Chiedersi il perche’ della crisi di un Bari che sembra solo l’ombra di quello degli ultimi anni, un Bari grintoso capace di spaventare anche le Grandi squadre della serie A, sembra quasi inutile, inutile per molti tifosi che sembrano gia’ rassegnati a meta’ campionato ad una retrocessione che appare quasi inevitabile.
Che fine ha fatto quel Bari, si chiedono in molti, e tante sono le risposte, molteplici. Si passa da: “si e’ rotto qualcosa nello spogliatoio”, a “gli schemi di Ventura li conoscono tutti”, a “la rosa e’decimata” e perfino si sente qualcuno dire “Ventura doveva puntare i piedi a inizio campionato e chiedere qualche uomo in piu’”.
La verita’, forse, ci permettiamo di pensare, sta nel mezzo, un po’ in tutte le risposte, o forse in nessuna. Poco importa! Resta il fatto che del Bari che faceva gridare, battere e palpitare i cuori dei tifosi biancorossi, una squadra che in campo ricordava tanto “il Real Madrid”, di quel Bari non c’è piu’ traccia. C’è solo un barlume di flebile orgoglio che tiene insieme la squadra e consente, pur con una “rosa” decimata in assoluta emergenza, di giocare allo stadio Olimpico e di perdere con la Roma “soltanto” 1-0 e con un rigore parato da Gillet.
A questo punto che fare, che pensare? Il tifoso medio, quello del “bel tempo” non guarda neanche piu’ le partite, abbandona la squadra rendendola ancora piu’ fragile e insicura.
Il tifoso medio, appunto! Per fortuna, pero’, c’è anche un altro tipo di tifoso quello su cui la squadra puo’ contare e che dagli spalti dell’Olimpico grida “Bari, Bari”. Quel tifoso che, con incrollabile fede calcistica, si piazza davanti alla tv alle 15 di domenica pomeriggio, sperando ogni volta di ritrovare il suo Bari: quello che non si arrende, che lotta fino alla fine, che sbaraglia gli avversari in campo fino a vincere la partita.
Non e’ utopia, si chiama tifo, passione, fede nei colori di una maglia, quella biancorossa, che nel corso degli ultimi anni ha vissuto tante fasi; e’ passata dalla serie B alla A e poi di nuovo in B dopo molti anni di permanenza in A, e ora e’ di nuovo in serie A.
Questa volta pero’ non si tratta solo di un buon gioco, di una buona squadra promossa in serie A per una stagione, ma di bel gioco e di una squadra che merita di ritrovarsi e di restare in A.
Il vero tifoso, non si illude, spera ancora nella risalita dal fondo della classifica, e non lascia la squadra sola, mai!
Il vero tifoso sa che anche quel po’ di sostegno dagli spalti, davanti al video o dietro la rete del campetto di allenamento, quel po’ di sostengo puo’ far risalire il morale dei giocatori.
Certo, da solo questo non basta, ma e’ gia’ molto. Il resto e’ compito della Societa’. Intelligenti pauca.
Celeste Morea