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IL BAMBINO PERDUTO E RITROVATO: Il paese degli orologi

Creato il 28 gennaio 2012 da Colorefiore @AmoreeDintorni

IL BAMBINO PERDUTO E RITROVATO: Il paese degli orologiIl paese degli orologi«Buon giorno»  disse il Piccolo Principe.«Buon giorno» disse il mercante. Era un mercante di pillole perfezionate che calmavano la sete. Se ne inghiottiva una la settimana e non si sentiva più il bisogno di bere.
«Perché vendi questa roba?» disse il Piccolo Principe. « È una grossa economia di tempo» disse il mercante. «Gli esperti hanno fatto dei calcoli. Si risparmiano 53 minuti alla settimana.»
«E che cosa se ne fa di questi 53 minuti?» « Se ne fa quel che si vuole ... » «lo» disse il Piccolo Principe 
« Se avessi 53 minuti da spendere camminerei adagio adagio verso una fontana.» 
A. de Saint-Exupéry, Il Piccolo Principe 
IL BAMBINO PERDUTO E RITROVATO: Il paese degli orologiC'era una volta, tanti e tanti anni fa, un regno un po' bizzarro dove tutto era scandito dagli orologi.
A una certa ora si faceva una cosa o un 'altra o un 'altra ancora e poi, subito dopo, ancora un 'altra e così via per tutta la giornata, a ogni ora corrispondeva sempre qualcosa. Ma il fatto più strano era che per
quanto tutte le ore del giorno fossero riempite di cose da fare, sembrava che non bastassero mai, ci sarebbero volute anche quelle della notte per fare tutto quello che si doveva e forse non sarebbero bastate
neppure quelle. E così tutti gli abitanti di quel paese circolavano vestiti da orologi per essere ben sicuri di non dimenticare l'ora esatta. Il re, che era il più importante in assoluto, circolava vestito da torre campanaria, i
ministri circolavano vestiti da pendoli, gli scienziati avevano degli strani oggetti che chiamavano radiosveglie
e che erano state trovate dagli archeologi durante gli scavi di una civiltà ormai estinta insieme a
tanti orologini di plastica colorata che formavano intere collezioni. Insomma, non c'era abitante che in quello strano regno non circolasse non solo munito di tre orologi a testa, ma persino vestito come uno di loro.
IL BAMBINO PERDUTO E RITROVATO: Il paese degli orologiGli unici che vivevano felici senza essere condizionati dal tempo (o solo in parte) erano invece i bambini;
per loro, quando erano proprio piccoli, al massimo esistevano il mattino, il pomeriggio, la sera e la notte e tutte queste parti, tranne la notte, erano dedicate a giocare, che era il loro modo preferito di imparare a esplorare il mondo. E così con i giochi imparavano tutto quello che gli era necessario nella vita di tutti i giorni, per esempio a organizzare il loro tempo, a scoprire le regole per stare con gli altri e il loro modo di adattarvisi, a conoscere il mondo in cui vivevano, a misurare le loro forze in tutte le attività della giornata, imparavano cioè che c'è un tempo per ogni cosa, quello per il riso, quello per il pianto, quello dell'essere contenti, quello dell'essere arrabbiati e così via. Scoprivano cioè che tutto ha un inizio, uno sviluppo e una fine, come ogni gioco e che questo avviene naturalmente, per conto proprio, senza seguire il ritmo degli orologi, ma un ritmo molto più difficile a vedersi, che pure esiste, che è quello della vita e dello scorrere del tempo. E così passò tanto tempo, finché in quello strano regno gli orologi diventarono così numerosi e così potenti che una notte, mentre gli altri dormivano, si riunirono tutti insieme e decisero di fare un colpo di stato e di diventare loro i padroni del paese. Ma perché la cosa non venisse scoperta dagli abitanti decisero
che ognuno di loro avrebbe fatto la sua parte insilenzio, impadronendosi del suo padrone e della
sua famiglia.
IL BAMBINO PERDUTO E RITROVATO: Il paese degli orologiFu così che il re diventò lo schiavo della Torre Campanaria, i ministri dei loro pendoli, gli scienziati delle loro radiosveglie e gli archeologi delle loro collezioni di orologini antichi colorati.
