E' importante ricordare ciò che è successo, ma ho l'impressione che ormai più che di memoria si dovrebbe parlare di assuefazione alla memoria, una strisciante accettazione di ciò che è accaduto.
Proprio in questi giorni in Germania è stato pubblicato dopo sessant'anni il Mein Kampf. Personalmente sono contrario ad ogni forma di censura e rogo dei libri (quello l'hanno fatto loro), compreso il Mein Kampf, ma insieme al testo completo spero vivamente che sia stata pubblicata una ricca introduzione su ciò che ha rappresentato Hitler, ciò che ha fatto. Non deve diventare un manuale per neonazisti, deve essere un deterrente.
Dobbiamo pensare allo shoah come qualcosa che non accadrà mai più in maniera così tragica e definitiva, (almeno dalla nostra parte di mondo perché se parliamo della guerre civili in Africa allora...), ma è comunque qualcosa che si ripete in milionesima parte, ogni volta, nella violenza verbale di cui è infarcita la politica, nell'odio che cementa lo scambio di idee; mentre scambiarsi idee, opinioni e punti di vista, soprattutto in politica, dovrebbe essere un momento di arricchimento personale e collettivo. Quando manca questo allora sì che ci dimentichiamo lo shoah.
Il Bambino con il pigiama a righe
Sito Rizzoli