Ovvero
L’arte artistica e gli artistici artisti
Il nulla che può diventare il tutto nelle menti (malate) di chi guarda.
Se non fossi una studentessa sfigata vorrei essere un’artista. Artista, sì, termine vago per identificare qualcosa di non realmente identificabile, che agli occhi della gente appare un parolone e che si porta dietro esaltanti immagini da bohémien fine, elegante e snob da una parte o da squattrinato che chiede l’elemosina contornato da cani puzzolenti dall’altra. Andando ancora più a fondo, l’artista che vorrei essere è l’artista di arte contemporanea, quell’arte che tutti falsamente applaudono ma che nessuno capisce, quell’arte fatta di quadri dalle tele bianche, per di più senza titolo o di strane foto senza senso o di sculture fatte con orinatoi rovesciati e placcati oro o di installazioni che capisce solo l’artista che le fa. Quell’arte in cui non conta saper disegnare, non conta saper dipingere, non conta saper scolpire un marmo. In cui se dipingi uno sgorbietto informe può diventare “il senso di trascuratezza e indefinitezza della civiltà contemporanea”, in cui se metti insieme una tanica di benzina e un libro puoi millantare di voler rappresentare “il contrasto tra il consumismo della società industriale e spersonalizzata e l’identità culturale dell’uomo acquisita con il passaggio dalla preistoria alla storia e dall’uomo delle caverne alla scrittura mesopotamica”.
L’arte contemporanea è così. E’ il tutto che è niente o il niente che può diventare tutto agli occhi dei cosiddetti esperti. E’ una grande idea, un’idea furbissima. Io vorrei incontrarlo il tizio che ha deciso che una tela bianca è un’opera d’arte. Davvero. Perché quello che mi dicono sempre è: “Ma tu non l’hai avuta l’idea di fare una tela bianca. Lui l’ha avuta prima di tutti.” Ma non è vero, ci sarà stato qualcuno prima di lui che ha avuto l’idea ma poi, giustamente, avrà pensato che avrebbe rischiato il manicomio e allora ha detto vedo di cercarmi un lavoro serio. Se si fa un giro nei corridoi di un museo d’arte contemporanea si passa il tempo a scervellarsi sul significato nascosto di queste “opere”, sul messaggio che l’artista vuole trasmetterti. Se vai agli Uffizi o ai Musei Vaticani, invece? Passi il tempo a guardare delle opere d’arte comprensibili ai più, che poi magari avranno anche un significato nascosto, ma almeno capisci al primo colpo cosa rappresentano.
Invece l’arte contemporanea è il perfetto esempio di quella che è una grande genialata. Prendiamone spunto. Smettiamola di perdere tempo dietro a concorsi, esami, abilitazioni, uffici di collocamento, lavori sottopagati. La soluzione è dietro l’angolo: fingiamoci artisti contemporanei.