I piedi che fanno camminare la storia
(Tratto dalla lettera di Giuseppe Stoppiglia, in occasione della festa nazionale di Macondo)
[...]La nostra battaglia per il bene inizia proprio dalla lotta contro l’indifferenza al male, inizia dal sapersi indignare davanti al male. Per fare questo preferiamo partire dall’incontro con le persone, puntare sull’amicizia, un’amicizia vera, autentica e non imitazione. Vogliamo ascoltare narrazioni di storie di vita, luoghi dove si celebra la gratuità e l’accoglienza.
Dio si manifesta, non si conquista. Dio si concede, non si possiede. C’è un momento di estrema umiltà dell’essere umano ed è quando si arrende a Dio, stendendo le proprie mani. Dio non può essere dimostrato con argomenti chiari alla ragione, ma è conosciuto nell’esperienza di amare gratuitamente. Se qualche volta possiamo fare questo, se qualcuno lo fa a noi, è perché Dio c’è e vive in noi. Dio è colui che ama senza chiedere di essere amato. Dio non sa cosa farsene della religione, utile soltanto ai “sacerdoti”, quelli che vendono il “sacro”, in tutte le culture. Dio non chiede di essere religiosi, ma di essere buoni, soprattutto con chi ha maggiore bisogno di bontà, perché è poco buono.
Non si fa il bene per avere bene, ma perché è bene. È difficile, ma è possibile, senz’altro necessario.