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Il berlusconismo sta morendo. Vivalagnoccavivalagnoccavivalagnocca

Creato il 07 ottobre 2011 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Il berlusconismo sta morendo. Vivalagnoccavivalagnoccavivalagnocca Se un presidente del consiglio, il giorno dei funerali di quattro donne e una ragazzina morte per incuria, se ne esce dicendo che vuole fondare il PdG, il “Partito della Gnocca”, la considerazione che un tranquillo elettore può fare è duplice: o il presidente di cui sopra ha il cervello in pappa o il suo livello di satiriasi ha raggiunto un grado tale da non poter più essere tenuto sotto controllo. Se autorevoli esponenti del partito che mantiene in vita quello con il cervello in pappa sopracitato, dicono a una deputata dell’opposizione, “Vai a farti scopare”, un tranquillo osservatore straniero non può non notare che oltre alla mafia, alla pizza e al mandolino l’Italia può vantarsi di essere anche la patria mondiale della figa. Poi accade che due noti esponenti della maggioranza si facciano quattro conti e si dicano: se arriviamo al 2013 in queste condizioni, alle prossime elezioni prendiamo al massimo 120 deputati. Se togliamo le mignotte, i servi con la patente, gli avvocati, i massaggiatori del Milan, i figli, i fratelli, i cognati, i nipoti, le amanti, le nonne, gli amici degli amici, gli inquisiti e i mammasantissima a noi non restano che le briciole. Claudio Scajola e Beppe Pisanu hanno fatto questa considerazione e sono addivenuti alla decisione che è ora di dar vita a un governo di larghe intese, “Perché questo non ce la fa proprio ad uscire dalla crisi”, parola di Beppe Pisanu, ex ministro dell’Interno e, soprattutto, ex democristiano aduso a navigare per tutti i mari, procellosi o no. I due ex Dc mettono insieme 45 deputati che manderebbero a gambe all’aria qualsiasi maggioranza, figuriamoci quella che si tiene in piedi grazie a Mimmo Scilipoti che, nel frattempo, da bertuccia qual è, ha finito il pappone. E su questa linea sembra convergere nelle ultime ore anche il Presidente della Repubblica che ieri, a Biella, ha evocato addirittura quel governo Pella che, pur durando pochissimo, ebbe il merito di far decantare una situazione politica estremamente complessa e pericolosa qual era quella dell’Italia nel 1953. Non sapendo assolutamente chi diavolo fosse Giuseppe Pella, scambiato per un concorrente dei telequiz, Silvio ha dovuto far ricorso alla memoria storica della politica italiana che fu, e ha chiesto immediatamente lumi a Gianni Letta il quale, data un’occhiata veloce a Wikipedia, gli ha dato la triste notizia che l’uomo di Luigi Einaudi non trafficava in minorenni; “Politici froci”, sembra abbia sibilato fra i denti Berlusconi. Ovviamente, la storia del cambio di nome al Pdl che Silvio ha ventilato, ha fatto velocemente il giro del mondo. E, soprattutto i siti on-line dei giornali più importanti e delle agenzie di stampa, l’hanno messa in home-page. Abbiamo così avuto modo di scoprire che “gnocca” si traduce in inglese con “pussy”, in francese con “minette”, in tedesco con “muschi” mentre gli spagnoli, che si stanno divertendo da matti con noi poveri italiani, non l’hanno tradotta affatto lasciandola nella sua versione madre lingua. Immediata la reazione di sdegno di Luca Cordero di Montezemolo che, stanco come il suo amico fraterno Diego Della Valle, di confrontarsi ogni giorno con una masnada di quacquaracquà impuniti, ha tuonato: “Basta con questo governo paralizzato dalle divisioni. Serve una nuova fase costituente”. Ed è vero, questo esecutivo è paralizzato dalle divisioni. Non si riesce neppure a nominare il nuovo Governatore della Banca d’Italia perché gli scazzi fra Tremonti e Berlusconi ormai sono fatti quotidiani e, notizia di queste ore, non si riesce a nominare neppure il nuovo Capo di Stato Maggiore dell’Esercito. In barba al criterio di anzianità, che nelle gerarchie militari pesa tantissimo, il ministro Gnazio La Russa si è visto bocciare dagli stessi colleghi di partito il suo candidato, il generale Claudio Graziano, da troppo poco tempo generale di corpo d’armata. I bene informati parlano di una vera e propria fronda dei due sottosegretari alla difesa pidiellini Guido Crosetto e Giuseppe Cossiga, nei confronti dell’ex di An, ma sono tutte chiacchiere messe in giro dai disfattisti comunisti dei vertici militari. Il settore dove invece va tutto bene, tanto a nessuno frega un cazzo, è la cultura. Alla guida della Biennale di Venezia andrà Giulio Malgara, un berlusconiano di ferro. Paolo Baratta, che pure aveva svolto un ottimo lavoro alla presidenza della Fondazione, non si vedrà riconfermato nell’incarico il cui mandato scade a dicembre. Esemplare, per l’era di Silvio, il curriculum di Malgara al quale manca solo un breve periodo di detenzione, o un giudizio in corso per corruzione, per stare alla pari con molti suoi colleghi di area Pdl. Dunque. Malgara è stato l’inventore dell’Auditel (capiscimi a me!) e dell’Audipress, il responsabile del lancio pubblicitario del Gatorade, è proprietario delle acque minerali Levissima e Recoaro oltre a distribuire la Fiuggi sul territorio nazionale ed internazionale. Come dire, è un industriale che fa pisciare. Ma, udite udite: sapete chi erano gli altri due candidati alla successione di Paolo Baratta? Il regista Giorgio Ferrara (fratello di Giulianone il libero servo) e Davide Rampello, ex direttore Fininvest. A-ri-capiscimi a me.

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