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Il Benny

Creato il 15 dicembre 2014 da Scribacchina

Scribacchina vive in un mondo fatato.
Vive in bilico tra le epoche più diverse.
In certi momenti non sa bene in quale anno si trova.

Le è capitato, qualche giorno fa, di parlare con uno dei suoi collaboratori più antichi: il signor A, un vispo e arguto personaggio che veleggia orgoglioso verso i novanta.
A Scribacchina piace fermarsi a chiacchierare con il signor A; le piace ascoltare i suoi racconti. Come quando, negli anni Cinquanta, andava a Milano in Cinquecento con i suoi cinque storici amici. E i signorotti milanesi si fermavano stralunati ad osservare quello scatolotto di macchina che vomitava uno, due tre, quattro, cinque ragazzoni bergamaschi di quasi due metri.

Il signor A sa che Scribacchina suona, ma non ha ancora capito bene cosa.
Scribacchina gli ha detto che vorrebbe imparare a suonare il contrabbasso, ma per il momento si accontenta di uno strumento simile chiamato «basso elettrico». Lui l’ha anche intravisto, questo strumento, giacché capita che Scribacchina si presenti in redazione con la custodia, persa nelle sue corse tra uno swing e una bossa nova. Eppure non ha ancora capito bene «com’è che funziona quello strumento lì».
Probabilmente pensa sia un contrabbasso più piccolino.

Scribacchina si pone sempre un pochino low profile.
Particolarmente quando si parla di musica: perché sa benissimo che la maggior parte della gente non conosce i pezzi che lei suona. Quindi, anche con il signor A ha sempre glissato con un «suono jazz… sa, quella musica un po’ vecchia… Frank Sinatra… Michael Bublè, Mario Biondi… insomma, quella roba lì», sapendo che lui ha un debole per Mario Biondi.

Dicevo: qualche giorno fa è tornata a parlare della sua musica con il signor A.
Lui in piedi, di fronte alla sua scrivania, sempre con questo sguardo un po’ perso.
Come se non capisse l’argomento.
Poi a Scribacchina, in un momento in cui era sovrappensiero, è uscita questa frase: «Stiamo provando un pezzo, sa? Dovrebbe essere della sua epoca… Sicuramente non lo conosce, è Let’s Dance di Benny Goodman».
Il nome Benny Goodman deve aver colpito qualche corda nascosta del signor A, perché gli occhi gli si sono subito illuminati, come se avesse visto Cristo Signore in persona.
«Cosa?… Benny Goodman? Stai scherzando, Scribacchina? Noi portavamo le ragazze a ballare sulla musica di Benny Goodman! Lì, dove c’è il ristorante, in piazza, una volta c’era una balera: andavamo lì a ballare, c’erano le orchestre! E suonavano Benny Goodman, ma anche quell’altro, Duke… diavolo, come si chiamava?…».

Il signor A aveva tante luci negli occhi quando raccontava di quell’epoca.
Di quando portava le ragazze a ballare.
Di quando al paesello c’era la nebbia, anche in centro.
Tanto fitta che c’era un angolo, proprio in fondo a quella via, dove eri sicuro di non essere visto.
E lì ci potevi portare le ragazze per baciarle.
Solo un bacio, mica era come oggi,
Poi le riaccompagnavi subito a casa.

A quell’epoca c’era la nebbia, e c’era anche Benny Goodman.
E forse c’era anche Scribacchina, chissà.


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