Magazine

Idee in movimento per il manifesto TQ

Creato il 31 luglio 2011 da Marinobuzzi

Trovo che il Manifesto TQ (Trenta Quaranta) sia estremamente interessante, non solo perché affronta, finalmente, il tema del libro nella sua interezza e complessità, senza snobbare il tema economico e le trasformazioni sociali ed economiche in atto, ma anche perché trova il coraggio di farlo in modo critico e, soprattutto, perché sposa un’ideologia che non è solo culturale ma anche politica. Perché, nonostante la politica sia stata distrutta da un manipolo di abietti con pochissimi scrupoli, dovrebbe rimanere al centro delle trasformazioni sociali. È un concetto quasi impossibile da applicare, ormai, alle alte sfere ed è per questo che, come ogni rivoluzione, le idee, le proposte, gli “strappi” devono venire dal basso, da chi in mezzo alla cultura ci vive, ci lavora, la fa, la respira. Oggi abbiamo delle grandissime potenzialità, il web che, a seconda di come viene usato, può essere il mezzo per diffondere democrazia e idee, ci pone l’opportunità di ragionare su larga scala coinvolgendo menti e persone, riducendo gli spazi e le distanze. Abbiamo, finalmente, l’opportunità di far sentire voci e proposte. Ma occorre capire bene su quale scala una piattaforma politico/culturale come TQ vuole porsi, dobbiamo capire a chi si rivolge, quali sono gli obiettivi. Dal di fuori vedo questo progetto come una grande occasione, un’occasione che deve stare attenta da un lato a non cadere nel populismo e, dall’altra, a non escludere i pensieri e i pensatori. Ma credo anche che occorra fare in modo che TQ non diventi un trampolino di lancio che alcuni potrebbero voler usare per i propri scopi personali.
Le idee sono molte e anche la posta in gioco. Mi permetto di proporre alcune idee che spero saranno utili alla discussione.
La prima è legata alle identità di genere, al linguaggio delle differenze e alla cultura femminista. Le rivoluzioni passano anche attraverso il linguaggio e la formazione di nuove culture o la messa in discussione delle vecchie. Da molto tempo gruppi femministi sono impegnati nella rivendicazione di un linguaggio di inclusione che possa dare risposte adeguate alla lotta contro la fallocrazia che impera anche nel mondo della cultura e della letteratura. Non è un’idea mia e non è neppure giusto che un maschio si faccia portavoce di queste idee ma ci sono gruppi, come quello che gravita intorno alla rivista leggere donna, che potrebbero spiegare meglio di me in cosa consiste il linguaggio di genere e come si applica nella pratica. Sullo stesso piano porrei l’importanza della (ri)scoperta di nomi femminili, anche e soprattutto del passato, che sono stati per decenni oscurati dalla storia del maschio.
Mi permetto invece di avanzare alcune considerazioni sulla letteratura GLBT e sui limiti del pensiero comune, cioè di quello che tende a vedere come “ghettizzante” questo genere di letteratura, e sul pensiero che i libri a tematica GLBT interessino solo alle persone omosessuali.
Si discute spesso, anche all’interno del mondo GLBT, su cosa significhi fare cultura QUEER e se sia giusto creare appositi spazi per questo genere di letteratura. Negli ultimi anni sono molt* le autrici e gli autori che hanno contribuito alla crescita della letteratura GLBT, se pensiamo al circuito di scrittori italiani troviamo splendidi libri che trattano tematiche queer (Bassani, Pier Vittorio Tondelli, Paterlini e molti altri). Allora stiamo parlando di un elemento concreto, di un genere radicato e ben presente sul mercato. Eppure quando si parla di letteratura omosessuale si storce il naso, si va immediatamente con il pensiero a libri che hanno a che fare non con l’erotismo ma con la descrizione anatomica dell’atto sessuale, come se alle persone GLBT interessasse solo leggere di amplessi e corpi. Eppure si parla tranquillamente di altri generi: romanzi rosa, romanzi storici, romanzi gialli… dovremmo quindi affermare che questi generi sono ghettizzanti? Che non è necessario, per esempio, avere, in libreria, un settore legato alle storie poliziesche o ai gialli? La cultura omosessuale esiste, è una realtà e insieme alla cultura c’è un linguaggio, un’idea di libertà, di rifiuto di regole imposte dalla società, di globalizzazione del pensiero. Forse andrebbe affrontata una seria discussione su questo genere di letteratura.
Infine faccio una piccola richiesta. Se penso alla generazione TQ penso alla velocità, al vorticismo, al pensiero che rimbalza da un computer all’altro. Facciamo in modo che la velocità porti con se più idee possibili
Marino Buzzi


Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog