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Idee naziste

Creato il 13 febbraio 2012 da Tanci86
Idee nazistePuò capitare a tutti una giornata particolarmente frustrante.
In alcuni casi la frustrazione non si limita a un solo giorno, ma è un nostro compagno quotidiano, che può raggiungere livelli apprezzabili in alcune fasi della giornata o durare addirittura dalla mattina alla sera.
C'è chi è più sensibile alla frustrazione, c'è chi è più resistente.
C'è chi è la causa stessa delle proprie frustrazioni per una serie di scelte sbagliate nella vita, c'è chi le frustrazioni le ha inevitabilmente, in quanto vive in un contesto ingeneroso.
Magari entrambe le cose.
Va detto che viviamo in un mondo di merda, quindi non sempre possiamo accusare una persona di essere l'unica causa dei suoi mali.
Premetto che ho avuto una giornata di merda e che la mia opionione sul mondo è più pessimista del solito.
Cosa succede quando siamo nel bel mezzo di una giornata particolarmente frustrante (come nel mio caso)?
È raro che una persona consideri se stessa come unica causa del proprio male, salvo alcuni casi di depressi cronici.
Il più spesso delle volte la colpa è attribuita al mondo che ci circonda.
Le persone che la vedono così sono ben poco disposte ad ammettere le proprie colpe quando sono frustrate e si lasciano andare in un atteggiamento di indolenza e assai fastidioso.
Ma questo avviene anche in chi vede una colpa del proprio status sia nella società che nella propria persona.
In quesi casi la consapevolezza di essere la causa della propria frustrazione crea un'ulteriore frustrazione. E questa frustrazione ha alte probabilità di riversarsi nuovamente al di fuori di noi, ovvero di nuovo verso la società che ci circonda.
Esistono i santi e i masochisti (spesso le figure coincidono) e sicuramente esisteranno eccezioni alla regola, ma una cosa è certa: almeno una volta nella vita ci incazziamo di brutto col mondo.
Cosa succede quando siamo incazzati col mondo?
La rabbia è un'emozione che viene quando c'è una percezione di ingiustizia. Quando subiamo quello che consideriamo un danno ci arrabbiamo; quando vediamo che qualcosa va contro quello che riteniamo l'ordine naturale della cose, o altera quella che è la nostra concezione di equilibrio, ci arrabbiamo.
A ogni azione significativa corrisponde una reazione.
A una rabbia sufficientemente forte corrisponde almeno il pensiero di una reazione forte.
In ogni persona.
Quasi tutti gli esseri umani hanno fatto pensieri orribili almeno una volta nella vita.
Chi non ammette una cosa simile probabilmente è un bugiardo o ha scarse capacità di introspezione.
L'Italia è piena di vecchi.
Vecchi pensionati inutili, ma che almeno hanno smesso di fare danni e vecchi che ancora lavorano.
Purtroppo. Questa seconda categoria è composta anche da qualche persona decente, ma molti di questi sono persone che lavorano male e svogliatamente, aspettando che arrivi la pensione.
Questa è la categoria di vecchi che ho tirstemente incontrato oggi.
Persone frustrate e depresse, incapaci perchè non si prendono la briga di aggiornarsi per quanto riguarda il loro lavoro e sempre più svogliate.
Loro non pensano che ci sta gente come me che ucciderebbe pur di fare quello che fanno loro, non sanno che ci sta gente molto più preparata e dedita al lavoro di loro, che però non potrà mai permettersi il posto fisso che loro hanno e di cui si lamentano.
No, loro contano i secondi che li separano da una pensione che noi non avremo mai.
E hanno pure la faccia di culo di guardarci con paternalismo e fastidio a volte.
Mi rivolgo a quelli della mia età e a quelli dell'età che va dai 35 ai 50 anni, la categoria che più di tutte le altre lo prenderà in culo, troppo vecchi per reinventarsi, troppo giovani per andare in pensione come i colleghi più grandi.
Sfido chiunque di questi a dirmi che non abbia mai pensato, anche solo per una frazione di secondo, che le cose andrebbero molto meglio se ci liberassimo di una buona fetta di questi parassiti che, non contenti, hanno pure la faccia tosta di presentarsi al lavoro con una faccia da funerale!
Qui vengono i pensieri nazisti.
La tentazione di liberarsi di tutte quelle categorie di persone che sono sostanzialmente un peso per noi. Sfido qualunque insegnante di sostegno o infermiere, che sia abbastanza sincero con se stesso e con me, a dirmi che non ha mai pensato che era una gran rottura di palle accudire un ragazzino disabile o un vecchio con l'Alzheimer.
Poi sono venuti gli altri pensieri, quelli legati all'etica, all'imperativo categorico, all'ideologia, al senso civico, a quell'affetto che lega con la persona che curiamo.
Ma tutti noi ogni tanto pensiamo che sarebbe meglio liberarsi delle persone che non sono in grado di mantenere se stesse e gli altri. Qualcuno ogni tanto fa progetti razzisti in senso stretto.
Prendere un intera categoria scomoda, che siano zingari, vecchi, fannulloni, disabili o qualsiasi altra cosa e liberarseme, anche violentemente, buttarli tutti dentro a un lagher. Un un gulag, dipende dai gusti.
Siate onesti, ammetteteli simili pensieri quando vi turbinano nella mente.
È normale averli.
L'importante è non attuarli.
Gli individui veramente pericolosi sono quelli che non sanno ammetterlo e votano chi maschera l'attuazione di simili propositi mediante crociate che portano nomi sfiziosi o socialmente accettabili quali meritocrazia, giustizia o libertà!

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