Il mercato delle terre rare (REE - Rare Earth Elements) durante il 2013 ha manifestato un segnale che sembrano predire la fine del monopolio cinese: il Pentagono è riuscito a ridurre la propria dipendenza dalla Cina per le terre rare utilizzate nei sistemi di guida missilistici.
La Cina produce circa il 95% di questi metalli, utilizzati in applicazioni ad alta tecnologia quali le tecnologie verdi e gli smartphone ("Terre rare: le strategie dell’occidente contro il monopolio cinese"). L’allentamento di questa dipendenza diminuisce il rischio che le forniture per i produttori dell’apparato militare degli Stati Uniti possano essere interrotte.
Secondo il Pentagono, la catena delle forniture di terre rare sta avviandosi verso cambiamenti positivi e, in aggiunta, i prezzi della maggior parte degli ossidi di terre rare sono diminuiti di circa il 60% dai massimi raggiunti nell'estate del 2011.
Sono anche aumentate le forniture di terre rare al di fuori della Cina, infatti aziende occidentali come Molycorp e Lynas hanno aumentato la loro produzione. Inoltre chi ha potuto a sostituito le terre rare con altri materiali.
Molycorp e Lynas sono già in grado di avere un’influenza sul prezzo di mercato, poiché producono circa 7.000 tonnellate all'anno, una quota significativa rispetto alla produzione attuale cinese che si aggira a più di 20.000 tonnellate.
In particolare per i magneti, uno dei principali mercati di sbocco per i metalli delle terre rare, mentre la Cina rimane la fonte primaria, una joint-venture statunitense-giapponese ha sviluppato una nuova tecnologia per la produzione di questi magneti e sta costruendo un impianto in Giappone.
Anche la Russia ha annunciato nel corso del 2013 che avrebbe investito un miliardo di dollari per la produzione di terre rare nel tentativo di ridurre la sua dipendenza dalla Cina.
La dipendenza dei paesi occidentali dalla Cina per quanto riguarda la fornitura di terre rare è ancora rilevante e la criticità per le industrie e le produzioni strategiche è ancora elevata. Ma non c’è dubbio che il monopolio cinese stia mostrando alcune crepe che potrebbero allargarsi nel corso dei prossimi anni.
Per quanto riguarda i prezzi per i prossimi mesi, molti esperti prevedono un aumento. Innanzitutto, la fine della recessione, che dura ormai da almeno due anni, dovrebbe rinvigorire la domanda che, con scorte in diminuzione e partendo da prezzi molto bassi, non dovrebbe farsi attendere a lungo.
Inoltre, la politica intrapresa dal governo cinese per reprimere le miniere illegali e il contrabbando di terre, mostrerà i primi effetti sul mercato spingendo i prezzi verso l’alto.
Una prova generale di quello che potrebbe essere il copione del 2014, lo si è visto durante il mese di luglio dello scorso anno, quando il giro di vite del governo cinese ha portato alla chiusura di molte miniere nella provincia di Ganzau. Allora in soli cinque giorni le quotazioni azionarie delle aziende americane quotate in borsa, attive nel settore delle terre rare, salirono di quasi il 5%.
Certamente, questo settore ha abituato gli investitori a repentini cambi di direzione e bruschi cambiamenti. Vedremo nel nuovo anno quali altre sorprese attendono il mercato delle terre rare.
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