di Michele Marsonet. La notizia è di quelle destinate a suscitare scalpore. Alcuni siti online americani, poi seguiti dai nostri quotidiani, annunciano che Barack Obama ha chiesto consiglio a Henry Kissinger per far ripartire il dialogo con Vladimir Putin. Dialogo oggi pressoché assente a causa delle opposte vedute sulla crisi ucraina, e della politica delle sanzioni che sta causando una grave crisi economica nella Federazione Russa.
Se è davvero così bisogna ammettere che il Presidente USA ha scelto bene. Infatti l’ex Segretario di Stato, che a maggio 2015 compirà 92 anni, si è sempre dimostrato assai lucido nelle sue valutazioni sull’Ucraina e sul post-Maidan. A riprova del fatto che, con buona pace dei rottamatori nostrani e stranieri, l’intelligenza e più importante dell’età. E che, in molti casi, gli anziani è meglio non rottamarli.
In effetti, in alcuni articoli pubblicati l’anno scorso Kissinger scrisse che l’attuale amministrazione americana deve cambiare registro poiché il mondo ha subito mutamenti radicali dopo la fine dell’URSS, e a suo avviso ai mutamenti occorre adattarsi in modo intelligente, senza spingere affinché siano essi a piegarsi ai nostri assunti teorici di base. Continuava criticando – per quanto in modo velato – la strategia occidentale volta a creare un “ordine mondiale” composto da nazioni in cui è salvaguardata la libertà e la dignità individuale, nonché la promozione dei diritti umani (nell’accezione occidentale del termine).
Basandosi sul suo celebre realismo politico, l’ex diplomatico invitò a guardarsi intorno per verificare quale sia la situazione concreta sul campo, senza premere l’acceleratore affinché l’obiettivo di cui sopra venga raggiunto in tempi brevi. Kissinger, essendo anche uno storico di professione, concluse che l’esaltazione di principi universali va sempre congiunta al riconoscimento che altre aree del globo magari hanno una storia diversa, e non si deve per questo rifiutare di prendere in considerazioni altri approcci e differenti punti di vista.
Pare che ora Obama se ne sia accorto. E, stranamente, proprio nel momento in cui la politica delle sanzioni sta causando gravi problemi alla Russia. Forse il Presidente USA ha capito che la strategia del muro contro muro potrebbe alla fine essere non solo perdente, ma anche pericolosa.
C’è innanzitutto l’esigenza di non spingere Putin tra le braccia fin troppo accoglienti dei cinesi, fatto in parte già accaduto. E l’aiuto russo è pure necessario per fronteggiare in maniera più adeguata la crescita – che adesso sembra inarrestabile – del radicalismo islamico in Medio Oriente, Pakistan e Afghanistan. Una strategia almeno parzialmente comune potrebbe a disinnescare una polveriera che minaccia di saltare da un momento all’altro. Necessità del resto più volte ribadita dal ministro degli Esteri di Mosca, Sergei Lavrov.
Facile indovinare il principale consiglio che Kissinger fornirà a Obama: essere più pragmatico e meno “ideologico”. Se perfino un antiantirusso convinto come Donald Tusk, ex premier polacco e attuale Presidente del Consiglio Europeo, avverte tale esigenza, non si capisce per quale motivo l’attuale inquilino della Casa Bianca non dovrebbe sentirla. Naturalmente la vicenda ucraina è assai complicata, e sembra difficile che Mosca possa abbandonare al loro destino gli insorti del Donbass in cambio di un riconoscimento dello status quo in Crimea. Tuttavia è importante riaprire i canali di comunicazione poiché in fondo serve a tutti.
Concludo notando che l’America, senza neanche fare troppo rumore, ha in pratica raggiunto l’indipendenza energetica grazie allo “shale oil”. Questo le permetterà di tornare a essere, come in passato, una nazione esportatrice di petrolio affrancandosi dai ricatti di alcuni Paesi mediorientali (cosa invece impossibile per l’Unione Europea).
Dal canto suo la Russia sta ora scontando l’eccessiva fiducia riposta nelle immense riserve energetiche che detiene e dovrà diversificare il suo apparato produttivo per tornare a essere competitiva in ogni campo. Si noti però che, come sempre, sono i mercati finanziari a fare la differenza. Chi controlla Wall Street e la City londinese – o, almeno, è a essi contiguo – può permettersi di crescere anche in presenza di un deficit pubblico molto maggiore di quello delle tanto vituperate nazioni del Sud Europa.
Featured image, Chilean dictator Augusto Pinochet shaking hands with Kissinger in 1976, Archivo General Histórico del Ministerio de Relaciones Exteriores