Magazine Cultura
Lunedì 14 novembre, la solita nebbiosa giornata dell'autunno inoltrato milanese, tutto normale, gli uffici pieni, il traffico, la gente incazzata perchè è lunedì e "con questo cazzo di freddo chi diavolo ha voglia di uscire dal letto?", le metro intasate e i ragazzi che marinano la scuola, tutto normale insomma, almeno fino al pomeriggio, perchè la sera riserva un appuntamento di quelli da leccarsi le orecchie.... Già alle 7 la tangenziale est è intasata, e dove solitamente il traffico si scioglie questa volta si congestiona, una infinita colonna di macchine porta dritti di fronte al forum di Assago, dove tra poco più di un paio d'ore a scambiarsi musica e sudore sul palco ci saranno due mostri sacri, due personaggi con un rapporto di amore e odio che dura ormai da 30 anni e che divisi o uno a fianco all'altro rappresentano la sicurezza di grande musica....
I nomi sul biglietto d'ingresso fanno davvero soggezione, sia quello di Mark Knopfler, sia ancora di più quello dell'immenso Bob Dylan. L'"uomo tranquillo del rock" sul palco insieme al "menestrello", il rock inglese e quello americano, 62 anni da una parte e 70 dall'altra ma in comune la voglia di conquistare, coinvolgere e sconvolgere.... Le premesse non potrebbero essere delle migliori e, inutile dirlo, l'evento è sold out ormai da mesi. Fuori dai cancelli del forum la folla che si accalca è tra le più eterogenee che si possano vedere, c'è la vecchia guardia formata dai più o meno coetanei di Bob Dylan, e a fianco a loro i rispettivi figli e perfino i nipoti, tre e in alcuni casi quattro generazioni a fianco a simboleggiare quanto la musica possa essere eterna. C'è chi di concerti di Bob Dylan ne ha visti ormai un mare e chi come il sottoscritto è alla prima volta, c'è anche chi, onestamente incomprensibile, è lì soltanto per Knopfler. Ci sono i soliti bagarini, ci sono le bancarelle con i gadget e le magliette appese con i faccioni di Bob e di Mark, quelli vissuti di oggi e quelli storici di bob coi riccioloni al vento e Mark con la bandana di spugna a coprire la fronte sudata. C'è tutto e l'attesa si fa snervante. Quando finalmente i cancelli si aprono un fiume di gente corre nel parterre e al secondo anello per accaparrarsi i posti migliori, il primo anello come sempre si riempie molto più lentamente vista la comodità dei posti numerati.... Tutto pronto, pian piano il forum diventa sempre più saturo di gente e i circa 15000 spettatori sono assiepati davvero in ogni angolo, è tutto come dovrebbe essere, mancano soltanto loro due....
Ormai sono passate da poco le 9, ci siamo.... Le luci si spengono e un boato enorme accoglie prima la nutrita band e poi Mark Knopfler, che da buon "uomo tranquillo" si presenta come fosse l'ultimo dei dilettanti, su un palco semplice quanto il piano leggermente rialzato di un pub irlandese, con le sole luci essenziali per un paio di effetti, jeans, camicia nera, scarpe marroni e l'aria di chi nonostante la carriera sia stupito di trovare tanta gente venuta lì a vederlo suonare. Nutrita band dicevo, nutrita e se non anomala sicuramente particolare, con Mark ovviamente alla prima chitarra, Richard Bennett alla seconda, Guy Fletcher alle tastiere, Jim Cox al piano, Ian Thomas alla batteria e tre elementi rari, Mike McGoldrick al flauto, l'ottimo Glenn Worf al contrabbasso e un formidabile John McCusker al violino. Già dalla formazione è evidente che la linea del concerto non sarà principalmente elettrica come forse parecchia gente si aspettava, ma non c'è tempo di pensare a tutto questo, si parte! L'attacco di "What it is" fa letteralmente esplodere la folla, folla che a dirla tutta sarebbe esplosa con qualsiasi attacco, e forse per questo non si gode a pieno la spettacolare esibizione, uno dei brani meglio eseguiti in assoluto dell'intero concerto.... E' incredibile come un artista riesca a personalizzare il suono in quel modo, la chitarra di Mark suona sempre così, già da quando con i Dire Straits riempiva gli stadi, e chi come me ha amato la vibrazione di quelle sei corde la potrebbe riconoscere in mezzo a un milione di altri suoni....
