Nell’ambito del Bari International Film Festival Nanni Moretti, dopo la proiezione del suo “Cario diario”, ha concluso il ciclo di master class con la lezione del 28 marzo.
Nanni Moretti entra in scena per leggere il diario di “Caro Diario”: offre al pubblico del Teatro Petruzzelli di Bari i suoi flussi di coscienza, i dubbi, le incertezze, le piccole gioie e gli abbattimenti che tra il ’92 ed il ’93 lo hanno accompagnato durante le riprese del film.
La lettura svela il rapporto tra Moretti ed i suoi attori, la scelta di usare il proprio appartamento come set ed il timore che libri e oggetti possano andare perduti o rompersi, l’ossessione di un temuto incidente in elicottero anche dopo le riprese sul vulcano di Stromboli, la paura che il film «non venga visto da nessuno» e che «si risolva in una bolla di sapone». Moretti è così sinceramente preoccupato dal progetto che nel diario scrive «spesso penso di non avere grande capacità per questo mestiere. Supplisco girando molte inquadrature, lavorando con gli attori, ma non credo di avere molto talento. Peccato».
Il critico francese Jean Gili raggiunge sul palco Nanni Moretti per condurre la master class; è il regista stesso a presentarlo: sono amici dai tempi di “Io sono autarchico” (1976).
Quando Gili ricorda di avere letto su «Le Monde» una frase di Fellini «mi fa piacere che esista un giovane Savonarola, io sono un vecchio papa corrotto», Nanni Moretti replica di essere certo che Fellini non abbia mai visto un suo film: «Fellini non ha mai seguito i film degli altri, non per snobismo, ma per disinteresse».
Moretti continua a raccontare il mondo di “Caro Diario”: si tratta di un film nato per caso, doveva essere un cortometraggio quel suo girare in vespa per le strade di una Roma estiva e deserta con una “troupe ideale” di cinque persone al massimo. Non è nato come un film strutturato, è stato il frutto di una serie di casualità.
Nanni Moretti arrivava impreparato alle riprese, senza una sceneggiatura precisa da seguire, come invece accade per “La messa è finita”(1985), “La stanza del figlio”(2001), ” o “Il caimano” (2006). Una scelta, quella di girare cercando di colmare i buchi narrativi direttamente durante le riprese, che comporta un rischio maggiore, una fatica maggiore ed un interesse maggiore: la libertà di non dovere separare il momento della scrittura da quello delle riprese e del montaggio è dettata anche dal fatto che Moretti non ha mai avuto un rapporto marziale con un produttore.
Inizialmente “Caro Diario” doveva essere composto di quattro episodi, l’ultimo “Il critico e il regista” prevedeva Silvio Orlando nel ruolo di un regista senza alcun talento che, però, riesce a convincere tutti i critici cinematografici, tranne uno che diventa la sua vera ossessione.
Il capitolo “Medici” è raccontato con la stessa ironia, semplicità, leggerezza dei giri in vespa: Moretti ha ricordato il consiglio del suo allenatore di pallanuoto, “non ti inventare niente” si ripeteva per raccontare la storia della sua malattia senza autocompiacimento, con schiettezza, senza sadismo nei confronti del suo pubblico.
Se la disomogeneità è la forza di “Caro Diario”, negli Anni Ottanta il rifiuto – da spettatore prima che da autore – dell’accademismo delle sceneggiature portò Moretti a raccontare in maniera “narrativamente libera” anche la crisi – familiare, esistenziale e politica – del protagonista di “Palombella rossa” attraverso una partita di pallanuoto che sembra non finire mai.
Sempre per capire la crisi della Sinistra italiana e del PCI in particolare, Nanni Moretti girò “La cosa” film documentario impregnato della polvere che sollevò la caduta del muro di Berlino.
Passano molti anni tra un film e l’altro, anni in cui Moretti si dedica al suo lavoro di produttore (Sacher Film) e di promotore di giovani registi nelle rassegne estive al Nuovo Cinema Sacher «Dopo un film – spiega – occorre “scaricarsi”. Fare un film è un investimento psicologico ed emotivo. Non è un lavoro automatico e bisogna lasciare passare un po’ di tempo tra un progetto e l’altro per poi ripartire da un sentimento perché diventi idea, soggetto e sceneggiatura».
