Virginia Woolf
Ultimi viaggi in Europa, Mattioli 1885
Cosi F.; Repossi A.
I diari qui raccolti coprono gli ultimi dieci anni di vita della scrittrice e descrivono i viaggi intrapresi con il marito in Europa e, in un’occasione, anche con Roger Fry e sua sorella.
Nel 1931 partì per la Francia, mentre nel 1932 fu la volta del ritorno in Grecia (interessante il confronto con il precedente viaggio). Nel 1933 visitò l’Italia (Rapallo, Pisa, Siena, Piacenza), poi nel 1934 l’Irlanda, nel 1935 l’Olanda, la Germania nazista (in compagnia del marito ebreo), l’Italia nuovamente e la Francia. Nel 1937 ancora la Francia e infine, nel 1938, la Scozia.
Allo scoppio della seconda guerra mondiale, le spedizioni all’estero che Virginia Woolf faceva quasi ogni anno si interruppero bruscamente.
Incollerò di seguito gli appunti frettolosi e saltuari che ho preso, in genere al freddo intenso e sotto la pioggia, con una coperta sulle ginocchia, per via del tempo. Il fatto di aver tratto tanta bellezza, incanto, divertimento e di aver passato momenti tanto piacevoli viaggiando sulle strade bagnate, sotto un cielo grigio, la dice lunga sul nostro stato d’animo.
L’AUTORE
Cominciò a scrivere nel 1905 per il supplemento letterario del Times. Trasferitasi a Bloomsbury, insieme alla sorella pittrice Vanessa Bell e a colui che divenne suo marito, Leonard Woolf, diede vita al famoso circolo letterario, artistico e culturale. Fu saggista, attivista a favore dei diritti delle donne e autrice di romanzi dalla scrittura innovativa e straordinaria: La signora Dalloway (1925), Al faro (1927) e Orlando (1928).
Con il marito fondò la Hogarth Press, casa editrice che pubblicò Katherine Mansfield, Italo Svevo, Sigmund Freud, Thomas Stearns Eliot, James Joyce e la stessa Virginia Woolf.
Colette, Le ore lunghe – 1914 1917, Del Vecchio editore
Nel 1914 il marito di Colette, il barone Henry de Jouvenel des Ursins, parte per il fronte. Lei, al tempo redattrice per “Le Matin”, lo segue. Saint-Malo, Verdun, Parigi, l’Argonne, Roma. Nella corposa sezione Impressioni d’Italia, il genio di Colette offre un delizioso quadro di Venezia e pagine suggestive dal lago di Como. Composto tra il 1914 e il 1917, mai tradotto finora in italiano, “Le ore lunghe” è un reportage obliquo sulla Prima Guerra Mondiale. Mentre i quotidiani nazionali d’Europa si coprono di cronache di guerra, la scrittrice più stravagante di Francia si concentra sui giardini, sulle donne, sui colori, sul mare, sulle gonne, sulla vita. Il risultato è un resoconto delle lunghe, lente ore della guerra raccontato da chi sa filtrare il senso dell’attesa e della fantasia. Le ore che un ferito impiega a guarire, in cui una donna partorisce il figlio del nemico, ma anche ore in cui la sua Bel-Gazou assale i polli in un’aia, o le signore provano vestiti. Ore coraggiose nella bellezza, perché “la gioia è dappertutto, inevitabile”, e in tempi così bui, coglierla è un atto rivoluzionario.