Mi è capitata sotto gli occhi, qui sui FB, una nota a firma di Gino Strada sulla presenza di ordigni nucleari statunitensi (circa 80) sul suolo italiano. Strada indicava, tra le altre cose, l’acquisto degli F-35 come imprescindibile, nei progetti americani e italiani, proprio perché subordinati al trasporto delle bombe atomiche. Quella indicata dal medico di Sesto San Giovanni, prende il nome di “Nuclear sharing” o “Condivisione nucleare”; l’Italia dispone, secondo questo protocollo, di armi nucleari statunitensi a “doppia chiave”, utilizzabili, quindi, solo con il nostro consenso. Ma anche con quello di Washington. Italiane ma non italiane, insomma. Il “Nuclear sharing” comprende anche la Germania, la Turchia e i Paesi Bassi. Al principio degli anni ’80 del secolo scorso, Italia e Francia avevano ipotizzato la creazione di una “Force de frappe” (forza di dissuasione nucleare) congiunta, così da dare vita ad un asse italo-francese in grado di controbilanciare il potere anglo-americano sul “fianco sud” (il Mediterraneo) e , più in generale, in Europa. Una simile strategia avrebbe riattivato quella linea di collaborazione tra Roma e Parigi, già abbozzata da Mussolini e Laval, e poi scelleratamente abbandonata con gli esiti che la storia ci ha consegnato. Il nostro Paese, però, all’ultimo istante si tirò indietro, così come anni prima si era tirato indietro dal progetto del sottomarino a propulsione nucleare “Marconi”. La deterrenza nucleare esclusiva avrebbe consentito all’Italia la riconquista della sovranità nazionale sugli americani e la realizzazione, come detto, di un’alleanza militare, economica, politica e culturale in funzione non solo anti-anglo americana, ma anche anti-tedesca. Purtroppo, prima ancora del giogo yaltiano e dell’infausto Trattato del 1947, pesarono fattori di natura storica e culturale; l’Italia non dispone di una cultura unitaria forte e condivisa, ed era allora (in parte anche adesso) dominata da due forze, cattolici e comunisti, che mai hanno avvertito il senso di patria, il campanello dell’interesse comune. I primi, i cattolici, perché Universalisti e ancora condizionati dallo “strappo” di Porta Pia. I secondi, i comunisti, perché internazionalisti. L’ipotesi di una deterrenza atomica e di un recupero identitario può far storcere i nasi più “spinoziani”, ma ricordiamocene quando sbraitiamo per casi come il CERMIS, Amanda Knox, Chico Forti, ecc. O quando i nostri governi vengono obbligati a mandare le truppe ad ogni latitudine per tutelare gli interessi della UNOCAL.
Magazine Opinioni
Il 25 aprile si festeggia il passaggio da una colonizzazione all’altra
Creato il 23 aprile 2013 da Catreporter79Possono interessarti anche questi articoli :
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