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“Il bacio”, doodle di oggi: auguri Klimt!

Creato il 14 luglio 2012 da Ilnazionale @ilNazionale

“Il bacio”, doodle di oggi: auguri Klimt!14 LUGLIO – Chiunque oggi abbia aperto il motore di ricerca più conosciuto al mondo, Google, si sarà di certo trovato faccia a faccia con uno dei quadri più rappresentativi della Secessione Viennese, movimento nato nella capitale austriaca nel 1897 con l’intento di rompere con la cultura accademica tradizionale: “Il bacio” di Gustav Klimt. Si festeggia infatti proprio oggi il centocinquantesimo anniversario della nascita del pittore che, proveniente da una famiglia dalle precarie condizioni economiche, riuscirà a riscattarsi entrando a quattordici anni nella Kunstgewerbeschule, dove avrà la possibilità di imparare le più svariate tecniche artistiche, dal mosaico di Ravenna alla ceramica, passando per le tecniche più tradizionali, oltre che a studiare la storia dell’arte, che dimostrerà di conoscere molto bene, soprattutto attraverso l’utilizzo del colore oro, costante negli sfondi di molte sue opere, che riprende sicuramente dall’arte bizantina, ma anche attraverso dei riferimenti al simbolismo e al decadentismo, per non parlare delle influenze della pittura giapponese di Hokusai e Utamaro, e della scultura africana, di cui era collezionista.

Gli anni della formazione di Klimt sono anni decisivi per la capitale austriaca, per l’Impero e non solo. Sono gli anni un cui l’imperatore Francesco Giuseppe cercò di tenere a freno i movimenti separatisti ungheresi, sono gli anni in cui un certo Sigmund Freud scoprì la nozione destabilizzante di inconscio e la centralità della vita sessuale. E proprio di quest’ultima Gustav Klimt si interesserà maggiormente, tanto da suscitare le critiche dei benpensanti della Belle epoque. Il nostro si interessa particolarmente alla figura femminile, facendo quasi scomparire quella maschile. E se da una parte della donna vengono evidenziate la fierezza e la crudeltà, come nelle due versioni, del 1901 e del 1909, di “Giuditta”, dall’altra la gravidanza veniva esibita, per la prima volta senza pudore, nella sua nudità, sia nell’estasi della maternità sia nell’aridità della vecchiaia nell’opera del 1905 “Le tre età della donna”.

Arriviamo quindi al capolavoro dell’artista: tra il 1907 e il 1908 Klimt realizza “Il bacio”, sintesi artistica e ideologica: la donna appare in una condizione di superiorità rispetto all’uomo, come colei che è in grado di procreare e che si sa abbandonare senza paure né difese alla sua missione procreativa. Per descrivere questa situazione Klimt, qui più che in altre opere, utilizza motivi stilizzati che riempiono completamente le superfici decorate: lo sfondo sembra un mosaico dorato, su cui si stagliano le due figure abbracciate e immortalate nel preciso istante in cui l’uomo si piega a baciare la donna che, inginocchiata, ha il vestito e i capelli arricchiti di fiori, che rimandano a quelli del prato da cui si innalzano i due amanti.

Inoltre, sempre per celebrare quest’illustre compleanno, si è appena conclusa la mostra, ospitata al Museo Correr di Venezia ,”Klimt nel segno di Hoffmann e della Secessione,” a cura di Alfred Weidinger, frutto di una coproduzione tra la Fondazione Musei Civici di Venezia e il Museo Belvedere di Vienna, che ha seguito la genesi e l’evoluzione, in ambito architettonico e pittorico, dell’opera di Klimt e di quanti con lui diedero vita alla Secessione viennese, primo fra tutti Josef Hoffmann, architetto austriaco, insieme a Klimt tra i maggiori esponenti della Secessione.

Insomma, in questo centocinquantesimo anniversario, Gustav Klimt, morto nel 1918, anno della fine della Grande Guerra e della caduta dell’Impero asburgico, viene celebrato in tutto il mondo per aver saputo fare della bidimensionalità, dell’astrazione e della raffinatezza una linea- guida che troverà ampia diffusione in tutto il Novecento, a partire dall’Art Nouveau. Ma, come sostiene lo storico dell’arte Federico Zeri, è con la rappresentazione delle figure femminile che Klimt trova il modo di esprimersi al meglio: “L’universo klimtiano si concentra sulla donna come idolo malsano e ossessivo e raccoglie la sfida al moralismo già lanciato da Schnitzler e Hofmannsthal, dalla misoginia di Weininger o dal motore erotico di Freud”.

Petra Luna Carli


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