Non è mai corretto rispondere ad una domanda ponendo un altro interrogativo, ma obiettivamente a coloro che chiedono perché le misure di Draghi non dovrebbero funzionare mi pare che si debba ribattere “e perché dovrebbero funzionare?”
E mi sembra corretto rispondere in questo modo perché la quasi totalità di coloro (i soliti giornalisti prezzolati) che hanno accolto con giubilo le iniziative annunciate da Draghi si sono dimenticati di dire una cosa molto importante.
Oggi la Bce è “costretta” ad ricorrere al Quantitative easing (allentamento quantitativo) perché gli Stati, complice anche la deflazione, non riescono a ridurre il loro indebitamento, anzi lo aumentano, e le Banche che fino ad ora hanno acquistato i bond governativi, a loro volta non ce la fanno più (alcune, come ad esempio MPS sono in stato preagonico).
Ma nessuno ha messo in evidenza che, prima di arrivare al Quantitative easing, Mario Draghi le aveva provate tutte, forse non sono noti al grande pubblico, ma gli acronimi OMT, LTRO e TLTRO indicano piani messi in opera negli ultimi due anni dalla Bce e possono tranquillamente essere ricondotti ad operazioni di allentamento quantitativo.
MA NON HANNO FUNZIONATO
E si può chiaramente affermarlo perché se oggi siamo stati costretti al Qe, evidentemente, è perché quelle iniziative non hanno avuto effetto alcuno. Ed allora ecco che sorge spontanea la domanda che nessuno ha posto a Draghi:
Perché ora il Qe dovrebbe funzionare?
Perché di un importo superiore a quello delle precedenti misure?
Perché va ad incidere direttamente sull’economia reale?
Allora alla prima domanda non so rispondere (anzi personalmente penso che anche il Qe, per una serie di motivi, non avrà grandi effetti), alla seconda si potrebbe anche rispondere sì, mentre alla terza la risposta è assolutamente no!
Nel confronto con i giornalisti susseguente alla conferenza stampa di giovedì scorso, Draghi, in risposta ad un giornalista che gli chiedeva se con le misure annunciate non si correva il rischio di innescare una inflazione ben maggiore di quella desiderata, il Presidente della Bce ha risposto dicendo “lei ha visto problemi di inflazione nei Paesi che hanno fatto ricorso al Qe?”. Ebbene personalmente non la ritengo una risposta corretta (dicevo all’inizio che non si dovrebbe mai rispondere ad una domanda con un altro quesito), in quanto lui deve spiegare IL PERCHE’ non si creeranno problemi di questo tipo, e non basta dire che in altre parti del globo ciò non è successo, potrebbero esserci state condizioni diverse.
Ma in questo caso lui si è ben guardato dal rispondere al giornalista perché altrimenti avrebbe dovuto sottolineare che il Quantitative easing NON è uno strumento che produce effetti inflattivi PERCHE’ NON VA AD INCIDERE DIRETTAMENTE SULL’ECONOMIA REALE, sotto questo punto di vista dovrebbe essere più efficace il TLTRO (non addentriamoci però su questo terreno, sto scrivendo un articolo e non un trattato), ciò però che mi preme sottolineare è che ancora una volta si cerca di far passare un intervento pubblico per un elisir attribuendogli effetti taumaturgici che invece non ha!
Gli effetti positivi, semmai ci fossero, sarebbero solo indiretti, ed, in Europa in particolare, tutti da dimostrare.
Il Quantitative easing è un aiuto ai bilanci fallimentari degli Stati che, secondo Draghi, alleggeriti in questo modo possono così aiutare maggiormente l’economia reale, ma se gli effetti benefici sono tutti da verificare le controindicazioni sono certe e deleterie.
In pratica in questo modo andiamo a “statalizzare” ancor di più l’economia, mentre si dovrebbe agire esattamente al contrario! Ed allora i tedeschi, che sanno bene come andrà a finire, alla fine hanno deciso di dare il loro assenso a condizione che i rischi (assolutamente certi!) restino per l’80% in capo agli Stati nazionali!!!
Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro