Ieri le forze del caos e la guerriglia si sono impossessate di Istanbul, provocando feriti e disagi immani a residenti e turisti. Causa scatenante degli scontri con la polizia, la volontà di alcuni sindacati e partiti di opposizione di manifestare oceanicamente a piazza Taksim, nel cuore europeo della città: nonostante il divieto da parte delle autorità di pubblica sicurezza, a causa dei lavori in corso che interessano l'area (stanno scavando dei tunnel stradali). Ricordo che dopo i tragici eventi del 1977 (37 morti a causa di provocazioni armate da parte di non si è mai saputo chi e della calca conseguente), la piazza è stata aperta solo a manifestazioni simboliche fino al 2010: ed è stato proprio l'attuale governo ad autorizzare nuovamente la tradizione dei grandi numeri. La controposta è stata: manifestazione simbolica, che ieri effettivamente c'è stata (un piccolo gruppo di rappresentanti dei sindacati ha deposto dei fiori per i caduti del 1977), e altre manifestazioni in alte zone della città: come quella del partito comunista Tkp a Kadıköy. E invece no: c'è chi ha voluto forzare la mano a tutti i costi, costringendo le forze dell'ordine alle maniere forti. E' stata poi criticata la decisione di bloccare tutti i collegamenti del trasporto pubblico (le cui conseguenze disastrose sono state vissute sulla propria pelle dai turisti, che hanno perso aerei ed escursioni): ma almeno in questo modo - decimando preventivamente la consistenza dei gruppuscoli di manifestanti - il tasso di violenza esercitato è stato tenuto tutto sommato sotto controllo.
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