Il 2010, mese dopo mese

Da Mapo
01/01/11
E' il primo giorno dell'anno (ad essere onesti è il terzo, ma smaltire i postumi dei festeggiamenti richiede un certo lasso di tempo in cui scrivere qui non è una priorità). In ogni caso, giorno più, giorno meno, sembra proprio che sia tempo di bilanci.Lo penso io, che varie volte mi trovo a scrivere la stessa frase in circostanze diverse su queste pagine, lo scrivono altri blog che tirano le somme e trovano modo di fare propositi, lo si sente nei discorsi degli amici che provano a chiedersi che cosa vogliono ricordare di questi ultimi 12 mesi e che cosa, invece, vogliono proprio cancellare dalla memoria.Ho provato, per ogni mese, a cercare una fotografia e buttare giù due righe. E' passato poco tempo, ma già i contorni delle 52 settimane che abbiamo appena lasciato alle spalle, si fanno via via più sfocati. Non so se si tratti davvero degli eventi più importanti di questo 2010, ma è forse il modo in cui lo ricorderò, tra qualche anno, rileggendo questa pagina di Selinunte. E mentre provo ad accettare il dato di fatto che ci siano in giro bambini delle elementari classe 2000, colgo l'occasione per fare a tutti un augurio di un 2011 pieno di belle fotografie.

Gennaio: ultimo mese di tirocinio prima dell'esame di stato e, in sostanza, ultimo mese da studente vero. Ce ne sarebbe da scrivere un libro, ma l'avvenimento del mese è un altro. Il 22 gennaio nasce la piccola Sveva, nipotina di Cinzia e, quindi, un po' anche mia. Mi trovo a Salisburgo con 3 amici impegnato in un coraggioso e bellissimo viaggio in macchina Amsterdam-Milano, toccando 8 stati diversi (tra cui il sorprendente Liechtestein), il tutto in circa 3 giorni. Siamo a tavola in un ristorante quando arriva l'SMS. E' nata! Si alzano i calici: benvenuta!

Febbraio: mentre continua il grande freddo e il cielo si affolla di nubi tanto da farci dimenticare il colore del cielo, divento medico per davvero. Per quanto non sia un vero e proprio scoglio ma sia anzi sempre più simile ad un mero pretesto per riscuotere l'ennesima tassa, l'esame di stato rappresenta un po' una pietra miliare. Da quel giorno sono un dottore, più o meno una di quelle cose che dovrei aver sognato tutta la vita. Finisce il tempo dei balocchi e dell'università e comincia un nuovo mondo fatto di stipendi a fine mese e responsabilità! Quel giorno, mi ricordo, non mi sentivo per niente diverso. A guardarla ora, quella svolta mi appare in tutta la sua portata! E, anche per dare maggiore significato alla fine di un'era, mi sposto a Milano, a convivere per giunta. E mentre ricontrollo il blog, un po' stupito dal non trovarci un post che lo racconti, penso a come, d'ora in poi, la mia vita di tutti i giorni si svolge sotto lo sguardo sapiente della Madonnina

Marzo: si parlava di lavoro. Questo è il mese in cui, dopo un paio di settimane di rodaggio, comincio con le prove tecniche del "guadagnarsi da vivere" al Monzino, il Centro Cardiologico di Milano. Ricordo lo stupore dei primi giorni, quando tutto mi sembrava nuovo e bellissimo, neanche fossi un bimbo al luna park. Uno dei dettagli che mi aveva colpito di più era questo piccolo scaffale personale con tanto di nome scritto sopra e, appoggiata, la mia divisa pulita, in ordine, da indossare ogni mattina. 

Aprile: esce il bando per il concorso di specializzazione. E' un mese un po' terribile, fatto di giri mattutini in reparto e intere serate regalate a quiz da imparare a memoria, come un pappagallo, per fare al meglio la prima delle 2 prove. E' umiliante, ma in fin dei conti è la strada che devo percorrere per diventare ciò che vorrei essere. Mi presto, ed ecco che ogni minuto di tempo libero viene assorbito da queste fotocopie alienanti che, a onor del vero, sono ancora sparse qua e là per casa. L'esame va bene, o almeno è quello che credo per il successivo mese, nella trepidante e lunga attesa del risultato.

