Il baricädi a Pärma in-t-al 1922

Creato il 04 agosto 2011 da Nesti

Le barricate antifasciste dell'agosto 1922 a Parma

In seguito all'inasprirsi delle violenze fasciste contro le organizzazioni e le sedi del movimento operaio e democratico, l'Alleanza del Lavoro (organo di un ampio fronte sindacale) proclamò per il 1° agosto 1922 uno sciopero generale nazionale in "difesa delle libertà politiche e sindacali". Contro la mobilitazione dei lavoratori si scatenò la violenza delle squadre fasciste lungo tutta la penisola. | L'Alleanza del Lavoro sospese lo sciopero il 3 agosto, ma le aggressioni aumentarono e solo in poche città fu organizzata la resistenza alle azioni delle camicie nere. Le spedizioni punitive ebbero così un totale successo con la distruzioni di circoli, cooperative, sindacati, giornali ed amministrazioni popolari. | A Parma, sola eccezione, gli sviluppi dello sciopero furono ben diversi: la città divenne teatro di una resistenza armata alle squadre fasciste che, dopo cinque giorni di combattimenti, risultò vittoriosa. I lavoratori avevano risposto compatti allo sciopero e, forti delle tradizioni locali del sindacalismo rivoluzionario, mostrarono ancora una volta grande capacità di mobilitazione e di combattività. | Parma era "rimasta quasi impermeabile al fascismo" (Italo Balbo, Diario, Milano 1932) ed inoltre, dal luglio 1921, operava contro le aggressioni delle squadre nere l'organizzazione armata degli Arditi del Popolo, costituita dal deputato socialista Guido Picelli, che reclutava giovani lavoratori soprattutto tra le fila del socialismo radicale e dell'anarchismo. | Nei giorni di agosto furono mobilitati dal Partito Fascista per la spedizione su Parma circa 10.000 uomini, giunti dai paesi del Parmense e dalle province limitrofe; a comandarle venne inviato Italo Balbo, già protagonista di analoghe spedizioni militari a Ravenna e a Forlì. La popolazione dei borghi dell'Oltretorrente e dei rioni Naviglio e Saffi rispose all'aggressione innalzando barricate, scavando trincee ed organizzandosi in una difesa estrema delle proprie case e sedi politiche. | Mentre a livello nazionale lo sciopero si esauriva e il fronte democratico veniva sconfitto, a Parma la resistenza si faceva sempre più tenace e, nei borghi dietro le barricate popolari, i poteri passarono al direttorio degli Arditi del Popolo e al suo comandante Picelli. | Gli scontri coinvolsero attivamente tutta la popolazione e venne superata ogni polemica politica tra le diverse tendenze: arditi del popolo, sindacalisti corridoniani, confederali, anarchici (Antonio Cieri comandò la resistenza del rione Naviglio), comunisti, popolari, repubblicani e socialisti combatterono, fianco a fianco, le squadre delle camicie nere. | Cinque furono i caduti dietro le barricate: il consigliere comunale del PPI Ulisse Corazza, il giovanissmo Gino Gazzola, Carluccio Mora, Giuseppe Mussini e Mario Tomba. | Dopo numerosi tentativi di superare le barricate e le devastazioni, nelle zone centrali della città, al circolo dei ferrovieri, negli uffici di numerosi professionisti democratici, nelle sedi del giornale "Il Piccolo", dell'Unione del Lavoro e del Partito Popolare, iniziarono le trattative per la fine dei combattimenti tra il comando di Balbo, le autorità militari e la Prefettura. La notte tra il 5 e il 6 agosto le squadre fasciste smobilitarono e lasciarono velocemente la città senza essere riuscite a penetrare nelle zone controllate dagli antifascisti. Il 6 agosto il generale Lodomez, comandante militare della piazza, assunse i pieni poteri e proclamò lo stato di assedio. | Nella mattinata i soldati, festosamente accolti dalla popolazione, entrarono nei rioni dell'Oltretorrente e del Naviglio e, in poco tempo, la situazione tornò alla normalità. | Le ragioni sociali e politiche della vittoria antifascista di Parma sono numerose e si legano a vecchie e nuove esperienze del movimento locale dei lavoratori. Innanzitutto il tradizionale ribellismo urbano dei quartieri più miseri della città (in particolare dei borghi dell'Oltretorrente). Qui l'innalzamento delle barricate, tra le vie strette e torte, con il lancio di tegole dai tetti e di pietre per le strade, si era consolidato come forma di autodifesa contro le forze di polizia e l'esercito già alla fine del XIX secolo. | In secondo luogo la cultura parmense dell'interventismo di sinistra e l'esperienza combattentistica nella Prima guerra mondiale di molti lavoratori avevano rafforzato una forte volontà di cambiamento sociale e politico. Inoltre i congedati portarono dal fronte le conoscenze delle tecniche di guerra, la disciplina e la tattica militare. | L'intreccio tra l'insurrezionalismo urbano e l'esperienza combattentistica, oltre alla figura carismatica di Picelli e alla sua proposta politica per un fronte unitario antifascista, furono alla base degli avvenimenti parmigiani dell'agosto 1922.

