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Il bacio del sogno

Da Arkavarez

Il bacio del sogno di Connie Furnari
Lui la guardò, non riuscendo ancora a capire come quel viso l’avesse incantato in modo tanto straziante e violento da fargli male, fin dalla prima volta che l’aveva vista. Ricordò la notte in cui era stato stregato da quelle palpebre che somigliavano a dei petali di rosa, e da quelle labbra dischiuse che brillavano del colore scarlatto delle ciliegie mature. Non era riuscito a muoversi, era rimasto immobile, a contemplarla, mentre dormiva. Non gli era mai capitato prima: rimanere affascinato da una donna, dopo tutte le innumerevoli fanciulle a cui aveva fatto visita. Aveva sempre pensato che a lui non sarebbe mai potuto accadere. All’inizio ne aveva avuto paura, poi si era lasciato andare, godendosi quel nuovo sentimento. Era un’emozione intensa e incontrollabile, che lo faceva vibrare nell’aria, sereno e appagato. Lui era un mago dei sogni. Uno degli spiriti magici che fanno visita agli esseri umani mentre sono addormentati, e che soffiano sui loro occhi la polvere fatata affinché sognino meraviglie. Morfeo, che di solito li precedeva, aveva avvertito tutti i maghi: guai a loro se si fossero innamorati di una donna mortale. Un mago dei sogni riflette i propri desideri dentro la mente del dormiente. E così era avvenuto infatti. Lui aveva così tanto desiderato quella fanciulla che la notte seguente non era stato capace di controllarsi dalla voglia di possederla. Soffiando la polvere dei sogni era entrato nella mente di lei, e l’aveva avuta. Per quella, e per tutte le altre notti successive, per anni. Lei ignorava chi fosse lo sconosciuto che ogni notte la visitava in sogno, ma in poco tempo aveva cominciato ad aspettarlo con bramosia, mentre il cuore le batteva in petto a ritmo incontrollato. Percepiva quelle mani toccarla lungo tutto il corpo, scivolare sulla pelle con carezze sempre più profonde e piacevoli, accarezzarla come non aveva mai fatto nessuno e non poteva fare a meno di desiderarle ancora e ancora; anche dopo essersi sposata con l’uomo che i genitori avevano scelto per lei, anche dopo aver avuto dei figli che in seguito erano cresciuti. Quel giovane sconosciuto la travolgeva di impeto, ogni notte; le faceva provare una passione che rimaneva in lei per tutto il giorno seguente, facendole desiderare ancora la notte, per continuare a stringerlo tra le sue braccia. Entrambi ignoravano il nome dell’altro, ma non aveva nessuna importanza. Continuavano a cercarsi ogni notte, per unire i loro corpi in un amplesso egoista e totale, ignorando la vita che ogni giorno li obbligava ai doveri e all’amarezza, abbandonandosi completamente in quel buio artificiale, creato apposta per nasconderli al mondo intero. Lui la fissò ancora, ma questa volta con uno sguardo umido di lacrime. Erano trascorsi molti anni dalla prima volta in cui l’aveva vista, diventando il suo schiavo d’amore. Gli occhi erano infossati, le rughe le segnavano il viso, i capelli color nocciola erano diventati bianchi ma non gli importava. Sarebbe rimasta per sempre bellissima, come la prima volta in cui lui era annegato dentro il suo corpo, sprofondando fino a perdere la ragione quasi. Sapeva che quella notte lei se ne sarebbe andata per sempre, dopo aver consumato banalmente la propria vita: ogni essere umano muore. Lui invece, era rimasto lo stesso identico giovane di decenni prima; non sarebbe mai invecchiato, non avrebbe mai visto l’abisso che aspetta per annullare ogni essere vivente. Ma questo significava anche molto altro. Non avrebbe mai visto quella donna alla luce del giorno, non l’avrebbe mai toccata veramente, non avrebbe mai sentito il reale calore del suo corpo sotto il suo, mentre la baciava percorrendole la bocca, il collo, i seni, i fianchi, le gambe. Quelli erano gli ultimi attimi di vita per la donna che aveva sempre amato sopra ogni altra, maledicendo la propria natura ultraterrena, poiché lei non avrebbe mai potuto vederlo da sveglia. Era uno spirito invisibile, che apparteneva al regno della magia, lei invece era reale. Lui soffiò la polvere dei sogni sui suoi occhi. Quella era l’ultima volta in cui potevano stare assieme. Si abbandonò come sempre alla sua voglia incontenibile, e la possedette con disperazione, sperando che quel breve attimo d’amore gli bastasse, l’unica consolazione per l’eternità di solitudine che lo aspettava. Nel sogno lei era giovane e bella, il residuo dell’adolescenza spensierata che era sfiorita da tempo. La sua pelle era ancora bianca e liscia, le sue palpebre sembravano ancora petali da sfiorare con la punta delle dita, e le sue labbra carnose lo tentavano come ciliegie mature da mordere. Il mago dei sogni si chinò e la baciò, mentre la vita la abbandonava. Poi si voltò verso la finestra aperta e volò via, trasportato dallo zefiro, mentre il sapore dolce e amaro della sua amata gli scorreva dentro come un fuoco fluido e incandescente, che gli bruciava le vene. Adesso sarebbe stato lui a sognarla ogni notte, anche se quella fanciulla non esisteva più, anche se quel corpo sarebbe rimasto sottoterra, divorato dai vermi, lontano dai raggi del sole. La vecchiaia non l’avrebbe mai corrotta nel suo sogno, lui non l’avrebbe mai permesso. Lei sarebbe rimasta per sempre come la prima notte in cui l’aveva vista: solamente sua e immortale.
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