Ultimamente, forse ve ne sarete accorti, i post strettamente legati alla genomica scarseggiano un po’. In effetti di recente la mia attenzione è stata catturata da altre faccende che riguardano la scienza in generale e il modo in cui questa si relaziona con la società. Credo siano temi importanti, perché a poco servono le scoperte scientifiche se poi queste non trovano applicazione nella quotidianità del mondo che ci circonda.
Ieri è stato un triste giorno per la ricerca italiana: è iniziata la distruzione di un campo sperimentale di alberi transgenici, che erano lì da 30 anni come parte di un progetto di ricerca dell’Università della Tuscia. L’appello dell’ANBI non è servito a fermare le ruspe, nonostante abbia ormai raggiunto oltre mille sostenitori. E il caso di Viterbo non è l’unico, ora è il turno dell’INRAN, l’istituto che fa ricerca in campo alimentare: in seguito alla decisione del governo di riorganizzare gli enti pubblici, c’è il rischio che questo istituto chiuda i battenti (anche qui c’è una petizione attiva). Non sono belle notizie per il nostro Paese: la ricerca è uno dei fattori principali che guida lo sviluppo di una società. Dove saremmo adesso senza i risultati conseguiti dalla ricerca scientifica? Forse nel Medioevo, esattamente l’epoca storica in cui certi espertoni vorrebbero rispedirci.
Quello che ci vorrebbe, secondo me, è un’associazione culturale aperta a tutti, indipendentemente dalla professione: l’interesse per la ricerca e la difesa del metodo scientifico sono trasversali. Tuttavia, per funzionare, questa associazione dovrebbe essere anche influente dal punto di vista politico, da qui la necessità di avere tra i suoi membri fondatori qualche personaggio di spicco nel mondo della scienza, magari un giornalista scientifico conosciuto (un Piero Angela?) oppure un ricercatore stimato in Italia e all’estero. Ecco, credo che se si riuscisse a mettere in piedi un’associazione del genere potrebbe essere un primo passo per fare massa critica e far sentire finalmente la voce della ricerca anche in Parlamento. Nell’attesa che questo progetto possa realizzarsi, ho creato un gruppo Facebook: si chiama We love Science! ed è aperto a tutti. L’idea è di raccogliere in unico posto le persone che credono nella scienza e nelle opportunità che essa ci può offrire, spero diventi un luogo di dibattito che possa stimolare nuove proposte e idee. Magari da qui nascerà qualcosa di più concreto, chissà!