Fondamentalmente il 25 aprile è una di quelle date scelte a posteriori e convenzionalmente, esattamente nel 1949, per imprimere nella memoria degli italiani un avvenimento storico. Quel giorno furono liberate da parte dei partigiani Milano e Torino facendo ritirare i militari tedeschi e della repubblica di Salò, mentre la guerra continuò ancora per qualche giorno. Queste le parole dell’annuncio alla radio “Milano Libera” di Sandro Pertini, allora partigiano e membro del Comitato di Liberazione Nazionale, “Cittadini, lavoratori! Sciopero generale contro l’occupazione tedesca, contro la guerra fascista, per la salvezza delle nostre terre, delle nostre case, delle nostre officine. Come a Genova e Torino, ponete i tedeschi di fronte al dilemma: arrendersi o perire.”
Vennero occupate le fabbriche e stampati volantini di vittoria, mentre i partigiani fiaccavano le ultime resistenze tedesche e Benito Mussolini scappava a Como.
Ma chi furono gli attori della liberazione?
Primo tra tutti il CLN (Comitato di Liberazione Nazionale) che fondato nel 1943 che raccoglieva al suo interno la rappresentanza antifascista con il Partito Comunista, il Partito Socialista di Unità Proletaria, il Partito d’Azione, la Democrazia Cristiana, la Democrazia del Lavoro e il Partito Liberale. Nacque come risposta al governo monarchico che non riusciva a difendere la sovranità territoriale dello Stato, l’incolumità dei suoi cittadini e per impedire la restaurazione del Fascismo. Il CNL rappresenta la mente politica e organizzativa della Resistenza, mentre il braccio è rappresentato dal Corpo Volontario della Libertà. È la prima struttura di coordinamento delle forze partigiane che elabora la linea politico-militare per resistere alle forze nazifasciste. Per la complessità della situazione dell’Italia occupata questo organismo non riuscì ad adempiere pienamente ai propri compiti ma rimase per molto tempo il gruppo di partigiani di riferimento.
Il CVL raccoglie al suo interno anche le Brigate Partigiane, gruppi di ribelli, disertori, prigionieri politici liberati e semplici ragazzi che stanchi di sottostare al comando fascista si danno alla macchia e formano questi gruppo di ribelli. Saranno fondamentali nella resistenza per l’esperienza nelle armi di molti di loro. L’organizzazione della Resistenza si sviluppò tuttavia in modo frammentario e complesso per le condizioni di segretezza, clandestinità, difficoltà nei collegamenti, scarsità di mezzi e per la forza nazifascista. Molti centri politici e organizzativi vennero scoperti con conseguenti catture e torture dei membri da parte dei nazifascisti. Queste difficoltà non piegarono il movimento che si consolidò e si sparpagliò regione per regione sotto lo stesso grido di liberazione. Importante fu anche l’apporto alla resistenza delle donne partigiane, le stime ufficiali ne contano 35mila. Di ogni età, dai 17 ai 70 anni, furono impegnate come staffette, combattenti armate o aiutanti degli uomini nelle battaglie.
La liberazione è fatta di storie come quella di Maria, di altre donne e uomini che hanno combattuto per liberare il proprio Paese in cui fortemente credevano.
Dovremmo imparare da questa ricorrenza a lottare per la nostra Italia che oggi martoriata dalla crisi, ha ancora bisogno di essere liberata. Per farlo bisogna credere nelle potenzialità di ciascun individuo e nella potenzialità culturale ed economica che il nostro Paese malgrado tutto ha.