Il mercato del grano - (gent. concessione Gino "Baleta" Gemme).
Vi ho detto che il Baleta era un locale esclusivo, un ritrovo per abitué dove non entravano praticamente mai avventori di passaggio, ma come ogni legge, anche questa aveva la sua eccezione. Infatti c'era un momento topico in cui le cose si capovolgevano ed il bar era addirittura invaso da estranei. Il lunedì mattina, tra le 10 e la mezza nel breve tratto di via Alessandro III che arrivava in piazzetta, proprio davanti al portone che celava l'ingresso nascosto del bar, si svolgeva il cosiddetto "mercato" delle derrate agricole. Un numero consistente di agricoltori, operatori commerciali, mediatori, fornitori di materiali agricoli, si ritrovavano per comprare, vendere o semplicemente informarsi del prezzo delle granaglie. Qualche centinaio di persone si aggirava nella strada e nella piazzetta, chiacchierando, contrattando e formando capannelli in continua discussione. Tutti si conoscevano tra di loro. Sobri saluti, preliminari di facciata in cui si asseriva con gravità della assoluta necessità di pioggia o degli aiuti all'agricoltura che l'infame governo non approvava mai nella gusta misura. Poi dalla tasca dei cappottini spuntava un cartoccetto di carta marrone spessa e ruvida, che veniva aperto con devozione mostrando un mucchietto di frumento o di orzo o di granturco. Veniva soppesato con cura, commentato, l'offerente ne prendeva un pizzico facendolo ricadere nel mucchio come a mostrare la qualità inappuntabile dell'intera partita.
Il mediatore, allora si prendeva il pacchetto e andava da un altro capannello a mostrarlo ad un probabile acquirente e le discussioni riprendevano sull'ultimo attacco di piralide alle pannocchie di mais, non ancora seccato per la troppa pioggia, in anticipo quell'anno. La Banca Commerciale sull'angolo, in quelle ore apriva addirittura una saletta con qualche tavolo per dare modo, nelle giornate più fredde, di poter effettuare le contrattazioni al riparo. Tutto questo movimento continuava da anni senza sfiorare minimamente la vita del bar segreto e nascosto, a pochi metri da quel continuo andirivieni. La cosa non turbava minimamente il vecchio Baleta che anche in quelle ore continuava ad asciugare bicchieri e tazzine allineandole sul bancone di un bar solitamente semideserto al mattino presto. Ma l'allora giovane Gino, che stava prendendo nelle mani la guida del locale, incurante del padre che continuava a dirgli "Ma lasa chi vagu al Moderno", da buon commerciante, guardava a quel gregge di potenziali clienti che pascolavano al di là del portone, come un lupo famelico che brama condurre le pecorelle nella sua grotta e friggeva cercando di studiare qualche idea per attirare quel numero sterminato di avventori che per prendere un caffè dovevano attraversare la piazza per andare fino al Bar Moderno di fronte. Un bel giorno ebbe l'idea fulminante. Il lunedì mattina arrivò al bar con un pacco di volantini che portavano il suo disegno con lo slogan: Per i vostri contratti, da Baleta!
Un ragazzino fu incaricato della distribuzione ai villici che stavano arrivando e da quel momento qualche timido operatore varcò la soglia del bar, facendo da apripista ai gruppi sempre più numerosi di agricoltori che presero possesso del locale ogni lunedì, per tre ore, da quel momento in avanti. Gli abitué stavano alla larga. Qualcuno si rintanava dai biliardi, ma ai tavolini della sala carte, ingombri di tazzine di caffè, in quello spazio/tempo off limit vedevi solo pacchetti di granaglie che passavano di mano, pacche sulle spalle e strette robuste a suggellare contratti sulla parola. Io posso orgogliosamente affermare la mia conoscenza diretta dei fatti, in quanto come responsabile commerciale del Consorzio Agrario, ho frequentato come parte in causa, quegli eventi per più di vent'anni. Come capirete, posso quindi parlarne a pieno titolo e per conoscenza diretta. Dopo la mezza il locale tornava deserto e qualche cliente abituale si riaffacciava dalla porta del vicolo dicendo:"Gino, è finito il rural day?". La solita gente riprendeva possesso del locale e tra Gino, che per tutta la mattinata aveva mantenuto un inappuntabile aplomb di cortesia professionale da barista di alto livello, e i soliti, riprendevano le bonarie e scanzonate prese in giro, le arguzie mordaci, gli sfottò mille volte ripetuti ma sempre nuovi.
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