Idem - Crisi endemiche

Creato il 25 giugno 2013 da Societydoesntexist
Durante il sussulto venuto fuori da un Paese contratto, nato dalla condanna del Cav. Berlusconi a 7 anni di reclusione e all'interdizione perpetua dai pubblici uffici, si dimette Josefa Idem dalla carica di Ministro per le pari opportunità, lo sport e le politiche giovanili (questa volta il silenzio viene dai cittadini, e non dai media). Il fatto se un portafoglio ministeriale come quello dello sport in un Paese come il nostro sia rilevante o meno, lasciamolo ad altra sede (il fatto se le ingenti somme di denaro che girano nel mondo sportivo obblighino all'istituzione di un Ministero indipendente, anche quello lasciamolo ad altra sede - e il fatto che le pari opportunità siano state, dal governo Letta, accorpate allo sport? Ne parliamo da un'altra parte). Interroghiamoci invece se sia lecito o meno soffermarsi troppo a lungo su tali dimissioni.Pare infatti che nel teatro italiano, da classe politica a cittadini, si sia preso conto dell'atto con amarezza, quasi

La Idem ha parlato di critiche che le sono state mosse, violente o meno. Lungi dall'articolo giustificare la violenza, seppur verbale, si ritiene che sia comprensibile, in un Paese esautorato su più fronti com'è il nostro. Dalla crisi dello Stato liberale fino al Governo Monti vi è una perpetuo sensazione di prostrato esautorato delle membra istituzionali del Paese. Con i partiti politici inchiodati nella perpetua esperienza prefascista di litigiosità, e una tradizione endemica di crisi ministeriali (1038 ministri nel sessantennio liberale), l'Italia fatica, arranca e ruzzola nel panorama europeo e mondiale. Queste dimissioni vengono su come un sospiro, trattenuto fin troppo tempo da un corpo contratto (quello della II Repubblica) sempre troppo permissivo, radicalmente corrotto a tal punto da permettere a una ministra di non comprendere la gravità dei propri atti e al vicepresidente vicario nazionale dell'Anci, Michele Emiliano, di twittare "può capitare a chiunque non abbia specifiche competenze fiscali. Ha chiesto scusa. Respingerei dimissioni". E, come assai più grave, pare che il Paese sia d'accordo con quest'ultimo.Eppure, se in una democrazia dalle tentate tendenze meritocratiche (troppi invocano quest'ultimo termine senza sapere cosa in realtà stiano chiedendo) due più due finisce per fare sempre e comunque quattro, allora un ministro evasore non dovrebbe trovare poltrona tra i vertici dello Stato. 




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