Gemona (Udine) – Identità migrante, la personale di Mustafa Sabbagh al Museo Civico di Palazzo Elti di Gemona (UD), è un intrigante viaggio nella passione per l’identità umana mascherata e svelata attraverso il corpo, nell’intreccio fra storia della pittura e fascinazione per il paesaggio.
Un viaggio in nero – il colore della Pietà, della Bellezza e della Luce – condotto attraverso oltre 30 opere fotografiche per lo più di grande formato, installazioni e video. Un percorso cadenzato da corpi immobili e statuari, da profondi respiri, in un sottile dialogo tra dolore, condanna e perdono.
Ammantate dalla Filosofia dell’identità assoluta – puntualizzata nel 1801 dal filosofo tedesco Friedrich Wilhelm Joseph von Schelling – le opere di Sabbagh contengono l’identificazione tra Spirito e Natura, oltrepassando la distinzione fra soggetto e oggetto.
È una nuova identità corporea quella proposta da Sabbagh, nella quale l’uomo, il paesaggio, l’abito e la maschera trattengono una speciale relazione che svela il misticismo di uno sfondo religioso magistralmente rappresentato nel toccante dialogo per immagini che s’instaura tra i due video, intitolati “Baciami Giuda” e “Cristo, Pietà”.
Il percorso espositivo dell’Identità migrante dell’artista – che scorre dal corpo umano, al paesaggio naturale, alle allegorie iconografiche tratte dalla storia della pittura – prende avvio dal concetto di maschera. Comunemente percepita come “schermo” che occulta e tra-veste, la maschera nelle opere di Sabbagh sottende il principio dello svelamento, una messa in scena dell’identità che, migrando, si fa corpo e anima.
Dalle maschere/oggetto, dai costumi e dai drappi che di primo acchito occultano il corpo, si passa alle maschere/epidermide, dove l’informalità della materia pittorica sottolinea il processo di tra-vestimento/svelamento. Che si tratti di tessuti o di colate di pigmento che accarezzano il corpo, è proprio quest’ultimo ad essere intimamente rivelato.
Il filo rosso dell’intrinseca relazione fra soggetto e oggetto, fra Spirito e Natura, si condensa poi in una figura emblematica: l’uomo statuario, la cui “maschera” è data dalla densa pittura nera, che si gira a guardare. Seguendo il percorso concettuale ed emozionale di questo sguardo, si approda alle figure che affondano nell’iconografia sacra e in quella comunione tra Uomo e Natura che – attraverso il concetto di “velo” inteso come “maschera che svela” – eleva il corpo ad anima mundi.
Mustafa Sabbagh – Identità migrante
A cura di Sabrina Zannier
Museo civico di Palazzo Elti – via Bini, 9 – Gemona (Ud)
Inaugurazione: sabato 29 novembre 2014, ore 18.00
Mostra: dal 30 novembre 2014 al 1 febbraio 2015
Tutti i giorni 10.00 – 12.30 e 14.30 – 18.00 / chiuso il lunedì
Mostra Personale nell’ambito della rassegna 2014:
Maravee Corpus. L’elogio del corpo come sistema sociale
Ideazione e direzione artistica: Sabrina Zannier
www.progettomaravee.com
Ingresso Libero