Non c’è nulla da fare: il jazz, al nord, non ama prendersi troppo sul serio, diventare pomposo. Il miglior pianista finlandese, e uno dei migliori pianisti europei in assoluto, riesce a scherzare con il pubblico come fosse tutto un grandissimo gioco, simultaneamente esprimendo un tale virtuosismo da lasciarlo ammutolito. Il suo primo importante tour in Italia è stato un grande successo, da ripetere, concluso a Roma tra molto entusiasmo, nonostante Rantala non sia affatto conosciuto qui quanto in Europa Centrale e del Nord, dove riempie gli auditorium.
Pur nella complessità delle sue esecuzioni, non perde mai un senso gioioso di espressione di sé, un entusiasmo fanciullesco che talvolta sfocia persino nella ricerca di un effetto comico, a cominciare dai suoi commenti a introduzione o conclusione dei brani. Ma nulla è fatto come captatio: Iiro al piano è un talento che non necessita altri appigli. E il suo virtuosismo non è comunque mai fine a se stesso, è semmai più una giocoleria complice. Il suo pianismo è riconoscibile da questo mood che lo pervade, ma anche dalla sua capacità di dare un peso di significato al “forte” e al “piano”, giocando anche con il volume del suono in modo espressivo e significativo.
Il repertorio della serata è molto variato, scelto dai sui ultimi tre lavori usciti per ACT: Lost Heroes (2011), My History of Jazz (2012) e Anyone with a Heart (2014), nei quali spazia dalla musica classica (Bach e Mascagni) al jazz dei primordi di Errol Garner, e Gershwin, per arrivare a uno dei suoi pezzi migliori in assoluto “Tears for Esbjörn”, dedicata a Svensson, spaziando anche nel pop.
Il concerto si apre con la sua rivisitazione della Kyrie Eleison Messa in Si minore di J. S. Bach, dove mentre la destra tiene la melodia, la sinistra gioca a improvvisare, mentre il secondo brano “Thinking of Misty” e dedicato a Garner, è una sua pura, splendida composizione.
Il terzo brano è una rivisitazione dell’“Aria della I Variazione Goldberg”, con una conclusione molto vicina al pianismo di Satie, dopo la quale spiega al pubblico la sua personale convinzione che Bach sia stato il primo jazzista della storia della musica [opinione pienamente condivisa dalla scrivente]. Velocissima, quasi volante, la successiva reinterpretazione di “Liza” di Gershwin, mentre per il quinto brano, “Freedom”, spiega di essersi ispirato al romanzo di Jonathan Frenzen. Rantala appoggia dei panni sulle corde delle ottave centrali in modo da dare al piano un suono quasi da oud, mentre quando sale su quelle più alte le note cadono come gocce di cristallo.
Il sesto pezzo è dedicato a John Lennon, per il quale suonerà il 5 ottobre un concerto in Germania. Forse il pezzo meno interessante del concerto, salvo una bella improvvisazione centrale. Difficile invece commentare la bellezza di “Tears for Esbjörn”, dedicata con evidente commozione al collega scomparso, la cui morte ha inciso un profondo solco sull’animo del finlandese.
Gli ultimi due brani prima del bis sono dedicati ai suoi figli, Bruno e Topi, ed esprimono a pennello il carattere di ciascuno: scanzonato e leggero il primo, con un groove delizioso, drammatico e vigoroso il secondo. Per il bis, un omaggio a Mascagni con “Intermezzo”, una rivisitazione dalla Cavalleria Rusticana, ma suonata con la dolcezza di Chopin.