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Il bambino interiore e le arti marziali (parte seconda)

Da Stefano Bresciani @senseistefano
Data: 30 ottobre 2015  Autore: Stefano Bresciani bambino interiore_arti marziali_2

La sfocatura di questa foto ci lascia percepire l’aura del bambino interiore, come se la sua anima pura, seppur a stento, ogni tanto provi a illuminare la vita dell’adulto.

Il bambino interiore è una parte della nostra personalità che resta sempre bambina e che quindi mantiene in sé le caratteristiche legate al mondo dell’infanzia. E’ l’aspetto di noi che porta nella nostra vita la giocosità, la creatività, lo stupore, il contatto con lo spirito, ma anche il bisogno, la vulnerabilità.

Perché allora spesso questo bambino interiore non lo sentiamo? Perché per farsi conoscere deve mostrarsi nei nostri sogni?

Perché intorno a questa parte, nel corso della nostra crescita, si sviluppa tutto il nostro sistema protettivo, le nostra maschere, le nostre corazze… tutto questo va bene, viviamo in mezzo agli altri e dobbiamo anche saperci proteggere, ma il nostro sistema protettivo, nell’intento di proteggere, spesso finisce per soffocare questa parte, per renderla inaccessibile. Non la sentiamo più, siamo ormai identificati con il mondo dei “grandi”, siamo adulti, siamo seri, siamo responsabili.

Però il bambino interiore resiste e sopravvive dentro di noi, e anche fuori di noi, anzi se facciamo un passo indietro vediamo che fa parte della nostra civiltà da almeno 2000 anni. Pensa ai miti, alle favole, da Pollicino, a Cenerentola, a Hansel e Gretel, tutto ci parla di bambini maltrattati, abusati, di mostri e streghe cattive, ma pure di magia e salvezza, di redenzione e potere. Anche attraverso le favole e i miti noi recuperiamo il contatto con il nostro bambino interiore.

Questo avviene perchè abbiamo la capacità di identificarci: tutti siamo stati piccoli ed indifesi, tutti siamo stati sgridati o abbiamo subito ingiustizie, tutti abbiamo avuto paura di perdere la sicurezza, l’approvazione, l’amore dei genitori, e tutti avremmo voluto per magia recuperare l’amore, il calore, il benessere originario.

Il Bambino interiore è quindi una realtà nella nostra struttura psicologica.

Jung è stato il primo a parlarne nel 1912. E’ lui che conia il termine di “Puer aeternus (Fanciullo eterno) che sarà ripreso da altri psicologi e terapeuti dell’epoca, che addirittura ne parleranno come del nostro vero io”, del nostro “io reale”.

Perché Jung focalizza tanto la sua attenzione sul bambino?

Per Jung il bambino rappresenta l’inizio e la fine, la creatura che esiste prima dell’uomo ma anche la creatura finale, o meglio, un’anticipazione di quello che la creatura sarà, un’anticipazione della vita oltre la morte.

Quindi l’archetipo del Fanciullo è legato alla “nascita e rinascita”, è legato a tutte le qualità di gioia e creatività, ma può avere anche una connotazione negativa. L’allieva prediletta di Jung, M.L. Von Frantz, prende in esame, nel suo libro “Il Puer aeternus” proprio questo aspetto di ombra, che può rivelare la parte bambina.

Infatti, se da un lato il bambino rappresenta il rinnovamento della vita, la spontaneità, ed una nuova l’apertura verso il futuro, dall’altro manifesta anche un aspetto distruttivo: “l’infantilismo” che deve essere sacrificato per poter crescere: ciò che porta l’adulto a essere dipendente, pigro, a fuggire i problemi e le responsabilità della vita. E’ come se il bambino interiore facesse i capricci, come se dicesse: “Voglio tutto, voglio averlo ad ogni costo e sono gli altri che me lo devono dare”

Ok Stefano, ti starai forse chiedendo, ma cosa lega le arti marziali a questa bella immagine del bambino interiore?

Sta a te trovare la risposta… scrivila qui sotto e ti dirò se è quella giusta!

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Nato e residente a Leno (BS) studio e pratico arti marziali dal 1994. Ho iniziato col Karate ma dopo aver insegnato per alcuni anni e ottenuto la cintura nera 3° dan ho dovuto abbandonare a causa di problemi fisici e non solo... Ho intrapreso la pratica dell'Aikido nel 2003 per stare meglio con il corpo e dopo aver superato l'esame di 2° dan ho avviato l'insegnamento nella Bushidokai ShinGiTai, associazione che ho fondato nel 2009 in qualità di Presidente. Dopo aver ricevuto il 1° livello Reiki nel 2005 ho iniziato a praticare Tai Chi, Iaido (ora cintura nera) e meditazione (Zen è la mia preferita), applicando con successo l'energia vitale in qualsiasi attività lavorativa (geometra è il mio impiego principale) e relazionale (sono felicemente sposato e padre di due splendide bimbe). Ho scritto il libro "105 modi per conoscere l'Oriente" e una trilogia di ebook sul benessere con la Bruno editore.
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