Ladnock fece così rientro in casa propria, dove consumò di malavoglia una cena frugale. Presto si coricò, abbattuto e stanco, e gli parve di sognare per tutta notte il fiorito balcone della signora Kontiki. Nel corso del mattino seguente gli venne l'dea, chissà il perché, di esaminare lo zerbino, teatro delle loro essenziali comunicazioni, dove Suroki gli aveva raccontato d'aver scoperto la signora defunta. Gli sembrò proprio, ad una prima occhiata, che quell'oggetto non avesse nessuna sorpresa da riservargli. Ma poi, preso ancora da quel suo speciale, puerile, ed anche un poco romantico impulso, non resistette alla tentazione di sollevarlo, colmo d'un sentimento nostalgico, nell'oscura, inspiegabile speranza di trovarvi qualcosa di inconsueto. Era, insomma, alla disperata ricerca di una qualsiasi cosa che lo potesse un poco consolare. E davvero c'era, qualcosa! Quale fu la sua sorpresa! Lì sotto stava una delle note vecchie buste ingiallite della signora. Le avrebbe riconosciute tra milioni. Leggermente disorientato dalla scoperta, cercò velocemente di ricordarsi se non ci fossero state recenti comunicazioni restate in sospeso, in attesa di risposta, qualcosa che s'era dimenticato di controllare, forse, ma: no! Erano certamente passate molte settimane dall'ultima raccolta delle spese condominiali, ed era sicurissimo che da allora non c'era più stata nessuna occasione per “parlarle”. E allora, questo, cos'era? Doveva certamente essere qualcosa di diverso, qualcosa di speciale. Non si domandò neppure per un istante, se quella busta fosse indirizzata a lui, semplicemente, in modo un poco furtivo, l'infilò nel taschino interno della giacca e volò su per le scale, come un giovanotto, verso il proprio appartamento. Durò ben poco, quel tragitto, ma quanto basta per pensare che non avrebbe aperto la busta prima di adempiere alle cose che si era prefisso di fare durante il mattino. Voleva mantenere la calma ed un certo contegno, che diamine! Trovava inaccettabile farsi sopraffare dall'emozione per una cosa così da poco. Appena fatto ingresso in casa sua, si chiuse alle spalle la porta, e girò la chiave due volte, cosa del tutto inconsueta, per lui, segno che già le sue buone intenzioni stavano cedendo. Lasciò la busta sul piattino delle chiavi, sul mobiletto nell'anticamera, convinto di uscire ancora, di andare dove doveva andare, via, tranquillo. Non c'è nessuna fretta. Ma si accorse ben presto di essere preda d'un incontrollabile tremore, e, conscio, dopo un'occhiata allo specchio, d'essere assolutamente impresentabile per il mondo esterno, in quelle condizioni, si arrese ed aprì quella busta. All'interno c'era un foglio, la carta da lettere della signora Kontiki, percorsa da una lunga filigrana che disegnava, naturalmente, un tema floreale. Ed il contenuto, che il signor Ladnock lesse con il cuore in gola, era questo:Se mi leggi, significa che un giorno hai accarezzato la porta che chiude il luogo in cui vivevo. E' stato un dolcissimo saluto, davvero. E non ti sei fermato, hai voluto persino guardare sotto allo zerbino, dove mi hai trovato. Questi gesti significano che l'età non ti ha sottomesso, la marcia del tempo non è riuscita a calpestare il tuo cuore. Non è affondato nell'inerzia melmosa della rettilinea vita di tutti i giorni e la sua luce continua a risplendere forte, per quanto tu ti voglia convincere che oceani tenebrosi lo stiano circondando malevoli pronti ad offuscarla e spegnerla. Se continuerai ad agire, a parlare seguendo quella chiara luce, le tue azioni saranno sempre giuste, a dispetto di tutte le convenzioni e le opinioni contrarie. Le Tue parole indicheranno la via a chi avrà ancora uno spiraglio, nel petto, per lasciare che quella luce penetri. Se nei tuoi occhi ci sarà quest'amore, l'oggetto del tuo sguardo risplenderà dell'energia abbagliante scaturita da questa tua luce, se ne sfamerà, e si gonfierà, fino a diventare maestoso ed a volte persino temibile. Ma non avere paura, mai. Conserva la tua luce, Ladnock, dai la vita, amico mio.
Che messaggio strano... commovente, bello, sì, ma strano. Stranissimo messaggio, pensò il signor Ladnock. Certo, non poteva averglielo scritto altri se non una persona strana. Che è come dire rara. Preziosa. Che prezioso messaggio, che gran prodigio, concluse Ladnock, stretta la lettera in mano, lo sguardo posato aldilà dei vetri della finestra.