Gli unici che continuavano a vivere felici e indisturbati erano i bambini che invece seguivano il ritmo
della vita. Ma venne il brutto giorno, anzi la brutta notte in cui, durante il Gran Consiglio della Rivoluzione; gli orologi del regno si accorsero di questo e, non contenti di aver reso schiavi tutti gli adulti di quel paese, decisero che era arrivata l'ora di avere altri sudditi.
Anche per i bambini venne dunque il tempo delle scadenze e a poco a poco anche la loro giornata, che
prima era riempita e organizzata da loro, cosicché serviva appunto per imparare ad organizzarsi, venne
ben presto riempita e organizzata dagli orologi, esattamente come già succedeva per la vita degli
adulti i quali, poveretti, avendo anche loro i loro impegni, non sapevano proprio come organizzarsi
diversamente. E così, a una certa ora c'era una cosa, subito dopo ce n 'era un 'altra e poi un 'altra ancora
e dopo questa un 'altra ancora, una o due. E non crediate che fossero cose da poco, erano tutte importanti:
il nuoto, la danza, la ginnastica, la lingua straniera, il catechismo, il karate e così via. Ogni bambino aveva la giornata organizzata secondo uno schema preciso e rigido a cui non si poteva sottrarre.
E così gli orari, che anche se gli uomini non lo sapevano erano le spie del Servizio Segreto del
Gran Consiglio degli Orologi, si impadronirono a poco a poco della vita dei bambini e dei loro genitori
che finirono per aggiungere alle tante scadenze che già avevano anche quella dell'accompagnamento
e del trasferimento dei bambini da un luogo all'altro, e queste scadenze erano così tante che loro
stessi, i loro familiari e i loro amici e benefattori potevano ormai sostenere l'esame per diventare taxisti
patentati e provetti. Ma non dovete pensare che tanti sacrifici non avessero i loro vantaggi. No, tutt'altro. Ogni bambino in quel paese imparò a nuotare in almeno cinque stili diversi, a danzare nel modo più raffinato, a parlare le lingue più astruse, a fare delle cose molto interessanti e di gran valore nella vita. Insomma, ogni bambino imparò delle cose molto, molto importanti.
IL BAMBINO PERDUTO E RITROVATO: Il paese degli orologi
Ma siccome neanche il Gran Consiglio degli Orologi era riuscito a raddoppiàre le ore della giornata (anche se, ad onor del vero e per essere completamente
sinceri, dobbiamo riconoscere che ci avevano provato con molta tenacia), ecco che per imparare le
cose importanti nella vita ai bambini di quel paese non restò più il tempo di imparare le piccole cose
banali e normali del quotidiano, che, come si sa, sono quelle che fanno solo circa il 90% del vivere. E fu
così che i bambini non ebbero più il tempo vuoto davanti a loro dove poter mettere i loro giochi o i loro pensieri, per imparare a organizzarsi da soli, a scoprire le proprie risorse e il proprio modo di adattarsi
al mondo e alle regole per stare con gli altri.
E così come ogni giorno nelle foreste addomesticate c 'era qualche pianta o qualche fiore che non trovava
più il suo posto, nello stesso modo, ogni giorno, c'era fra i bambini qualcuno che non si ritrovava
proprio in tutta quell'organizzazione, come neppure un adulto si ritroverebbe in un abito molto più piccolo
della sua taglia. E come le piante e i fìori, senza più il loro posto giustoe speciale, fìnivano per morire, mentre sopravvivevano quelle che si adattavano a essere più o meno tutte simili e prodotte in serie, così fra i bambini cominciarono a esserci quelli che si adattavano a non avere più il tempo dei giochi, ma diventavano un
po' tutti uguali, seri ed efficienti e senza più il tempo per il riso, come dei piccoli adulti in miniatura. Altri
invece non si adattavano a rinunciarci, ma erano sempre scontenti, tristi e insoddisfatti, come degli
uccellini a cui vengano tarpate le ali, cosicché non possono più imparare a volare. Non solo, ma
nelle piccole cose della vita quotidiana erano spesso un po' imbranati, non sapevano mai come cavarsela
ed esattamente come erano stati abituati ad avere sempre degli orari che venivano dal mondo di fuori,
così era sempre dal mondo di fuori che si aspettavano che arrivasse anche la soluzione dei problemi. Il
fatto era che, non' avendo potuto sperimentare con i giochi le risorse dentro di loro, non solo non le potevano usare, ma non immaginavano nemmeno di poterle avere.
