E’ passata così in sordina questa rassegna del Mondiale per Club, altisonante definizione che vorrebbe, nelle intenzioni, fare da volano alle migliori rappresentative mondiali prese nei singoli continenti, che viene quasi difficile scriverne. Giusto a livello teorico, giacchè il mondo non si limita a Europa e SudAmerica, le due grandi Patrie che si sono da sempre, nel corso dei decenni, sfidate nelle attese (quelle sì) sfide di Coppa Intercontinentale. Ora invece duole constatare un’amara realtà: di questo torneo interessa ben poco alla gente e, per le stesse squadre impegnate – tra l’altro in fretta e furia in un periodo dell’anno alquanto improbabile – funge solo da arricchimento della bacheca personale in fatto di trofei. Che poi le sorprese – fino a un certo punto – possano trovarsi dietro l’angolo (in fondo 12 mesi fa i brasiliani del Corinthians batterono i favoriti inglesi del Chelsea) è un altro discorso.
Quest’anno tuttavia era alquanto improbabile che la “rivelazione” Raja Casablanca, capace di stendere in semifinale l’Atletico Mineiro di Ronaldinho e Jo, potesse davvero avere la meglio sul super Bayern Monaco di Guardiola, capace di migliorare ulteriormente la già splendida, efficace macchina “da guerra” e di “bel calcio” esibita lo scorso anno dal predecessore Jupp Heynckes, grazie all’inserimento graduale del ribattezzato “Token Token”.
Bayern che ci ha messo poco per prendere il controllo della gara, disputata a Marrakech, e quindi in casa dei rivali, per via di due reti siglate nei primi 22 minuti: al gol iniziale del difensore centrale Dante, dopo 7 minuti, ha fatto seguito una quindicina di minuti più tardi la realizzazione di un ritrovato Thiago Alcantara, gioiellino ex Barça, fortemente voluto da Pep Guardiola quest’estate, dopo che lo spagnolo era stato il vero MVP del Campionato Europeo Under 21 vinto con pieno merito dalle giovani Furie Rosse.
Tanto cuore e tanto impegno, tanto entusiasmo e calore del pubblico poco hanno potuto incidere contro i tedeschi, che nel turno precedente si erano sbarazzati con altrettanta facilità dei Campioni d’Asia, rappresentati degnamente dal Guangzhou Evergrande allenati dal “nostro” Marcello Lippi, capace in pochi anni di portare un club cinese nell’èlite del calcio d’oriente, con disarmante facilità, mostrando una superiorità – per lo meno nel proprio campionato – a tratti disarmante.
E l’Evergrande si è mostrata una bella squadra anche in occasione della “finalina” per il terzo posto, pur essendo stata sconfitta proprio nei minuti di recupero dall’Atletico Mineiro.
Risultato pirotecnico comunque per gli uomini di Lippi, arresisi sul 3 a 2 appunto solo al 91°, dopo che erano riusciti brillantemente arresisi sul 3 a 2 appunto solo al 91°, dopo che erano riusciti brillantemente a ribaltare il gol iniziale di Diego Tardelli, grazie alle sue stelle Muriqi e Conca.
Poi ci ha pensato l’asso Ronaldinho a rimettere le cose in parità, con una splendida punizione sul finale del primo tempo. Per il brasiliano ex Milan, tutto proteso a rincorrere un posto tra i convocati di Scolari in vista del Mondiale che si disputerà nella sua Terra Natìa, una gara di alto spessore che a un certo punto rischiava di essere macchiata dall’espulsione colta nel secondo tempo. Mineiro rimasto in 10 ma con una grande forza d’urto che ha permesso di acciuffare in extremis la vittoria finale grazie al guizzo di Luan.
Il Bayern Monaco quindi vince confermando i pronostici questa edizione del Mondiale per Club ma sinceramente ci si auspica che la formula possa essere un po’ rivista, che le gare possano avere quantomeno un po’ di visibilità e clamore mediatico in più, altrimenti – alla faccia della storia e delle spesso infuocate sfide d’altri tempi, molte delle quali divenute quasi leggendarie, dai toni epici – si corre davvero il rischio che questa manifestazione serva più per soddisfare marketing e prestigio personale.