Magazine Spiritualità
È strano, veramente strano. È ormai la vigilia del Santo Natale e il Signore permette che rifletta su un argomento che, a tutta prima, sembra essere l'opposto di questo. Non lo è invece. Dopo la messa del giorno, a san Nicola ci sarebbe stato un funerale. Il 24 dicembre, la vigilia di Natale! È significativo... Mi è poi capitato di rivedere “Il Bambino dal pigiama a righe” che mi ha suscitato riflessioni diverse rispetto alla prima volta che l'ho visto. Questi due fatti sono correlati fra loro, strettamente. Spesso il Natale è ricordato come la festa per eccellenza della famiglia, sono d'accordo, ma ovviamente, non è solo quello. Il significato del Natale va al di là di questo. Il Natale del Signore è un evento straordinario: Dio ha voluto salvare l'umanità prendendo un corpo e additandole, così, la strada giusta per il cielo. Ogni vita che nasce, nasce sotto il segno della Croce e il Bambino Gesù, prendendo un corpo ha assunto la sua mortalità. Ha accettato fin dal principio la morte come strumento di redenzione. Ogni vita che nasce è un miracolo di Dio, ma la sua precarietà rimane altrettanto segno eloquente della sua debolezza e fragilità. Il seme deve morire per far nascere una vita nuova. Durante l'avvento abbiamo sempre invitato il Signore a venire... sì, nel ricordo del Santo Natale di tanti anni fa, ma non solo. Si prospetta un'altra venuta di Gesù che per il cristiano non dovrebbe essere così spaventosa come la gente del mondo o che non ha fede mostra. La morte è un evento tragico, ma è quel seme che deve morire per lasciar sbocciare la vita, quella vera. La seconda venuta di Gesù che abbiamo palesato di desiderare, sarà il vero Natale della nostra anima, la rinascita del nostro spirito liberato dal corpo.“Il bambino con il pigiama a righe” è un film commovente denso di riflessioni, drammatico. Tratta di quel periodo storico terribile che ha lacerato le coscienze umane ed ancora interroga per la sua crudeltà, crudeltà che in molti paesi è comunque una realtà attuale, purtroppo. Spesso, troppo spesso si parla di civiltà, confondendone il significato profondo della stessa parola. C'è chi ha visto nel lento scorrere del tempo come una crescita dell'umanità stessa e di fronte a certe barbarie o chiusure di mentalità, si esclama sovente: “Ma siamo nel 2000 passato!”. Purtroppo l'umanità non è cresciuta di “umanità” al passo dello scorrere del tempo. Questo evento che ha coinvolto il mondo intero è avvenuto quasi a metà del novecento... Nessuno discute che in passato ci siano state altre barbarie simili a queste... Ma è un po' un paradosso. Rivendichiamo la nostra crescita umana e tecnologica e proprio il '900 è stato teatro di sanguinosi eventi che hanno segnato la storia. Paradosso. Anno della Rivoluzione industriale, di tante scoperte che hanno mutato profondamente lo stile di vita della gente. E non scordiamo, poi, che tanti altri stati stanno comunque vivendo delle barbarie che noi ignoriamo perché non ci toccano nel vissuto.Il film svela il volto di una Germania dal volto materno, dal volto di chi crede nell'amicizia fino in fondo. Il Natale non è solamente la festa della famiglia, sarebbe sbagliatissimo arginarla in quell'alveo: il Natale, quello santo, è la festa di chi dona la vita, la offre. E non si ha età per farlo: un adulto può non saper offrire la vita, come un bambino che sa invece, superare la mentalità corrente, imposta dal Regime rappresentato dal padre, a volte pure in modo inconsapevole, che conosce il confine del bene e del male. Non ci sta all'imposizione del regime che determina come separazione tra bene e male, un semplice filo spinato che divide due razze che possiedono fondamentalmente l'umanità come elemento comune. È la sete di potere, l'odio personificato il vero filo spinato che divide ancora oggi i popoli. Mi sono domandata quanti fili spinati, dopo la definitiva morte del nazismo e di altri regimi totalitari, abbiamo tirato su ugualmente. Sono fili spinati invisibili ma pur sempre robusti come quelli di una volta, senza pensare a chi avrebbe voluto veramente che esistessero nuovamente. Chissà perché l'uomo ha bisogno di esteriorizzare il suo odio, il suo malessere mascherandolo per un bene. I nazisti lo facevano per la nazione... e se riflettiamo meglio quante volte anche noi abbiamo mascherato un male giustificandolo per il bene della nostra nazione! Tale trucco lo usiamo sovente per far tacere la nostra coscienza, ma ci sono alcuni, come la moglie del soldato tedesco e il figlio minore Bruno, protagonista del film, che non riescono a zittirla. Sanno bene che un filo spinato imposto pure dall'autorità, non è il vero bene, quello genuino, che sanno che uno può essere buono a prescindere dalla razza che appartiene e che il male non può essere giustificato da un bene apparente. Ha il coraggio di chiamare mostro colui che, indossando un'uniforme (suo marito) dovrebbe rappresentare la giustizia. La moglie del soldato tedesco ed in particolare Bruno, sanno andare contro corrente. Non riescono a decidere qual è il bene su parametri oggettivi nazionalistici. Per loro un ebreo rimane un uomo con la sua dignità anche se gli è stata imposta un'uniforme a righe, da prigioniero, un uomo a cui dire grazie quando ci fa del bene, che ci fa soffrire vederlo arrancare nei lavori perché mal nutrito. Il concetto di uomo va al di là dell'appartenenza ad una razza o condizione sociale. Il timore che spesso sentivano faceva scaturire alcune reazioni violente: quelle del soldato tedesco il quale non aveva denunciato il padre ribellatosi al regime che aveva picchiato l'Ebreo che aveva versato male il vino nel bicchiere, oppure la stessa reazione di Bruno il quale si ritrovò l'amico ebreo in casa che puliva i bicchieri e, di fronte alla boria del soldato tedesco (lo stesso che non aveva denunciato il padre) lo tradì. Tradimento che ebbe come conseguenza il pestaggio del bambino ebreo. La boria, l'odio si scagliano sempre sui più deboli, non sono giustificati. La domanda che vi lascio è questa: abbiamo eretto forse pure noi fili spinati entro i quali abbiamo relegato qualcuno con la giustificazione di un presunto bene? Oppure semplicemente non abbiamo tentato nemmeno di giustificare il nostro male con il bene?
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