Dietro di lui la band si da da fare non poco, McCusker su tutti che porta il crine del suo archetto alla temperatura di fusione tanta è la passione che ci mette.... Lo spettacolo ha un'impronta marcatamente country/blues, genere in cui Knopfler si è sempre più addentrato già dalle ultime scorribande con i Dire Straits, e conquista la folla; con la successiva "Cleaning my gun" è davvero impossibile non battere il piede.... Giusto il tempo per Mark di cambiare nuovamente chitarra e abbozzare un "Thank you so much" e si riparte con "Sailing to Philadelphia", dall'omonimo album del 2000, per poi proseguire cronologicamente nella carriera di Mark con un blues elettrico da far venire la pelle d'oca, direttamente da "The Ragpicker's Dream" del 2002 le fugaci svisate e un assolo finale da paura fanno esplodere il delirio del pubblico sulle note di "Hillfarmer's blues".... Siamo alla quarta canzone e Mark ha già cambiato 4 chitarre, continuerà così fino alla fine, cambiando chitarra praticamente ad ogni brano in maniera quasi ossessiva, ma poco conta, quel che conta è lo spettacolo davvero eccezionale. Si prosegue così, avanti a forza di ritmi country e a tratti folk con brani presi soltanto dalla carriera solista, non c'è spazio per l'autocelebrazione, Mark porta la sua musica, ma soprattutto crede nella sua musica, per portare a casa gli applausi gli basterebbe anche solo accennare il riff di "Money for nothing", ma non lo fa, piazza i suoi eccezionali assoli, alterna canzoni più riflessive ad altre più ritmiche e un'ora e mezza fila via liscia, passando per "Privateering", "Song for Sonny Liston", "Donegan's gone" e "Marbletown" e creando uno spettacolo divertente e coinvolgente.... Siamo ormai in dirittura d'arrivo e, separati da "Speedway to Nazareth", Mark concede un paio di pezzi da nostalgia della bandana di spugna.... Il primo è un vero tuffo al cuore, con l'intero forum che si scioglie sulle prime, inconfondibili note di "Brothers in arms", sono 7 minuti di pura magia e di vibrazioni, con i cellulari in chiamata visibili in tutto il forum in direzione del palco e qualche fiamma da accendino che si muove piano tra le parole cantate dalla folla e le svisate e gli assoli fulminanti del buon vecchio Mark.... Il boato del pubblico alla fine del pezzo fa letteralmente tremare le pareti del forum, l'emozione è davvero palpabile e qualche lacrima riga i volti dei presenti..... Subito dopo ariva "Speedway to Nazareth" e a terminare l'esibizione "So far away", altra pietra miliare dei Dire Straits che chiude alla grande un concerto superlativo, Mark ringrazia ancora e se ne va come se non avesse fatto vibrare in modo incredibile 15000 cuori....
Ora si riaccendono le luci, gli addetti ai lavori scattano sul palco e in quattro e quattr'otto smontano il set di Mark Knopfler e preparano il palco per l'arrivo del menestrello di Duluth. Nel frattempo alcuni, anzi, molti a dire la verità, lasciano il forum e onestamente viene da chiedersi perchè.... Detto questo passa una ventina di minuti e le luci tornano nuovamente a spegnersi, le urla della folla si moltiplicano e un'importante voce fuori campo introduce lo spettacolo, sul palco sta per salire una delle leggende della musica, direttamente da Duluth, Minnesota, all'inizio della storica Highway 61, "Ladies and gentlemen, mr. BOB DYLAN!", e il pubblico va già in visibilio alle sole parole pronunciate.... Quando le luci si accendono lui è già lì, in piedi dietro le tastiere, "Man in the long black coat" come recita il titolo di un suo grande pezzo, stivaletti lucidi a punta, cappello d'ordinanza e giacca lunga, tutto ovviamente in nero, e dietro di lui la sua band, la solita, formata da Donnie Herron, George Receli, Charlie Sexton, Tony Garnier e Stu Kimball....