Nanni Moretti nel finale di “Caro Diario” beve un bicchiere d’acqua e guarda in macchina – come fa anche ne “La messa è finita” – enigmaticamente, ed anche quando Gili gli domanda come abbia avuto l’intuizione di un Papa che sceglie di abbandonare il soglio pontificio, Moretti, sempre sul filo dell’ironia, preferisce non svelare il “mistero”.
Nanni Moretti ha ricevuto il Fipresci 90 Platinum Award ed il Premio Fellini per l’eccellenza artistica nella serata conclusiva del Bif&st.
Felice Laudadio (direttore del Bif&st) ha annunciato i premi assegnati dalla giuria espressa dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani e composta da Franco Montini (presidente del SNCCI), Vito Attolini, Paola Casella, Francesco Gallo, Andrea Martini, Cristiana Paternò e Federico Pontiggia.
Il Premio Mario Monicelli per il miglior regista è stato assegnato a Francesco Munzi per ”Anime nere”; il Premio Franco Cristaldi per il miglior produttore a Luigi Musini per “Anime nere” di Francesco Munzi e per ”Torneranno i prati” di Ermanno Olmi per il quale è stata premiata anche la co-produttrice Elisabetta Olmi (entrambi i film sono stati realizzati in coproduzione con RAI Cinema rappresentata da Cecilia Valmarana).
Il Premio Tonino Guerra per il miglior soggetto è andato a Marcello Mazzarella per “Biagio” di Paquale Scimeca; il Premio Luciano Vincenzoni per la migliore sceneggiatura a Edoardo Leo e Marco Bonini per ”Noi e la Giulia” di Edoardo Leo; il Premio Anna Magnani per la migliore attrice protagonista ad Alba Rohrwacher per ”Hungry Hearts” di Saverio Costanzo; il Premio Vittorio Gassman per il miglior attore protagonista ad Elio Germano per ”Il giovane favoloso“ di Mario Martone; Premio Alida Valli per la migliore attrice non protagonista ad Anna Foglietta per ”Noi e la Giulia” di Edoardo Leo; il Premio Alberto Sordi per il miglior attore non protagonista a Carlo Buccirosso per ”Noi e la Giulia” di Edoardo Leo; il Premio Ennio Morricone per le migliori musiche a Paolo Fresu per ”Torneranno i prati” di Ermanno Olmi; il Premio Giuseppe Rotunno per il miglior direttore della fotografia a Fabio Cianchetti per ”Hungry Hearts” di Saverio Costanzo; il Premio Dante Ferretti per il miglior scenografo a Giuseppe Pirrotta per ”Torneranno in prati” di Ermanno Olmi; il Premio Roberto Perpignani per il miglior montatore a Cristiano Travaglioli per ”Anime nere” di Francesco Munzi; il Premio Piero Tosi per il miglior costumista a Nicoletta Ercole per ”Incompresa” di Asia Argento.
Per la sezione Panorama Internazionale la giuria popolare presieduta da Valerio De Paolis ha assegnato il Premio Internazionale al miglior regista a Louis-Julien Petit per il suo film ”Discount” con Menzione speciale al regista Oles Sanin per il suo film ”Povodyr – The Guide”.
Il Premio Nuovo Imaie Migliori Attori della sezione ItaliaFilmFest/Opere prime e seconde è stato assegnato ad Alba Rohrwacher per ”Vergine giurata” di Laura Bispuri e a Pierfrancesco Favino per ”Senza nessuna pietà” di Michele Ahlaique.
Nella conferenza stampa con Ettore Scola (Presidente Bif&st), Maurizio Sciarra (Presidente Apulia Film Commission), Silvia Godelli (Assessore al Medirraneo, Cultura e Turismo Regione Puglia), Silvio Maselli (Assessore alle Culture e Turismo Comune di Bari), Felice Laudadio ha annunciato in anteprima il programma della settima edizione del Bif&st che si terrà dal 2 al 9 aprile 2016.
Il festival sarà dedicato a Marcello Mastroianni a vent’anni dalla sua morte e vedrà impegnati nelle master class otto tra attori ed attrici internazionali.
Written and Photo by Irene Gianeselli