Quando parliamo non abbiamo un preciso controllo della nostra immagine. Nelle operazioni manuali più o meno stiamo attenti a come manovriamo le dita che muovono lo strumento. Ebbene, parlando non abbiamo idea di come muoviamo le labbra o quali espressioni accompagnino l’emissione delle parole dalla bocca.Questa settimana a scuola è successo un episodio interessante. L’insegnante chiedeva ad un ragazzino di non esagerare con lo scherzo (interrompeva il maestro con battute in romanesco). Ernesto* è probabilmente il più intelligente in classe, oltre che ad essere fisicamente più vicino alla pubertà rispetto al resto dei compagni. Crea gruppo proprio per la sua immagine da ragazzo grande e che “la sa lunga”. Il maestro però cominciava a seccarsi. La conversazione non era all’interno di una lezione, ma al ritorno della palestra, uno di quei momenti in cui di discorre liberamente con i ragazzini dei fatti (più strani) della vita quotidiana.Il maestro ad un certo punto ha chiesto ad Ernesto di finirla con queste battute. Ernesto sorridendo diceva che scherzava. Riprendendo il discorso, il maestro nuovamente veniva interrotto da una battuta. “Adesso, basta!”. “Ma è uno scherzo!”, rispondeva il ragazzo. Da un lato, il maestro si accigliava e alzava il volume della voce. Dall’altro il ragazzino incalzava con la giustificazione dello scherzo e l’appoggio sorridente della maggioranza dei compagni.A parte la difficoltà di Ernesto a saper definire il confine tra sé e l’adulto, una difficoltà tutta nuova emersa quest’anno, ciò che mi incuriosiva erano le due situazioni emotive apparentemente così distanti. Uno che innalzava i livelli di rabbia, l’altro che sorrideva e scherzava (ma la battuta è una forma di provocazione, cioè un sofisticato comportamento agonistico). Le due condizioni erano senza dubbio complementari e si alimentavano a vicenda. Come se l’una non potesse fare a meno dell’altra. Il maestro chiedeva di piantarla e data la simpatia che spesso mostra verso Ernesto, sembrava suggerire: “Perché mi fai questo? Perché non ti fermi che stai mettendo a rischio l’immagine che ho di te?”. Il ragazzo sembrava rilanciare: “vediamo fino a che punto mi fai arrivare. Voglio capire se ti faccio simpatia anche se mi vedi così.”.
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