- Il Cigno Nero – 2011 - ♥♥♥♥♥ -
di
Darren Aronofsky
Come si può non apprezzare tutto lo studio che c’è dietro quest’ ultimo capolavoro di Darren Aronofsky? E’ evidente lo studio che c’è dietro ogni dettaglio di colore, ogni ripresa alle spalle della sua protagonista e ogni piroetta espressa dalla protagonista Nina. Certo gran parte del merito va anche a Natalie Portman capace di interpretare con il suo volto un personaggio umano che al suo interno racchiude quella dualità della vita eternamente divisa da due contrastanti interiorità: quella che ci spinge al sentire emozioni che la nostra etica morale reputa sbagliate e quella che invece ci dirige verso il bello, il puro e il buono. Il mondo cinematografico di Aronofsky sembra essere ossessionato dalla ricerca della perfezione e le sue opere da Requiem for a Dream a The Wrestler ne sono un lampante esempio di come la sua sia una ricerca coraggiosa che osa oltre il limite del buonismo, spingendosi oltre fino a mostrarci quella parte della natura umana che è decisamente più oscura. E forse è proprio per questo che i suoi film non sempre incontrano l’ unanimità dei giudizi perchè quando si osa e si decide di andare oltre i limiti di ciò che si può o meno mostrare è pur sempre un rischio. Questo è infatti il destino che prima di lui hanno dovuto subire registi come David Cronenberg o David Lynch da sempre votati ad andare oltre le convenzioni visive che il cinema propone. Black Swan è un percorso umano di una donna: quello di Nina, che da sempre castrata da una madre fin troppo apprensiva e capace di insegnargli soltanto disciplina e rigore è incapace di vivere in maniera realmente libera e autentica sapendo sperimentare quella dualità tipica del vivere. E’ la dualità quindi ciò che sembra diventare protagonista in quest’ opera, non a caso gli specchi diventano protagonisti e ci regalano frequenti spettacolari inquadrature dove una perfetta Natalie Portman è in grado di rappresentare quelle che sono le pressioni emotive che il suo personaggio sente. Aronofsky è perfetto nella scelta dei due confini in grado di delineare un film. Con l’ inizio ci regala una meravigliosa parabola onirica nella quale due danzatori perdono piume come a voler presagire il percorso emotivo e di vita che la protagonista dovrà svolgere lungo tutta la durata dell’ opera cinematografica. Nel finale altrettanto perfetto ci regala un finale sorprendente che ancora una volta ci fa comprendere come la psiche umana sia in grado di dominare ogni nostra azione o deformazione percettiva. E durante il suo percorso Nina dovrà imparare ad essere una danzatrice perfetta, a saper fondere la tecnica con l’ abbandono e la purezza con la sensualità. Per fare questo dovrà attraversare una vera e propria crisi di identità che metterà in gioco il suo equilibrio psichico fino a non riconoscersi più in sè stessa e quindi perdersi. Il rischio e la paura di vivere sono quindi argomenti predominanti di questo film in grado di regalarci oltre a perfette sequenze visive (meraviglioso l’ uso della telecamera in soggettiva che tallona alle spalle la protagonista) , interessanti spunti di riflessione su quali siano i rischi della ricerca della perfezione, i limiti delle emozioni umani e la fragilità\forza della nostra psiche nell’ affrontare tutto questo. E esattamente come era in The Wrestler lo straordinario Mickey Rourke , anche qui, al centro di tutto rimane un essere umano ferito, ma al tempo stesso in grado di poter dimostrare a tutti la bellezza della vita nei suoi chiaroscuri di luce.
( Le mille facce dell' animo umano)
( Metamorfosi compiuta)