Cosa ci riserverà "Uno su mille"?È un rotocalco sportivo, che non prevede la figura del conduttore in studio. Io sarò in giro per interviste, reportage e inchieste. Ci avvarremo di ampi servizi e documentari.
Quella di esordio sarà una puntata speciale?Sarà diversa dalle altre perché la dedicheremo ai sessant'anni della Rai. A raccontare il grande sport di questi anni avremo un personaggio autorevole come Sergio Zavoli, tra filmati e ricordi.
E per le puntate successive c'è già una scaletta?In quella del 28 gennaio è previsto un lungo reportage di Donatella Scarnati da Sydney, in compagnia di Alex Del Piero. Poi tanti servizi, ma conserveremo sempre una "pillola" di una decina di minuti per parlare degli ultimi sessant'anni di sport in Rai. Proporremo sicuramente il match di pugilato tra Nino Benvenuti ed Emile Griffith, che nel Sessantotto vide trionfare al Madison Square Garden di New York il nostro Benvenuti. Non mancheranno finestre dedicate al sociale: faremo conoscere tante strutture dove lo sport serve a riabilitare le persone che vivono in situazioni difficili. Una tappa è prevista al carcere di Nisida.
Punterete quindi i riflettori sul connubio sport-sociale?Lo sport è un tassello imprescindibile della nostra società. Andremo alla scoperta delle nuove discipline sportive e faremo attenzione a quelle realtà in cui lo sport aiuta le persone disabili. Parleremo delle tante iniziative meno conosciute, che però hanno un'importante valenza educativa: pochi sanno che esistono i Mondiali antirazzismo...
Come mai negli stadi i fenomeni di razzismo sono all'ordine del giorno?Nascono dall'ignoranza e la scuola come la televisione hanno entrambe l'obbligo di educare. A volte, in tv assistiamo a dibattiti dai toni troppo urlati, astiosi, e questo non deve accadere. Lo sport è aggregazione, è solidarietà, a prescindere dalla "divisa". I giovani che si avvicinano allo sport devono vivere questa esperienza come disciplina, anche se capita che il cattivo esempio viene proprio dai genitori, che quando assistono alle partite dei loro ragazzi non risparmiano insulti agli avversari. Non è tollerabile.
Sarà perché spesso i genitori nutrono aspettative troppo ambiziose nei confronti dei figli?Purtroppo è vero. Non considerano che lo sport va praticato per stare bene, non per diventare campioni: lo diventa forse l'uno su mille, se vogliamo fare riferimento al titolo del nostro programma.
Quanto è importante per la salute la pratica sportiva?È fondamentale. Aiuta a mantenersi in forma e in buona salute. Non a caso, all'interno della trasmissione abbiamo inserito lo spazio "Star bene", dove interverranno esperti del benessere, come quelli della Fondazione Veronesi, allenatori e preparatori atletici. Lo sport è vita: l'attività sportiva e la corretta alimentazione stanno alla base della nostra salute.
Intervista di Marina Cocozzaper "Radiocorriere Tv"