L’Istat ha pubblicato la settima edizione di “Noi Italia. 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo”, un quadro d’insieme dei diversi aspetti economici, sociali, demografici e ambientali del nostro Paese, della sua collocazione nel contesto europeo e delle differenze regionali che lo caratterizzano. Gli indicatori, raccolti in 19 settori, spaziano dall’economia alla cultura, al mercato del lavoro, alle condizioni economiche delle famiglie, alla finanza pubblica, all’ambiente, alle tecnologie e all’innovazione.
Abbiamo raccolto quelli più significativi relativamente a media, innovazione e formazione per fotografare quello che Chiappori già nel 1973 chiamava il belpaese.
Lettori di Quotidiani — Scarica i dati
Nel 2014 il 47.1% della popolazione di 6 anni e più ha dichiarato di leggere il giornale almeno una volta alla settimana. I lettori assidui, coloro che leggono il giornale almeno cinque giorni su sette, sono il 36.5 %. Coloro che dichiarano di leggere un giornale almeno una volta alla settimana superano abbondantemente i lettori di quotidiani e riviste online online come del resto già emergeva dai dati Audipress.
Nella fascia d’età 18–24 anni si scende sotto il 40%, mentre in tutte le classi d’età over 25, sino ai 74 anni, la percentuale supera la media nazionale con un picco del 58.5% per coloro tra 60 e 64 anni. Tutto il Sud Italia ben al di sotto della media nazionale mentre al nord si distingue, negativamente, il Veneto con il 33.7% della popolazione che legge il giornale almeno cinque giorni su sette.
Lettori di Quotidiani e Riviste su Internet — Scarica i dati
Nel 2014, in Italia, il 31% della popolazione di 6 anni e più dichiara di leggere giornali, news o riviste dal web negli ultimi 3 mesi, in calo rispetto al 2013 quando erano il 33.2%. Nella fascia d’età 18–24 anni le percentuali arrivano a circa il 50% per raggiungere il 51% nella fascia d’età 25–34 anni per poi invece calare sensibilmente. Secondo gli ultimi dati Audiweb, nel mese di dicembre 2014 erano online nel giorno medio il 68% dei 25-34enni [4,7 milioni], il 65% dei 18-24enni [2,7 milioni], e il 56% dei 35-54enni.
Il confronto internazionale, che fa riferimento alla fascia di età 16–74 anni nel 2013, mostra come l’Italia sia, ancora una volta, nella parte bassa della classifica.
Lettori di Libri Online o e-book — Scarica i dati
Se meno di un terzo della popolazione dichiara di leggere giornali e/o riviste online, il lettori di libri online o e-book sono davvero “merce rara”. Solo l’8.7% della popolazione di 6 anni e più usa internet per leggere o scaricare libri online o e-book. I maggiori fruitori del libro elettronico sono i giovani di 18–24 anni [oltre il 18%]. Rispetto al 2013 la tendenza è negativa, nonostante il crescere dell’offerta, con una lieve flessione dei lettori che erano dal 9.1% dodici mesi prima.
Lettori di Libri — Scarica i dati
Nel 2014 solo il 41.4% della popolazione di 6 anni e più dichiara di aver letto almeno un libro nel tempo libero nell’arco di dodici mesi, percentuale che crolla al 14.3% per i lettori forti, assidui, per coloro che affermano di averne letti minimo 12. Complessivamente il numero dei lettori di libri continua a diminuire, scendendo dal 43% del 2013. In calo anche i giovani con coloro tra i 20–24 anni che passano dal 57.2 a 53.5%.
La propensione alla lettura è molto differente per donne e uomini. Lo scarto, a favore delle prime, è di oltre 13 punti percentuali: le lettrici sono il 48%, i lettori il 34.5%. Sulle soglie dell’analfabetismo le percentuali di lettori di libri nel Mezzogiorno.
Utenti di Internet — Scarica i dati
In Italia il 57.3% della popolazione di 6 anni e più utilizza la Rete, ma è poco più di un terzo [36.9%] a farlo quotidianamente. Analfabeti digitali già fotografati dal rapporto del Censis del dicembre 2014 per quanto riguarda l’utilizzo del PC.
Migliora, ma non in maniera consistente, il panorama per quanto riguarda i giovani tra i 15 e i 24 anni che si connettono ad Internet, più della metà lo fa tutti i giorni. Il confronto internazionale con le altre nazioni dell’UE28 è impietoso.
Apprendimento Permanente — Scarica i dati
La formazione post experience, nel corso dell’attività lavorativa, è presupposto di base per mantenere aggiornate le proprie conoscenze e competenze rimanendo competitivi sul mercato del lavoro come individui e restando complessivamente competitivi come sistema Paese rispetto alle altre nazioni.
Se già emergeva un gap significativo con le altre nazioni della UE28 in specifico riferimento alle competenze digitali, anche più in generale la situazione non migliora, anzi.
In Italia l’indicatore assume un valore inferiore a quello medio Ue28: un valore pari al 14.6% per chi è in possesso di un titolo di studio universitario [18.6% media Ue], un valore pari al 7,5 per cento per chi ha un titolo secondario superiore [8.7% media Ue], per crollare all’1.6% per chi ha al più un livello di istruzione secondario inferiore [4.4% media Ue].
Spesa Pubblica per l’Istruzione e la Formazione — Scarica i dati
Nel 2012 per l’Italia il valore dell’indicatore [4.2% del Pil] è inferiore rispetto al valore medio dell’UE28 [5,3 per cento] ed a tutte le altre nazioni tranne Grecia, Slovacchia, Bulgaria e Romania.
La spesa in istruzione e formazione, misurata in rapporto al prodotto interno lordo, rappresenta uno degli indicatori chiave per valutare le policy attuate in materia di crescita e valorizzazione del capitale umano. I dati parlano da soli…