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Ignazio Visco, asino in storia

Creato il 09 dicembre 2011 da Albertocapece

Ignazio Visco, asino in storiaLa prima cazzata dei nuovi potenti era nell’aria, si agitava impaziente dietro le quinte ed è venuta fuori con il neo governatore di Bankitalia, Ignazio Visco il quale si è impancato in un’astrusa motivazione  dell’ossessione tedesca per il debito che ci sta portando al disastro. Anzi non astrusa, ma sbagliata e guarda caso molto conveniente per la filosofia del governo.

Visco dice che la Merkel è così tetragona perché i tedeschi associano al debito l’iperinflazione della Repubblica di Weimar e la conseguente presa di potere del nazismo, una vulgata molto popolare, ma anche una totale sciocchezza, perché la super inflazione del marco appartiene alla fine della prima guerra mondiale, quando Hitler muoveva i primi passi  in politica e praticamente durò dalla fine del ’22 al novembre del ’23 quando venne introdotto il Rentenmark. La perdita di valore della moneta in realtà non favorì affatto l’azione dei partiti estremisti sia di destra che di sinistra ed anzi rafforzò la socialdemocrazia che riuscì a salvare il Paese dalla giostra monetaria. Con una soluzione innovativa che di fatto è poi alla base del successivo e progressivo abbandono della parità aurea.

L’avvento del nazismo si realizzò dieci anni dopo, quando non c’era affatto inflazione, ma la crisi del ’29, lentamente trasferitasi in Europa, provocò una caduta dell’economia reale e fece milioni di disoccupati a partire dal 193o: questo sì che mise il vento in poppa ai nazisti. Strano che Visco da economista e da banchiere, da persona che traffica con la moneta, confonda in maniera così clamorosa gli eventi storici. O forse li vuole adattare alla situazione attuale in cui si bada molto alla stabilità monetaria e pochissimo all’occupazione.

Capisco che non si tratti di una gaffe così immediatamente ridicola come il Romolo e Remolo di Berlusconi o quel gogol sparato a tutta rete, ma è pur sempre una clamorosa cantonata “di sostanza” che getta più di un ombra sulla capacità di questi uomini della finanza di uscire dal tecnicismo e di avere uno sguardo più ampio.

E’ inquietante l’ incompetenza sui disastri del passato: ma si sa la storia non insegna nulla, sia a chi non la conosce, sia, soprattutto a chi la vorrebbe scrivere a suo uso e consumo.


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