Magazine Diario personale
Il bambino indaco, di Marco Franzoso, Einaudi (l'ho preso in versione ebook).
Il paradosso di questo libro è che può risultare rassicurante. Chi lo ha letto troverà l'affermazione forse, appunto, un po' paradossale ma a me è parso così: ha regalato questa sensazione, quasi di sollievo.
La storia, in breve, è quella di Carlo e Isabel e del loro amore, dal quale nasce un figlio, Pietro, che è il bambino indaco del titolo. Vi lascio la scoperta di questa definizione "bambino indaco" e vi lascio un'indicazione mia personale da cercare, se lo leggerete, nel romanzo: secondo me la chiave di tutto è in un particolare del matrimonio dei due protagonisti, proprio della descrizione della giornata, in un dettaglio, in un fatto che sembra piccolo ma per me è decisivo (se leggerete, mi direte...).
Uscendo dal "mistero", credo che questo sia un libro importante e necessario: immerso (una parola molto significativa nel libro) nel presente eppure con un respiro antico, quasi da tragedia greca. Un romanzo sulla famiglia contemporanea, sui complicati silenzi che vi si possono annidare, sull'ossessione per il cibo e per una "purezza" da rincorrere a tutti i costi, fino alle conseguenze più estreme; su come non si allevano i bambini, su quanto possono diventare pericolose certe concezioni della spiritualità, della gestione della propria stessa vita. Ma allora perché rassicurante?
Perché in questo romanzo si può ricavare un insegnamento, come se questa storia esemplare volesse dire che si può crescer un figlio (o anche solo noi stessi) anche così, con normalità, con la routine della vita che si tramanda da generazioni e siamo ancora tutti qui. E questo è l'insegnamento che andrebbe distinto invece dal giudizio su cosa sia buono o cattivo, giusto o sbagliato per i personaggi e per il lettore. Nella narrazione si ascolta la versione di Carlo, non sapremo mai quella di Isabel, ad esempio, e l'autore lascia aperto questo punto interrogativo, aderendo alla sostanza dei fatti.
Infatti non penso sia questo il compito di un romanzo, quello di esprimere un giudizio ferreo. E in ogni caso io l'ho letto sospendendo il mio, mettendo sul naso un paio di occhiali a rappresentare una visione quasi scientifica della faccenda. E mi è piaciuto semplicemente come Marco Franzoso ha dipinto e raccontato una storia tragica e sconvolgente, eppure invisibile, quotidiana, come potrebbero essercene in grandi quantità racchiuse nelle case di tutte le nostre città. Lo consiglio ma con la cautela di leggerlo senza lasciarsi travolgere, con uno sguardo sempre lucido, mantenendo intatta la propria serenità individuale.
Scritto benissimo.
c\_/
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