Niente saluti, niente parole, niente di niente, si attacca al volo, insieme a Bob e alla band il buon Knopfler fa capolino per passare il testimone suonando nei primi tre brani, per poi lasciare tutta l'attenzione al Maestro.... Si parte con "Leopard-Skin Pill-Box Hat", e già dall'incipit si preannuncia un concerto più hard di quanto molti si potessero aspettare. Dimenticatevi il menestrello folk, scordatevi la chitarra acustica e l'armonica che suona lieve, Bob stasera è carico come una molla e ha voglia di fare rock! Il brano è rivisitato in chiave più elettrica e sporca, e così sarà per il resto del concerto.... Finisce il primo pezzo e le luci si spengono tra gli applausi scroscianti del pubblico. Il palco non è cambiato dal concerto precedente, semplice, spartano ed essenziale, perchè quando ti chiami Bob Dylan la sola cosa importante è la tua musica, l'unico preziosismo che Dylan e Knopfler si sono concessi è quel che compare sul telo dietro il palco, che illuminato con una luce rossa lascia tra il chiaro e lo scuro la traccia dei loro due visi, il resto è solo contorno, sono dettagli futili, perchè per fare musica tutto quel che serve sono gli strumenti (e a volte nemmeno quelli) e qualcuno disposto ad ascoltare.... Al forum le persone disposte ad ascoltare sono 15000, e allora sotto con la musica! Il secondo pezzo è "It's All Over Now, Baby Blue", alle prime due note un urlo squarcia l'aria nel forum, Bob prende in mano per la prima volta nella serata la sua fedele armonica, e col cazzo che suona leggera! Amplificata e potente tanto da coprire il resto, ed è così che il pubblico la vuole, gli applausi scrosciano nuovamente e si arriva al terzo brano, "Things Have Changed", l'ultimo con la gentile collaborazione di Knopfler che per l'occasione saluta il pubblico con un assolo agli ultrasuoni. Sotto il palco si salta, si urla e si applaude, ma quelli che cantano sono davvero pochi, non perchè non si sappiano le parole delle canzoni, ma perchè Bob le ribalta, prende la sua stessa musica dalla fodera interna, la rivolta come un calzino e come un coniglio dal cilindro ne tira fuori una nuova versione, una nuova interpretazione, una nuova vibrazione.... Certo è che se non è in grado di star dietro al menestrello e alla sua interpretazione, il pubblico è gran bravo a far casino e, lasciatemelo dire, noi italiani facciamo il casino migliore del mondo se vogliamo!....