Per ulteriori dettagli:
http://www.barricateaparma.it/eventi.html

Il baricädi a Pärma in-t-al 1922

Testo in dialetto Parmigiano scritto da Enrico Maletti

I n’ àn miga scravoltè la storia e gnànca al mond chi sìnch gioron li. | Il baricädi a Parma j én städi 'na spece äd prologh par còll ch’a sarìss sucés vint ani dopa, in-t al 1943, par man äd ‘na nóva generasjón. | Al primm at important äd la rezistensa l'é stè scritt, second pareccia génta, con al sangov, in-t i nostor bor’gh äd Pärma. | Borogh trasformè in trincei e la Parma come un nuovo Piave, che mormorava, (non contro lo straniero), mo con coj ch' vräva fär il próvi par "la marcia su Roma". I gh’ l’àn caväda con còla su Ròmma, mo còlla su Pärma no. In chi gioron li a s’era miss insèmma un’ unitè antifasissta con; comunista, socialista e catolich, insèmma in nomm di valor d' un pòpol che, cme dzäva Giacomo Ferrari, la sémpor lotè contra il tirannij, l' à dè di fjo generoz al Risorgimént, e sentonär äd condanè al galeri di trist regìmm. | La sméla dil sinch giornädi la s’pìa al 31 äd luj dal 1922 col siopero legalitäri, nisùnna manifestasión nisón comissi nisón incidént. | Mo però al primm d' agost a s’ comincia a muciär un sach äd camizi nigri in citè, ch’l' avmenta durant la nota e ala matén'na dopa. Il primmi buj ala maten'na dal du d'agost in borogh dal Navilli. | E proprja chi a s’ comincia a vèddros il primmi barichädi fati su con ogni sorta äd materiäl su ordin tasativ dal Comität d'asión indò gh’éra di esponént dilj organizasión proletärij e Guido Picelli. | La citè la vén difesa, e la vén diviza in cuator setor. Naviglio e Saffi in Pärma nóva, Bixio e D'azeglio in-t l’ Oltretorént. | Vintidò scuädri d' ot o dez òmmi i difendon al setor ‘d l’Oltretorent; sez scuädri al Navìlli e cuator al Saffi. L'armamént l’éra fat äd fuzil modél 1891, moschètt, pistoli d'ordinansa rivoltéli e bombi Sipe. | Soltant la metè ‘d j ommi la gh’à un fuzil o un moschètt. | Insìmma ai còpp intant gh’é chi s’prepära a vudär acua bojenta sul camizi nigri che intant j’ én rivädi in dezmilla. | A j Ardì dal popol, al corp fondè da Guido Picelli che, durant la rezisténsa, al gnirà ciamè " Il primo reparto Garibaldino", a gh’ aderissa comunista, socialista, catolich e sindacalista rivolusionäri. | Al tri d'agòst ariva Italo Balbo, ch’al mónta al so quarter generäl in-t l' Hotel Croce Bianca in Piasa ‘dla Stechäda, e al scrivrà in-t-al so diäri: (La città è rimasta impermeabile al Fascismo.) | La batalja la s' pìa azvén a Borogh dal Navilli, cuäzi strichè su dal camizi nigri. Intant a gh'é un scambi äd fuzilädi insìmma al spondi dal torént, insìmma ala riva sinistra, in borogh di Cara, a l'altessa indò gh’é adés la scola Filippo Corridoni, a vén masè al mecanich, Ulisse Corazza, consjér comunäl dal partì popolär. | La maténna dal cuator d'agòst, i barichè i s’ difendon da ‘d j ätor asält. | A vén dè fógh al Circol di Ferovier, a s’ rinforsa il barichädi e intant socuant Fasista i späron dala tòrra äd San Paolo, da Borogh dal Pramzanén e da Via Felice Cavallotti. La sede dal Giornäl il Piccolo la vén dèvastäda, insèmma a còlla dal Partì Popolär e còlla äd l'Union dal lavor. | L'ordin scritt cons’gnè a ‘na stafètta ch’la vén da Borogh dal Navilli, l' é còll äd "Resistor a cost äd morir sul post", intant sòtta il fuzilädi a mora Gino Gazzola, poch pu che un putén, e Carluccio Mora.  | In-t al dop mezdì a s’ riva a n'acordi par Borogh dal Navilli, i soldè i vénon dentor in-tal cuarter e intant a sé zlontana il camizi nigri. | La stésa operasión in-t l'oltretorent, a l’ospedäl äd via d'Azeglio intant a móra Giuseppe Mussini f’rì al gioron primma in viäl Mentana, al so nomm in-t-la lista di mort tra i barichè al sé zonta a coj äd MarioTomba e Attilio Zilioli colpì intant ch’al serca äd socòrror un f’rì. Tra il fili di Fasista i mort i s’ran trentesincov. | Al sincov d'agòst sedi äd partì e ufissi di professinista simpatizant par j insort i venon devastè dal Camizi Nigri. | Värs il vunz ori Italo Balbo al pasa dal pont Verdi e al va finna ala Ceza dil Grasij, in via dei Farnese, mo po al s’ritira davanti al fogh ‘d ‘na mitralia da l'asält ala cambra dal lavor in via Rodolfo Tanzi. A gh’ prova po n'ätor grupp ch’al vén respint dai soldè. Al Vèsscov ,Monsignor Conforti ,al d’manda ‘na tregua äd pacificasión e dopa 'na longa tratativa al c’mand di Fasista l'ordina la zmobilitasión.Värs sira i Fasista, zlontané da la citè, i se sfogon a scargär lj ärmi contra la pensilina äd la stasión. | Toch dopa Toch, i mobil, i car e il scrani sarvidi par fär su il trincei i van indrè a fär al so solit lavor. | Il barichädi i vènon smantelädi dal strädi, mo miga dala memoria.  (ENRICO MALETTI)

Per ulteriori dettagli:
http://parmaindialetto.blogspot.com/2011/08/il-baricadi-parma-in-t-al-1922-testo-in.html

Nell'immagine: Pianta della città con localizzazione di barricate. Da: 1922 – 1962. Quarantesimo anniversario delle barricate d’agosto. Documenti sul contributo di sacrifici e di sangue dell’antifascismo parmense alla causa della democrazia. Parma, Step, 1962.


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