A parte il fatto che prima dell'art. 29 di cui parla Giovanardi ci sono i principi fondamentali, che stanno dunque a fondamento anche degli articoli successivi, come l'art. 2 e l'art. 3, che parlano di diritti inviolabili e uguaglianza. E che, sempre prima dell'art. 29, c'è l'art. 21, sulla libertà di espressione. E che, infine, a ben vedere, l'art. 29 parla della famiglia e della sua tutela, ma non dice che cosa sia la famiglia (non dice "formata da un uomo e una donna", per dire), e non dice, comunque, che, tutelando la famiglia che ha in mente Giovanardi, allora altre forme di famiglia siano bandite o discriminate (art. 2, art. 3, art. 21, Giovanardi). E soprattutto, non avoca a sé una sorta di diritto d'autore sulla parola "famiglia" e sul plurale "famiglie", tanto che si debba pagare un po' di SIAE allo Stato, o addirittura a Giovanardi, per utilizzarla in altri contesti.
Parafrasando il dialogo di un film.
- E quella frase, "aperti a tutte le famiglie"?
- Siamo aperti a tutte le famiglie. Famiglie. Non c'era altro modo di dirlo. E tu non sei il proprietario dell'espressione "famiglie". A parte, quindi, il fatto che la Costituzione diventi, secondo questi figuri, una sorta di lista della spesa, di raccolta di desiderata di una parte politica, da cui le strambe ipotesi di modifica (la più preoccupante, oltre che inutile, è quella dell'art. 41: se vuoi indebolire il riferimento ai "fini sociali" che deve avere lo sviluppo economico, a parte lo sprezzo del ridicolo nel pensare che basti questo a farci crescere al 3-4% di PIL, vuol dire che hai un'idea allarmante dell'economia).
A parte la disgustosa ambizione che sta dietro a tutto questo, cioé scambiare l'appoggio delle gerarchie cattoliche ad un governo amorale con l'adesione vuota ma roboante alla tutela della "famiglia", oltreché con una legge liberticida sul testamento biologico. A parte che ci sono, absit iniuria verbis, membri del Pd come Merlo che vanno dietro a Giovanardi (del resto, con un segretario così incerto sui diritti civili).
A parte il fatto che la famiglia dovrebbe essere, semplicemente, una comunità di affetti [link: post del novembre 2010. Mattia profetico e/o Giovanardi eterno ritorno dell'uguale], ma ammetterlo sarebbe troppo rivoluzionario, perché spariglierebbe le carte delle definizioni nette, delle esclusioni inapellabili, e costringerebbe ad occuparsi davvero delle famiglie comunque esse siano formate, dei loro bisogni, delle loro necessità, facendo una politica delle famiglie che noi, al di là delle parole, non abbiamo. E noi non abbiamo mai imparato a sparigliare.
A parte che, comunque, lo deve decidere Giovanardi che cos'è una famiglia? Lo deve decidere il governo del bunga bunga?A parte infine il fatto che questa penosa vicenda dimostra che siamo un paese arretrato, o quantomeno un paese con una classe dirigente arretrata, e quindi basta, partiamo per un altro viaggio e lasciamoli a casa.
A parte tutto questo. A me pare che la risposta migliore ai Giovanardi di tutta Italia sia quella che ha dato la stessa Ikea: il nostro è realismo. Per cui ripeto qui quel che ho scritto su Fb: spesso in politica realismo significa compromesso al ribasso, scorciatoie, affari sporchi. Realismo per me è essere fedeli, amare, rispettare, tutelare la realtà. Ecco siccome rispetto la realtà, la mia come quella di chiunque altro, ho un'ikea di famiglia. Per una settimana, la mia immagine di profilo sarà questa qui sotto. Idea smontabile e rimontabile altrove. Come i mobili Ikea.