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Il bello e il bene in comune

Creato il 03 dicembre 2013 da 19stefano55

Tra le mie pochissime attività (la parola è alquanto imprecisa) meglio incarichi (ne ho solo 1) c’ è quello di strare in un consiglio di amministrazione, con un ruolo quasi volontario ( 120€ lorde tutto compreso, annue) per la   conservazione materiale e la finalità  storica-educativa di un’antica Villa del 1800 (1805 -1820).

Questa villa ha dei giusti vincoli ma ormai senza risorse pubbliche si fa fatica a mantenerla bella, di una bellezza che dà serenità e gusto dell’arte . Quindi si cerca di utilizzarla per manifestazioni coerenti ma è posta in zona rurale anche se c’è una superstrada e sopratutto, da sempre è considerata un luogo per farci una passeggiata, un bene comune ma senza investirci.

Prima era gola di chi poteva fare banchetti, magari con il politico locale , spero invitato a conclusione di un seminario cofinanziato dalla UE, poi sfilate di moda, ora magari come atelier di firme di abiti.

Insomma la società del lusso che potendo abbina lo sfarzo alle bellezze architettoniche.

Sovrintendenza monitora giustamente ma chi mantiene il solo costo di riscaldamento? Fosse stata a 2 passi dal centro storico di città illustri, ne avrebbe di appassionati ma appartiene ad una mini Fondazione, quasi una onlus perchè si cerca di evitare la presenza di commercianti.

La bellezza storica può diventare bene comune se il cittadino comprende che abbiamo 5 sensi e non solo il palato o il tatto. Fare un’esposizione pittorica, di libri antichi, di strumenti di lavoro o diletto era un omaggio all’arte quinsi all’artigianato e …al lavoro made in Italy.

Andiamo a la villa si, ma custodiamola cari illustri mecenati invisibili!

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