E allora così, tra urla, applausi e piedi che battono per terra a tempo Bob ripropone la sua storia, qualche brano molto datato, qualcosina di più recente, il tutto in una maniera unica, con i bpm raddoppiati, a velocità non consone a un cantastorie ordinario, ma si sa, Bob NON E' ordinario.... Il quarto pezzo è "Spirit on the water" in versione quasi irriconoscibile, con la voce rauca di Bob che si fa sempre più arrogante e la band dietro che fa il suo lavoro come meglio non si potrebbe chiedere, poi qualche secondo di pausa, le luci del palco calano e poi si riaccendono, arriva "Honest with me", anche questa rimescolata come tutte le altre.... Bob sembra divertirsi a rendere i suoi pezzi il meno riconoscibili possibile, sempre più distanti dall'originale quanto più i brani siano famosi e amati, è il caso della successiva "Tangled up in blue", uno dei pilastri della sua discografia buttato giù e ricostruito a suon di ritmo country/blues e scariche elettriche, è poi la volta di "The Levee's Gonna Break" che fa la stessa fine, così come "Desolation Row", l'unico brano folk di "Highway 61 revisited", pensate che l'abbia cantato in chiave folk? Neanche morto! E a proposito di "Highway 61 revisited", la title track è il successivo brano in scaletta e, visto che il brano è tra i più amati del signor Dylan, lui pensa bene di scuoterlo, scacciar via la polvere e l'odore di decenni di storia e rifargli completamente il trucco; la cosa non sta bene a molta gente tra il pubblico, ma Bob è un vulcano, un fiume in piena che risponde con un "chissenefrega" a suon di armonica, e anche gli scettici alla fine devono applaudire.... Abbiamo ormai già passato il giro di boa, ma il ragazzino di 70 anni sul palco non accenna a fermarsi, esegue una mostruosamente bella versione di "Simple Twist Of Fate", riprende l'armonica, la suona e poi la butta, la perde e poi sposta tutto per ritrovarla, e continua per la sua strada ribaltando e rigirando i brani come gli pare e piace, con la cadenza della voce costantemente sull'aria della sfida. Bob sembra guardare in faccia il suo pubblico e dire "Sentite che vi combino adesso!", e di cose ne combina parecchie, soprattutto ora che stanno arrivando i botti finali.... Ad attenderci al varco ci sono "Thunder On The Mountain" e "Ballad Of A Thin Man", applauditissime ma che in realtà sono solo il preludio della fiammata finale. Fiammata che ha la sua prima scintilla con l'attacco di "All Along The Watchtower", immancabile brano ovviamente caricato di watt come un mulo da soma, e infine l'apoteosi, la massima creatura, la sfida più grande per uno che sta ribaltando in 2 ore tutta la sua carriera, sfida che Dylan vince quasi senza faticare....
L'incipit è di quelli che riconosci al volo, quello di una canzone con 46 primavere alle spalle, ma il proseguo è spiazzante, anche se forse il più azzeccato di tutti.... Sembra che l'espressione di sfida di Bob durante tutto il concerto fosse preparatoria a questo, una sfacciata versione di "Like A Rolling Stone", rovesciata letteralmente sulle assi del palco, sputata in faccia ai potenti urlando "How does it feel? To be on your own, With no direction home, like a complete unknown, like a rolling stone!", il forum accetta la sfida di Bob e gli sta dietro, la canta, fino alla fine, e sull'ultima nota l'applauso di tutto il pubblico travolge come un'enorme onda il menestrello Bob, che dice le sue prime e uniche parole della serata per presentare la band.
Detto questo saluta tutti e le luci si spengono. Quel che ci si aspetta è che ritornino sul palco a farne un altro paio e Bob lo sa e, ovviamente, non ci pensa neanche! Le luci restano spente per una trentina di secondi, il tempo per il menestrello di sparire nel buio, poi si accendono le luci del forum e molti si guardano chiedendosi "Ah, finisce così?". Si, finisce così, Bob Dylan è così, e se non lo fosse probabimente non saremmo venuti qui stasera a vederlo. La sensazione, c'è da ammetterlo, è spiazzante, soprattutto per chi di concerti ne vede parecchi, ma a freddo ci si rende conto che resta dentro, è stata un'esperienza unica, perchè la musica in fondo non è altro che questo, emozioni e sensazioni uniche che ti restano addosso.... Il menestrello colpisce ancora, scuote ancora, emoziona ancora, e ancora come una volta divide e impera.... All'uscita c'è chi si lamenta per tutte le rivisitazioni di Dylan, chi perchè Mark Knopfler doveva fare più canzoni dei Dire Straits, chi è soddisfatto e chi non ha capito niente di tutto quel che gli stava succedendo intorno, ma ognuno degli spettatori si è portato a casa un pezzettino di storia, un pezzettino di Knopfler e un pezzettino di Dylan.... Il bello della musica è che sorprende sempre....
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