Maggio: il giorno del mio compleanno (tempismo perfetto!) vengono pubblicate le graduatorie d'accesso alla scuola di specializzazione in cardiologia dell'Università di Milano. Con un po' di stupore, ma forse neanche così tanto, mi ritrovo quindicesimo, ben oltre quel limite di 10 posti che vengono assegnati ad altri candidati. E' il mese in cui molti dei miei compagni di studi bresciani, più "fortunati" di me, entrano definitivamente nel mondo del lavoro. E io me ne sto qui, nella grigia Milano, tra una mostra di Kubrick e una serata sui Navigli, a chiedermi se ho fatto bene a cambiare tutto.

Giugno: "Fortuna che non sono entrato in specialità" è il titolo di un album fotografico che, insieme ad un amico che ha condiviso con me la stessa sventura, avremmo voluto pubblicare. Ci avremmo messo dentro foto di viaggi, concerti, eventi e qualsiasi altro momento indimenticabile che, pensavamo, ci sarebbe toccato in questo anno di pausa. Alla fine questi momenti ci sono stati, ma non poi così tanti. Di sicuro questo avrebbe potuto essere nella lista: un weekend a Berlino. Breve ma bellissimo. Salutare la bella stagione con l'aria nuova di questa moderna capitale europea è davvero quello che mi ci voleva.


Luglio: un mese di montagne. Quest'estate, forse per la prima volta, ho cominciato ad andare in montagna un po' più spesso, anche solo per brevi toccate e fughe. E' una cosa che volevo fare da tempo e, grazie a una validissima, eterogenea e nutrita schiera di amici apprendisti montanari, eccomi sulle vette orobiche. Qui la divertente ed emozionante salita al passo Venerocolo, giusto in fronte allo splendido scenario dell'Adamello. Ci si alza presto, si fa fatica e il giorno dopo i polpacci fanno male come se li avessero presi a calci, ma la mente ringrazia di tanta tranquillità!

Agosto: estate, tempo di viaggi. Quest'anno abbiamo scelto come meta i balcani. Anzi, ad essere onesti, proprio l'Albania, la cenerentola dell'est Europa. Una vacanza on the road davvero memorabile, tra campeggi disumani, bagni in fiumi gelidi al confine con il Kosovo, gite in montagna, notti in alberghi ad ore e un po' di mare verso la fine. Abbiamo passato i mesi successivi a rispondere "in vacanza" a tutti quelli che ci chiedevano il perchè, ma ne è valsa la pena!

Settembre: in maniera un po' rocambolesca comincia la mia avventura a quattrocchi. Anche se li ho fatti fare a luglio, inizio con regolarità a mettere gli occhiali. All'inizio è un po' difficile abituarsi a quella faccia quasi sconosciuta allo specchio. Vago tra la folla guardando in faccia e accorgendomi che no, quelli che indosso non sono occhiali da sole e non vanno tolti quando si entra in un ambiente chiuso. Poi ci faccio l'abitudine e, a quanto pare, lo fanno anche gli altri. Qualche giorno fa mi sono sentito chiedere: "sicuro che non li portassi già da prima gli occhiali?"

Ottobre: l'estate è quasi solo un ricordo e il paesaggio si tinge sempre più di grigio. Il pensiero di avere una casa specchio di questo universo monocromatico è asfissiante. Ecco che con Cinzia decidiamo di dare un tocco di colore all'appartamento. Ora la parete in fronte a quella dell'entrata è di un verdino quasi fosforescente. E' un pochettino sbavata in alcuni punti, ma mette di buonumore anche quando fuori piove a dirotto.

Novembre: in casa, da questo mese, c'è un'ospite in più. Si chiama Brita ed è una di quelle brocche che filtrano l'acqua. Se avete la pazienza di scorrere indietro le pagine del blog, troverete un post in cui si fornisce più di un motivo per averla su ogni tavola che si rispetti. Penserete che è un evento da poco. Forse, ma si sa che novembre è sempre un mese un po' piatto e poi, se ci pensate bene, siamo anche quello che beviamo. O no?

Dicembre: in altre parole, settimana scorsa. La distanza temporale per capire cosa è stato davvero importante nell'ultimo mese, forse, non c'è ancora. Certo, c'è stata la solita e ormai immancabile gita sugli sci a Sant'Ambrogio. C'è stato il Natale, ma quello, per ora, c'è tutti gli anni. C'è stato, qualche giorno fa, un esilarante capodanno in rifugio, a toccare di nuovo la neve che non ha imbiancato con tempismo la pianura. Ci sono state tante cene, tanti regali, qualche soldo in beneficienza, un paio di mostre, vecchi amici che non vedevo da un po'. Un sacco di cose, belle perlopiù. Il tutto sotto le luci al LED di una Milano francamente bellissima.


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