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Ikiteru mono wa inai no ka (生きてるものはいないのか, No One Alive Here?)

Creato il 17 aprile 2012 da Makoto @makotoster

Ikiteru mono wa inai no ka (生きてるものはいないのか, No One Alive Here?)Ikiteru mono wa inai no ka (生きてるものはいないのか, No One Alive Here?). Regia: Ishii Gakuryū.Sceneggiatura e soggetto: Maeda Shirō.Fotografia: Matsumoto Yoshiyuki. Montaggio: Ishii Gakuryū, Takeda Takahiko. Scenografia: IsomiToshihiro. Musiche originali: Ishii Haru. Interpreti: Aoki Eri, Sometani Shōta, Kōta Fudauchi, Hasebe Keisuke, HasomeTetsuya, Ikenaga Ami, Murakami Jun, Sugiura Chizuko. Produttori: Hashimoto Eiji, Ishii Gakuryū, Kanenobu Hiroaki, Ōsaki Hironobu. Durata: 113'. Uscita nelle sale giapponesi: 18 febbraio 2012.Link:  Sito ufficiale - Nicholas Vroman (a page of madness)
Punteggio: senza punteggio
Avvertenza: la seguente recensione contiene spoiler.Basato su una pièce teatrale di Maeda Shirō, il film ci racconta la vicenda diun'universitàdove misteriosamente e uno dopo l'altro gli studenti, e tutti coloro che sitrovano nel campus, cominciano a morire improvvisamente. Sembra avverarsi laleggenda che circola segretamenteda anni fra gli studenti secondo la quale nei sotterranei dell'università vengono condotti esperimenti per larealizzazione di armi biologiche. Le morti assurde ed inspiegabili sisusseguono fino all'apocalittico finale. Era un ritorno molto atteso quello di Ishii alla regia,dopo un'assenza di dieci anni, uno iato che ha portato il leggendario autoregiapponese ad un cambiamento del proprio nome d'arte diventato da Ishii Sōgo a Ishii Gakuryū.  Il risultato di tante aspettative però non è stato fra i più soddisfacenti. A sentire i varicommenti di chi conosce bene l'ambiente teatrale giapponese, mettere in film,su digitale per essere piùprecisi, il lavoro di Maeda non sarebbe stato facile per nessuno. Nella primamezzora ci viene presentata la vitaextra scolastica dell'università,gli studenti che si incontrano nel parco e che chiacchierano del più e del meno, altri alle prese conproblemi d'amore e poi una serie di personaggi esterni, un fratello che viene acercare la sorella (che poi non si rivelerà tale) all'ospedale dell'ateneo, duestrambi personaggi simil-barboni, una sorta di gatto e volpe in salsagiapponese. Insomma la prima parte del film rende abbastanza bene, purnell'assenza di sviluppi narrativi e nella monotonia delle conversazioni, anziproprio grazie a queste, l'atmosfera universitaria nipponica ed in più carica l'attesa per il seguito.Quando le prime persone cominciano misteriosamente ad accasciarsi al suolo ea morire il film entra, o dovrebbe entrare, nella fase più importante. L'atmosfera e la caratterizzazione dei personaggi diventaperò marcatamente assurda, quasi parodica, elemento che era già nascosto e presente nella primaparte. Il problema èche l'assurditàdelle scene e dei protagonisti alle prese con un'altrettanto inspiegabilesituazione di morte non viene portata ai limiti estremi, sia tematicamente chestilisticamente, si resta cioèad una mezza strada del tutto memorabile. Manca cioè, per fare un esempio concreto, iltocco surreale che troviamo in Survive Style 5+ o nei film del quasi omonimo Ishii Katsuhito(ci riferiamo qui specialmente a The Taste of Tea e Shark Skin Man and PeachHip Girl), non osando fare paragoni con Oguri Kōhei. Questo è anche dovuto al fatto che l'elementovisuale in sérisulta, non ci stancheremo mai di ripetere questo mantra digitale, piuttostopovero e sciapo, e non viene certo aiutato dalla scenografia (curata dal purottimo Isomi Toshihiro, giàcollaboratore di Kore'eda) e dalla messa in scena. Così come Ishii poteva osaredi piùnella caratterizzazione parodistica o assurda che sia, dei personaggi, lostesso avrebbe potuto fare forzando un po' di più a livello di stile, filtricromatici, angolature oppure adottando una grammatica cinematografica più severa (viene in mente così su due piedi, la rigorosa assenza dimovimenti di camera in Synchronicity di Ichio Naoki). Il film ha un guizzo digenialità,che fa rammaricare ancor di piùperchèci fa capire come avrebbe potuto essere, solo negli ultimi dieci minuti quandooramai sono quasi tutti morti e il bravo Sometani Shōta (già protagonista di Himizu), nella partedi un commesso, segue una paziente dell'ospedale fino ad una collina doveincontreranno Sugiura Chizuko (giàottima attrice in Record Future) che interpreta una madre disperata che haappena trovato suo figlio morto. Qui, con i colori del cielo che assumono unatonalitàbronzea, gli aerei che cominciano a cadere all'orizzonte ed i fuochi che sivedono in lontananza, tutto comincia a precipitare verso la sua fine, anchegrazie al riff potentissimo e assordante di una chitarra che in un crescendoaccompagna tutta l'ultima scena quando l'inquadratura del commesso e della suafaccia senza speranza ma senza traccia di alcuna tragicità esplode nel nero dello schermo edella scritta "ikiteiru mono wa inai no ka", Non c'è più niente di vivo?, con cui si concludeil film. Ikiteru mono inai no ka sarebbe una buona opera prima perun giovane cineasta che si presenta al mondo del cinema, forse è proprio così visto che è il primo lavoro firmato Ishii Gakuryū. Per chi aveva basato le proprie aspettative sul nome (originario) del regista, resta comunque una certainsoddisfazione dopo la visione. [Matteo Boscarol]

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