Ma gli adulti anche se si sforzavano non riuscivano a capire perché questo succedesse e così si sentivano
anche loro spesso scontenti e insoddisfatti, nonostante i loro sforzi da taxisti patentati. E allora i bambini, oltre che imbranati e insoddisfatti, si sentivano anche non capiti proprio dalle persone che invece li amavano di più in assoluto e a cui anche loro volevano più bene che a tutti, e questo era proprio un bel dispiacere.
Insomma, la Rivoluzione degli orologi aveva combinato proprio un bel pasticcio agli abitanti di quel
paese.
IL BAMBINO PERDUTO E RITROVATO: Il paese degli orologiFinché una notte un bambino che si rifugiava sempre sulle nuvole per consolarsi, sognò il Tempo dei
Giochi senza Orario che ormai si era perso e scoprì che il Gran Consiglio rivoluzionario l'aveva incatenato
e imprigionato in un posto segreto che nessuno conosceva. Il giorno dopo il bambino lo raccontò piano piano ai suoi amici durante l'ora di giapponese; ognuno di loro lo ripeté in gran segreto ai suoi amici di danza,
questi a quelli di karate e così via finché tutti i bambini seppero che il Tempo dei Giochi non era
morto, ma era semplicemente tenuto incatenato in prigione dagli orologi.
E fu allora che i bambini decisero di organizzare la loro riscossa. Fecero un piano astutissimo e decisero
di imprigionare la Torre Campanaria che era l'orologio più importante del regno e di tenerla come
ostaggio per riavere il Tempo tf,ei Giochi. Si misero d'accordo con il vento che era loro alleato
e una notte di maestrale terribile ecco che la Torre Campanaria fu sollevata di peso e trasportata lontano
lontano, in un posto che nessuno conosceva, nella lontana Terra dei Venti.
Il giorno dopo gli orologi si guardarono sgomenti: come avrebbero potuto sopravvivere senza la Torre
Campanaria che era quella che segnava l'ora esatta su cui tutti gli altri orologi dovevano regolarsi?
Andarono in giro disperati alla sua ricerca, ma non ci fu niente da fare: della Torre Campanaria si era
persa ogni traccia.
E così passarono vari giorni e settimane e il Gran Consiglio degli Orologi non sapeva più cosa fare.
Finché una notte scoprì un biglietto fra la posta che diceva:
«Se volete la vostra Torre Campanaria, ridateci il nostro Tempo dei Giochi!». Firmato: il Comitato
di Difesa dei Diritti dei Giochi.
Anche se a malincuore, gli orologi dovettero cedere, perché i bambini avevano per alleati il sole, il vento,
il giorno e la notte, la vita insomma che era molto, molto, molto più potente di loro.
E fu pure così che i bambini di quel regno tornarono ad avere il Tempo dei Giochi e uno spazio sia interno
che esterno per poterlo organizzare da soli e anche gli adulti si scoprirono molto più contenti di
aver ritrovato il tempo di stare con loro in pace senza dover fare sempre i taxisti. E questo tempo dei
giochi, ritrovato, permise poi ai bambini, man mano che crescevano, di imparare a muoversi, ognuno
verso le proprie preferenze e ai loro genitori di scoprire, coltivare e valorizzare le risorse speciali che
ogni bambino aveva, sia che amasse il giapponese, oppure il karate, oppure qualcos'altro ancora.
E fu anche così che in questo modo anche i bambini di quel regno tornarono a fare il loro antico mestiere
di bambini che è quello di esplorare il mondo con ·i giochi per scoprire a poco a poco tutte le risorse
che ognuno ha dentro di sé per imparare a utilizzarle poi, giorno dopo giorno, nella vita quotidiana
e nelle piccole cose banali e normali del vivere che sono poi quelle che fanno la stragrande maggioranza
del tempo della vita per ognuno di noi.
E la testa e il cuore di tutti tornarono a riempirsi di pensieri, di idee, di emozioni, di canti che erano liberi
di circolare là dove una volta non riuscivano nemmeno ad entrare perché tutto lo spazio a disposizione
era stato invaso e riempito dalle Tabelle degli Orari.
Alba Marcoli
 Fossati - C'è Tempo
ASTROTAROLOGIA: UN'ARTE CHE CURA

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