Un lettore non si chiede mai perché legge. Che abbia cominciato ad amare i libri da bambino o che sia arrivato ad apprezzare le loro storie in età adulta (cosa più rara), una volta contagiato dal virus della lettura non avrà bisogno di domandarsi che cosa lo spinge ad accumulare pagine su pagine. Leggere un libro è soddisfare una fame, un bisogno intimo che mette in connessione cuore e mente, una sorta di estasi, specie se si ha tra le mani un buon testo.
Avete mai provato a chiamare qualcuno che legge una storia avvincente? In genere risponde soltanto dopo vari tentativi, stupito dall’esistenza di un mondo al di fuori delle pagine che ha tra le mani e contrariato dal dovervi fare ritorno.
La lettura, come dicono gli scrittori che partecipano alla campagna a favore dei libri #LeggerePerché promossa da questo sito, è tante cose insieme: un modo per apprendere, crescere, viaggiare, mettersi nei panni degli altri, vivere vite che non ci si può permettere e anche, semplicemente, divertirsi.
Conosco un ragazzino di quindici anni che sta facendo impazzire i genitori con i suoi cattivi risultati scolastici, aggravati da alcune difficoltà di relazione con i compagni di classe. In cura da una psicologa che ha escluso ogni patologia, l’adolescente, indifferente e svogliato nei confronti del mondo, ha un unico interesse: leggere. Divora libri di ogni genere tanto che i genitori mi hanno domandato di indicare loro qualche testo di autoaiuto adatto al suo caso (ogni suggerimento dei lettori è benvenuto).
Leggere oggi non è più un privilegio di pochi eletti come lo è stato per molto tempo in passato. L’alfabetizzazione diffusa e le biblioteche pubbliche consentono a chiunque di accedere a ogni tipo di testo, quello che manca semmai, è una cultura del leggere che parta dall’infanzia.
Prima ancora di cominciare a capire il senso delle frasi i bambini dovrebbero poter familiarizzare con “l’oggetto libro”, toccandolo, disegnandoci sopra, facendolo diventare parte integrante del proprio universo come lo sono i vestiti che si indossano ogni giorno o lo spazzolino da denti. Così una persona diventa un lettore. In modo naturale, senza bisogno di chiedersi perché.
Un lettore si riconosce da mille comportamenti. Tiene un libro o un eReader sempre nella borsa per un viaggio anche breve o nel caso gli capiti di dover mangiare da solo, se entra in una casa sconosciuta difficilmente può fare a meno di dare un’occhiata alla libreria del padrone di casa; la notte non si addormenta se prima non ha letto almeno una pagina e quando legge un testo appassionante può fare l’alba senza chiudere occhio.
Un lettore ama far partecipi gli altri della bellezza delle sue scoperte letterarie e racconterà con entusiasmo ad amici e colleghi il libro che ha appena terminato.
Un lettore può avere mille manie nei confronti dei suoi libri. C’è chi non li presta, chi li marchia a vita con nome e data, chi li riempie di note a margine, chi li vuole immacolati. Insomma, l’universo di chi legge è vario quanto l’intera umanità, ma i libri, quando non contengono deliri e fanatismi (cosa che purtroppo è accaduta e temo accadrà ancora), sono strumenti di unione che abbattono barriere. Poche cose possono avere in comune un europeo e giapponese, ma se sono due lettori, Murakami o Saramago possono diventare un facile argomento di conversazione.
Per un lettore l’unico limite è la fantasia.