Il mare che si allontana, scintillante nella calura. La fiumara da risalire, gonfia di pietre luminose, i ruderi dei mulini, il bosco di lecci chiazzato del giallo delle ginestre e infine lo scroscio sempre più intenso: è così che Francesco e i suoi amici scoprono un'oasi di pace presso la cascata refrigerante del Giglietto, sopra il paese di Spillace, in Calabria. Il luglio è afoso, e i bagni nel laghetto, seguiti dai saporitissimi pranzi, sono il diversivo ideale per la piccola comitiva di ragazzi e ragazze nemmeno diciottenni, affamati di vita e di emozioni. Ma quel luogo incantevole cela un mistero: in uno dei mulini abbandonati Francesco e Marta - la bellissima compaesana che vive a Firenze e scende al mare per le vacanze - incrociano gli occhi atterriti e insieme fieri di un vagabondo, che si comporta come un uomo braccato, cerca di allontanarli ed è addirittura armato. Ma la curiosità buona dei due ragazzi, gli sguardi leali scambiati nell'ombra, hanno la meglio: e presto l'uomo misterioso rivela qualcosa di sé, della ferita che lo ha condotto a nascondersi... Luglio, agosto, giorni in cui la vampa dell'estate si accompagna ai sapori dei fichi maturi, delle olive in salamoia, del pane preparato in casa con un rito affascinante, sul far del mattino. Giorni in cui nemmeno la calura spegne il desiderio d'amore, che vibra tra i ragazzi e accende gli animi come peperoncino vivo sulle labbra. E poi settembre, l'estate che si va spegnendo, il ritorno alla scuola e alla vita usata, la maggiore età che si avvicina: e con essa la consapevolezza che l'incanto non è nulla senza il coraggio, senza l'impegno che ogni vita adulta richiede. Con freschezza e passione, Carmine Abate dà vita a un intenso romanzo di formazione che si svolge nel tempo di pochi mesi e insieme racconta il senso racchiuso in una vita intera. L'uomo "selvatico" del Giglietto sarà per i protagonisti il testimone più alto della dignità, del rifiuto della prepotenza, della solidarietà che rendono grande ogni esistenza, e restituiscono a ogni luogo la sua bellezza. Valori che si incarnano nel gesto antico e attuale di baciare il pane, per celebrarne il dono e il mistero.
La Recensione
Pubblicato pochi mesi fa dopo La collina del vento, con cui Carmine Abate ha vinto il premio Campiello nel 2012, Il bacio del pane ripropone alcuni dei temi cari all'autore: la Calabria, la natura, il ritorno degli emigranti nel paese d'origine, gli amori giovanili. È ambientato a Spillace, paesino calabrese vicino Crotone, circondato dall'altipiano della Sila, in un'estate torrida e piena di sorprese. Nel romanzo si intrecciano essenzialmente tre filoni: quello dell'amore giovanile del protagonista diciassettenne Francesco, nativo di Spillace e innamorato della coetanea fiorentina Marta, quello dell'avventura e del giallo, rappresentato dall'incontro dei due giovani con un misterioso uomo che abita un vecchio mulino vicino al bosco e infine quello più “calabrese”, per cui numerose descrizioni naturalistiche di paesaggi, odori, animali e piante caratteristici del luogo ma anche di rituali, tradizioni e piatti tipici fanno da sfondo alle azioni e ai racconti dei personaggi.
All'inizio del romanzo Francesco, narratore in prima persona, si appresta a trascorrere l'estate tipica di un ragazzo liceale: sveglia tardi, pomeriggio al mare con gli amici (soprattutto i figli di emigrati che ogni anno tornano dal Nord per stare con i parenti), sera al pub fino a tardi. Non sa ancora che questa estate gli riserverà molte scoperte, prima fra tutte quella del primo vero amore.
Durante una scampagnata alla cascata del Giglietto, luogo abbandonato e immerso nella natura, Francesco vede Marta, tornata da Firenze ancora più bella dell'anno precedente, che si allontana verso il mulino dove lui poco prima le aveva raccontato di aver intravisto un uomo durante un pranzo coi parenti per il giorno di Pasquetta. E così i due fanno la conoscenza di Lorenzo, inizialmente schivo e diffidente, e del suo cagnolino Fortunè. L'uomo appare ai loro occhi come un mistero: sembra un barbone perché possiede pochissimi oggetti, li spaventa perché ha una pistola ma li stupisce perché legge la Commedia dantesca. Affascinato dall'ardore giovanile dei due ragazzi e dalla gentilezza con cui spesso gli portano del pane appena sfornato e altri doni, Lorenzo racconterà loro una storia terribile di mafia in cui è implicato rendendoli partecipi e complici del suo segreto.
Alla fine l'amore e la giustizia trionfano in una conclusione che ho trovato un po' forzata ed irrealistica: le complesse situazioni che si erano create in ambito sia sentimentale che giudiziario sembrano risolversi troppo semplicisticamente, a voler trovare un happy end a tutti i costi.
Un aspetto che ho apprezzato particolarmente all'interno del romanzo è quello legato alle descrizioni, mai noiose o eccessivamente digressive, ma che ci fanno sentire parte di una Calabria verace in cui sono protagonisti gli elementi della natura, anche quelli più insignificanti come il canto delle cicale e i fichi colti dall'albero al mattino presto.
Ciò su cui, invece, l'autore punta con un'insistenza a mio avviso un po' eccessiva è il tema del pane. Il bacio del pane, evocato nel titolo, è un gesto carico di significato simbolico che richiama un mondo semplice, contadino, che trova appagamento nella semplicità e nell'onestà, rappresentate proprio da questo alimento ritenuto quasi sacro. La mamma del protagonista si sveglia alle cinque per prepararlo e lo fa circa ogni due settimane. Il pane fatto in casa, alla cui freschezza e fragranza nessuno resiste, non si butta mai e non si spreca, condividerlo è un simbolo di unione tra gli uomini.
Giudizio: +2stelle+ e mezzo
Articolo di Valeria PinnaDettagli del libro
- Titolo: Il bacio del pane
- Autore: Carmine Abate
- Editore: Mondadori
- Data di Pubblicazione: 2013
- Collana: Le libellule
- ISBN-13: 788804629276
- Pagine: 176
- Formato - Prezzo: Brossura - 12 euro