di molti uomini politici, della maggior parte delle religioni di massa nonchè dell'opinione pubblica comune è agghiacciante - considerate le reazioni decisamente al limite dell'assurdo che suscita in più di una parte del mondo, ma non nascondo che vorrei vedere l'autore ed il suo centro di gravità muoversi anche in territori più ironici e pungenti, per intenderci nello stile di Shortbus, uno dei film di genere che più ho adorato negli ultimi anni.Certo, non sono io a dover indicare ad Antonio la sua strada, e sicuramente questo suo corto avrà quello che merita ai Festival cui parteciperà ed indicherà, in qualche modo, all'autore il percorso da intraprendere, eppure mi sento di voler profondamente sostenere i ragazzi che, con coraggio, continuano a voler investire nel proprio talento e nelle idee, anche quando gli stessi non sono ancora esplosi ed espressi al massimo del loro potenziale, attraverso consigli che saranno liberissimi di non seguire.Dunque, caro Antonio, fatti onore e risveglia quante più coscienze possibili con il tuo Icontroversy, ma ricordati che qui al Saloon, oltre alle bevute, saranno sempre pronte bottigliate di incoraggiamento per continuare ad osare sempre di più, anche quando penserai di essere arrivato al tuo meglio.Anzi, soprattutto in quei momenti.
MrFord
"Every morning I would see her getting off the bus the picture never drops, it's like a multicoloured snapshot
stuck in my brain it kept me sane for a couple of years
as it drenched my fears
of becoming like the others
who become unhappy mothers
and fathers of unhappy kids
and why is that?"The Ark - "It takes a fool to remain sane" -
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