Mentre la cronaca alternativa del concerto degli Yellowjackets col figlio del Pastorius si va scrivendo nella trafficatissima mente di Scribacchina (v’anticipo soltanto che il Felix è stato una gran bella scoperta; il resto lo leggerete nei prossimi giorni).
Mentre le parole trovan forma e costrutto.
Mentre sacro e profano s’incastrano nel mio racconto fuor dalle righe.
Nel mentre - e, come da tradizione, bellamente saltando di palo in frasca - vi segnalo che domani è giorno diVino: domani, domenica 27 maggio, v’è la bella manifestazione Cantine Aperte, che sicuramente tutti conoscete e alla quale parteciperete.
Cantine Aperte è occasione più unica che rara non solo di scoprire come viene prodotto il nettare degli dèi; è anche spunto per visitar nuovi luoghi, splendidi territorii, lande più o meno incantate.
Perché Cantine Aperte mica è solo giorno di bevuta, questo va detto: è giorno nel quale cultura del vino si unisce a cultura tout-court.
Giorno nel quale potete trovarvi – come per magìa – all’interno di un castello medievale o di un palazzo del Seicento trasformati in casa vinicola. Voi, armati d’un sommelier mezzo pieno (ché il bicchiere dev’essere sempre così, soliti lettori: mai mezzo vuoto), naso all’insù e un un unico dubbio: per quale ingrato destino non son nato figlio del proprietario dell’aziendina?
Parteciperò anch’io, ça va sans dire.
M’auguro di visitar numerose barricaje e di poter saggiare del di loro contenuto ogni più piccola, calda sfumatura: vaniglia, caffè, cioccolata, liquerizia, legno… sapori e sentori che rapiscono l’anima, non prima d’averla avvolta nel loro caldo abbraccio.
Un po’ come fossero un solo del più grande bassista di tutti i tempi – personaggio ch’eviterò qui di citare: già sapete le sue generalità senza ch’io debba nojarvi a morte ribadendone per l’ennesima volta nome e cognome.
Buon fine settimana, soliti lettori. E bevete con moderazione.