Identificazione di una mostra: il 69 edizione del festival di Venezia lontano dagli schermi - 6 giornata
Creato il 04 settembre 2012 da Veripaccheri
Ieri notte nei
canali rai si poteva venire a conoscenza di un aneddoto tanto divertente quanto
indicativo sui misteri del cinema e della cinefilia. Protagonista indiretto Takeshi
Kitano in concorso con il
sequel di “Outrage”
variato nel titolo e nella storia quel tanto che basta per distinguerlo
dal primo. A raccontarlo
Piera Detassis,direttrice del festival di Roma prima dell’arrivo di
Marco
Muller e con analoghe funzioni della rivista Ciak. Interpellata dalla
televisione giapponese per parlare del cinema di Kitano la Detassis
raccontava di essersi preparata a lungo per essere all'altezza del
compito ma di essersi ritrovata alla fine a dover rispondere ad un unica
domanda: “Ma
qual è il motivo per cui in Italia amate così tanto Takeshi Kitano ?". Se non fosse vero l’accaduto avrebbe il
sapore di una boutade. Ed invece è quello che accade ancora oggi
nel paese del Sol levante dove il nostro non è mai riuscito a suscitare
grande interesse nonostante i premi e gli attestati di stima raccolti in
giro per il mondo. Il Kitano casalingo non è apprezzato dalla critica
ne dal
pubblico ed è per questo che ieri al lido è stato accolto con una
tenerezza che ha in parte ammorbidito la delusione nei confronti di un
film ed in
generale di una carriera che per la maggior parte degli addetti ai
lavori ha
esaurito la sua spinta propulsiva. D’altra parte in questa
sessantanovesima
edizione il regista giapponese si trova in buona compagnia per il numero
ristretto di artisti e di opere che hanno confermato le aspettative, in
un panorama generale che forse deve ancora esprimere il suo colpo di
coda. Tornando
ad “Outrage Beyond”
e
prendendo in prestito le parole pronunciate dal regista in sede di
conferenza
stampa il film è stato fatto perché il protagonista del primo film era
ancora
vivo e quindi potenzialmente spendibile per una replica da realizzare
con
quel mix di violenza ed umorismo a cui ormai il regista ci ha abituato.
Una risposta che non fa una piega ma che sembra più adatta per
scaltrezza ed opportunismo ad un cinema mordi e fuggi che a quello
solitamente selezionato da una mostra d'arte cinematografica.
Da un regista
all’altro ieri è stata anche il turno di Oliver Assayas, regista francese dal pedegree cinematografico militante per aver scritto
nei famosi Cahiers du cinema, essersi fidanzato con Maggie Chung la musa
di Wong War Kar Way, aver diretto film d’essai molto snob ed infine per aver
realizzato l’opera fluviale dedicata al terrorista degli anni 70 “Marcos”, indubbiamente una delle opere migliori
della scorsa annata. Il suo nuovo film “Apres mai”
manco a farlo apposta è ambientato nel
maggio 68, età prediletta dall’intellighenzia di sinistra e spazio
autobiografico dove il regista trascolora una giovinezza, la propria,
vissuta
all’ombra di chi credeva di poter cambiare il mondo. Una storia di
giovanissimi alla ricerca della propria identità interpretata da attori
non professionisti ad eccezione di Lola
Creton
appena vista in “Un
amore di gioventù”. Le notizie lodano la loro freschezza e la capacità
di sapere ricreare l'atmosfera dell'epoca mentre in generale sembra di
poter contare una prevalenza di giudizi positivi. Intanto con la mostra
che si avvicina al giro di boa si
iniziano a fare i primi bilanci sulla presenza del cinema italiano.
L’impressione
generale quando ancora manca il pezzo da novanta (Marco Belloccio con il
suo
“La bella addormentata” oggi in concorso)è quella di un’annata che ha
espresso il
meglio nel documentario, vera e propria terra di frontiera dove
nuove leve ed
autori già affermati si cimentano per soddisfare un bisogno di verità
difficilmente raggiungibile con il cinema di finzione. Oggi tocca ad
un gigante festivaliero come Kim Ki Duk con il suo “Pietà”
e tra gli altri, al piccolo di Leonardo di Costanzo che con “L’intervallo” ci riporta dalle parti di “Gomorra” con due
adolescenti come protagonisti.
Abbiamo parlato di:
Outrage Beyond
di Takeshi Kitano
con Takeshi Kitano
Apres mai (Fra 2012)
di Olivier Assayas
con Lola Creton
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