Uno dei commenti (privati) che ho ricevuto a proposito di Sovietpunk recita più o meno così: “Voi scrittori occidentali siete ossessionati dalla guerra! L'Unione Sovietica aveva in realtà un'utopia di pace, ed è sbagliato citarla solo in contesti come questo. Gli autori di fantapolitica occidentali sono tutti dei reazionari.”
Posso accettare ogni critica, ma queste mi danno fastidio perché portano il confronto su un piano che ho sempre evitato, ossia quello del “messaggio profondo”.
Generalmente non scrivo mai un racconto o un romanzo parteggiando per un'idea o proponendomi come il profeta di chissà quale salvifico messaggio. Il mio scopo è divertire, un fine che purtroppo sempre meno scrittori italiani si prefiggono. Questo per la mania dilagante di far politica sempre o comunque, di schierarsi pro o contro, sempre e comunque.
L'amico Elgraeco parla giustamente della strana necessità tutta italiana di identificarsi. In linea di massima questo meccanismo funziona anche in un'ottica più estesa. È per questo che da noi vanno così bene i film e libri che parlano di storielle semplici semplici. Il ventenne si vuole immedesimare con la crisi dei ventenni, il trentenne con quella dei trentenni, e via dicendo. Quindi fantascienza, horror e affini sono già handicappati in partenza. Chi può identificarsi con un licantropo, con un mostro di Frankenstein o con una strega friulana del '600?
Il brutto è che, anche quando questi generi trovano modo di emergere, spesso lo fanno con pacchiane, spudorate prese di posizione ideologiche. C'è una nota webzine italiana che anni fa partì parlando di horror e thriller, e che ora si occupa quasi esclusivamente di opere così comuniste che avrebbero stancato perfino Lev Trotsky. Ciò che infastidisce è che lo fa partendo quasi sempre dal presupposto della narrativa di genere: l'unica buona è quella filo-bolscevica. E spesso propone delle recensioni con tali forzature ideologiche che nemmeno l'autore stesso del romanzo sotto osservazione si è mai sognato di immaginare.
Ebbene qui non funziona così. Dove per “qui” significa il Blog sull'orlo del mondo, che è un po' webzine, un po' microeditore, un po' forum per gli appassionati di tutto ciò che tratto. Raramente scrivo con lo scopo di identificare i lettori nei personaggi dei miei racconti. Sbaglio? Può darsi.
In Prometeo e la guerra alcuni dei presunti “buoni” combattono per il Regno Unito a stampo protofascista, governato da sir Mosley. Dunque faccio retorica fascista? Certo che no. Chi ha discernimento lo capirà senza alcuno sforzo, così come capirà che, alla lunga, nemmeno il mio ucronico Impero Guglielmino è realmente “cattivo” come si potrebbe invece intendere dai POV di alcuni personaggi principali.
Pensate un po', nella medesima saga c'è perfino un Mussolini rivoluzionario "mazziniano", pronto a divenire eroe della seconda unità d'Italia. Questo è un altro grave indizio a mia carico? Molti critici, leggendomi, direbbero di sì. A questo punto, per tagliarla corta, posso solo dire che fortunatamente l'intelligenza dei lettori è spesso più brillante della spocchia intellettualoide dei critici.
PS: Per umana pietà taccio sul presunto "utopico pacifismo" dell'Unione Sovietica, entità politica che, a ogni modo, aveva una sua forte dignità e un senso identitario su cui ci sarebbe molto da dire. Ma definirla pacifista, suvvia...