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Il bambino indaco

Da Leragazze

Il bambino indacoCome si fa a parlare de Il bambino indaco senza entrare nel merito della storia? Bisogna comunque farlo, non vogliamo anticipare nulla né limitare il piacere della lettura, anche se, molto sapientemente, il suo autore Marco Franzoso ci disvela la fine tragica già nelle prime pagine. E poi procede alternando presente e passato per ricostruire gli avvenimenti che poi dispensa con parsimonia.

È un libro drammatico, dunque, che si legge, meglio si divora, con concitazione, rabbia, partecipazione, dolore. Inizialmente, ci sembra di identificare il cattivo, il nemico, proviamo impotenza e irritazione: viene da fare, come quando da piccoli, ingenuamente, commentavamo ad alta voce i film, dando all’eroe informazioni che non aveva e sollecitandolo a comportarsi in un modo piuttosto che in un altro.

A mano a mano che si procede nella lettura, troppo rapida in verità, sarà necessaria, credo, una rilettura, si comprende che ci troviamo di fronte a due vittime, a due persone pervase dalla sofferenza e intrappolate nella passività e nell’impotenza.

Franzoso, con una scrittura rapida e asciutta, ci conduce nelle pieghe più recondite e misteriose della mente umana fino all’abisso e alla tragedia, mostrandoci come cova, come comincia a manifestarsi e come infine esplode la malattia mentale. Quella, per capirci, di coloro che dopo essere finiti nelle pagine della cronaca nera vengono definiti da vicini esterrefatti, delle persone “normali”, così gentili e a modo.

In questo il libro mi ha fatto pensare, e non sembri esagerazione, a operazioni analoghe realizzate da Joseph Roth o George Simenon, tanto per citarne solo un paio.

Franzoso ci fa riflettere anche sull’essere madri, sull’istinto materno e su quanto spesso la nascita di un figlio possa destabilizzare e slatentizzare problematiche sopite e di quanto sia necessario stare vicino e aiutare queste donne in difficoltà piuttosto che minimizzare o far finta di non vedere. Il padre, io narrante, potrebbe sembrare poco credibile nella sua imperterrita inazione, ma non è quello che accade tanto spesso?

E infine, colpiscono e commuovono i tanti tremori che l’autore descrive nei protagonisti in vari momenti della vicenda e che di volta in volta esprimono una molteplicità di emozioni.

Bella anche la copertina.

Lo consiglio caldamente.



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