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IERI ACCADDE: Rosa Parks, un autobus, Stati Uniti e segregazione

Creato il 30 novembre 2011 da Sirinon @etpbooks

La cittadina era quella di Montgomery. Una città dello stato dell’Alabama nel sud degli Stati Uniti d’America. L’anno era il 1955 e, con esattezza, il 1° dicembre. Quel paese che sul concetto di libertà aveva sprecato fiumi d’inchiostro, ore ed ore di grandi dichiarazioni ed una Costituzione, viveva, ancora in quell’anno, in pieno clima di apartheid. Bianchi e neri erano cittadini con diritti diversi, in barba alla guerra Civile scatenatasi non più di cento anni prima ed a tutta un’altra serie di piccoli e grandi episodi sui quali è superfluo soffermarsi, basti questo.

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Ebbene, Rosa Parks, era cittadina di Montgomery ed era afroamericana . Così era stata definita la nuova razza nata dall’importazione di schiavi nella “land of freedom” sin dalla sua nascita. Schiavitù di fatto terminata nel 1865 alla fine della Guerra Civile e sostituita da quella molto più “civile” forma di segregazione che ancora oggi, porta ancora segni di presenza.

Rosa Parks, al ritorno dal lavoro (era rammendatrice presso una sartoria) quel 1° dicembre salì sull’autobus che era particolarmente affollato vista l’ora. L’unico posto libero era nella parte centrale, di fatto riservata alla popolazione sia bianca che nera da una specifica legge in vigore nella cittadina di Montgomery. Gli afroamericani o meglio, i negri, erano relegati nella parte posteriore dell’autobus. In particolare i posti a sedere negli autobus erano di tre categorie diverse: i primi 10 posti nella parte anteriore erano riservati ai “bianchi”, i 10 posti nella parte posteriore erano riservati ai “negri” ed i 16 posti nella parte centrale dell’automezzo erano di uso misto nel senso che persone di entrambe le razze potevano utilizzarli ma, se eventualmente i posti non fossero stati sufficienti per tutti, un negro aveva il dovere di lasciare il posto libero al cittadino di razza bianca.

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Orbene, allorché un cittadino bianco salì sull’autobus, non trovando posto, il conducente del mezzo ingiunse alla donna di alzarsi. Rosa oppose rifiuto e venne richiesto così l’intervento della Polizia che procedette all’arresto della stessa con l’accusa di aver violato le leggi sulla segregazione. Per amor di chiarezza va detto che tale situazione, proprio a Montgomery, era stata di spunto al crescere delle tensioni tra la popolazione proprio pochi mesi prima, ovvero il 2 marzo dello stesso anno quando quattro passeggere negre vennero fatte alzare per fare posto a cittadini bianchi rimasti in piedi. Due di loro obbedirono al conducente e due no, tanto che una di queste ultime, per aver protestato, reclamando i propri diritti, venne arrestata mentre il pubblico formatosi tutto intorno, ovviamente bianco, calorosamente applaudiva l’intervento della polizia contro cotanta impudenza. L’atteggiamento di Rosa Parks suonava pertanto come una sfida ulteriore ed una recrudescenza che doveva in tutti i modi essere trattata con rigore.
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Rosa venne tuttavia rilasciata per la garanzia rilasciata da Edgar Daniel Nixon, leader della riconosciuta associazione NAACP, ovvero la “National Association for the Advancement of Colored People”, nata per il riconoscimento dei diritti delle minoranze di colore, alla quale ella stessa apparteneva. La Parks fu comunque poi condannata in via breve al pagamento di 10 dollari di multa oltre le spese processuali.

Il fatto divenne la scintilla per lo scoppio di una forte e dilagante protesta. Avvisato degli avvenimenti anche un reverendo di Atlanta, un certo Martin Luther King, che di lì a breve avrebbe molto fatto parlare di sé, gli attivisti della NAACP si organizzarono ed iniziarono un memorabile boicottaggio delle linee di autobus. Per ben 382 giorni, fino al 21 dicembre 1956, nessuna persona di colore prese un autobus nella città di Montgomery, causando immensi disagi anche economici alla compagnia che gestiva i trasporti pubblici. Fu con questa prima pacifica rivolta che ebbe inizio negli Stati Uniti, la lunga marcia verso il riconoscimento dei diritti per la popolazione di colore, gli afroamericani. Durante quei 382 giorni la comunità bianca cercò in tutti i modi di far naufragare il boicottaggio ravvisando in esso il senso di un fronte compatto che iniziava ad impensierire le autorità.

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Luther King stesso che stava partecipando alla pacifica rivolta, nel mentre accompagnava con la propria auto altri cittadini di colore che cercavano un passaggio,venne fermato alla polizia e, con il pretesto di un eccesso di velocità, tratto in arresto, schedato ma poi, in virtù anche dell’enorme folla che si era raccolta davanti al carcere, rilasciato dopo che lui stesso ebbe firmato il proprio impegno alla cauzione. Il 30 dicembre successivo, addirittura membri del Ku Klux Klan lanciarono una bomba all’interno della sua casa.

Nel frattempo, se da una parte la popolazione di colore riusciva a spostarsi a piedi, o in bicicletta, o grazie alla solidarietà di amici e simpatizzanti, visto che i tassisti di colore non potevano abbassare più di tanto le proprie tariffe in virtù di una legge comunale che stabiliva un minimo obbligatorio, minimo che diventava oltremodo oneroso per i più, tutta la vicenda del boicottaggio - la cui fama aveva tra l’altro varcato i confini dell’Alabama -   venne sottoposta al vaglio dei vari gradi di giudizio.

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Il 13 febbraio 1956 il Gran Giurì della Contea di Montgomery rinviò a giudizio 100 degli organizzatori della protesta in virtù di un cavillo relativo ad una legge del 1921 sull’anti-boicottaggio. Il 22 marzo venne stabilita contro i processati una multa di 500 dollari o in alternativa 386 giorni di lavori forzati. Il 19 giugno 1956 la Corte Distrettuale degli Stati Uniti dichiarò che la segregazione operata sugli autobus era da considerarsi illegale in quanto contrastante con il XIV° emendamento della Costituzione, datato 1866!!! Infine, il 13 novembre 1956, la Corte Suprema degli Stati Uniti dichiarò fuorilegge la segregazione razziale sui mezzi pubblici.
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L’ordinanza divenne esecutiva a Montgomery il 20 dicembre del 1956 e la mattina dopo (382 giorni erano passati) Martin Luther King attese alle 5 e 55 del mattino il primo autobus sul quale salì insieme a Glenn Smiley, reverendo bianco, che si sedette accanto a lui durante il tragitto.

Era iniziata la lunga marcia della popolazione afroamericana verso il riconoscimento dei propri diritti. Sarà una marcia lunga, costellata di violenze, di mancati riconoscimenti e di quell’incredibile senso di contraddizione tra quanto essa significhi e l’immagine che questo paese ha e vuole dare di sé in tutto il mondo, nonostante da circa tre anni, proprio un afroamericano risieda al 1600 di Pennsylvania Avenue. Rosa Parks continuò a contribuire alla causa per il riconoscimento dei diritti civili nonostante venisse costretta a cambiare città e stato, trasferendosi a Detroit, incapace di ottenere un altro lavoro e divenendo anche oggetto di minacce di morte. Simbolo da tutti riconosciuto di questo torvo capitolo della storia statunitense, nel 1999 si vide attribuire la Medaglia d’oro dal Congresso. Si è spenta nel 2005.


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COMMENTI (1)

Da  Sirinon
Inviato il 11 dicembre a 16:24
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peccato che la storia spesso abbia la memoria corta