L’informatica applicata ai processi costruttivi è in continua evoluzione e sta trascinando tutti con sé offrendo sempre nuove soluzioni che dobbiamo conoscere e comprendere sempre più velocemente. L’Italia, dove gli ostacoli da risolvere sono ancora tanti e difficili, sembra sempre farsi cogliere di sorpresa: ora è il momento di impegnarsi per non essere esclusi.
Oggi la metodologia Building Information Modeling (BIM) è fondamentale, indispensabile, nella gestione informatizzata delle costruzioni, così come è necessario che tutti gli attori coinvolti dialoghino tra loro utilizzando questo come metodo di lavoro e linguaggio comune, che lascia poco spazio alle interpretazioni, offrendo un grande potenziale, volto alla collaborazione integrata e al controllo in tempo reale. La formazione in questo ambito è propedeutica ed è importante che questa vada riconosciuta e valorizzata, perché il sistema è complesso ed articolato con procedure regole e normative che vengono continuamente migliorate e sviluppate.
Sviluppatasi molto nei mercati americano/anglosassone e nord europeo, che per natura sono altamente flessibili ed innovativi, sono ormai quasi 20 anni che questa metodologia viene adottata. In essa oggi sono confluiti tutti quei prodotti 3D specifici architettonici/strutturali/impiantistici ecc… che erano presenti anche da molto prima. Da sempre in Italia vengono acquistati e correntemente utilizzati da professionisti del settore prodotti BIM oriented, ma non c’è stata mai una diffusione consapevole e soprattutto un reale sfruttamento di ciò che di innovativo offre; questo sviluppo informatico è stato sottovalutato e molto spesso rifiutato.
Il grande “gap” da colmare sarà verso tutti quelli utilizzatori CAD, ancora troppi, dei più svariati settori che ruotano attorno all’edilizia, che saranno costretti a migrare verso un vero 3D-BIM, mediante il quale troveranno molti vantaggi. Nell’ambito lavorativo c’è grande interesse a fare ciò e anche le software house, che ormai puntano a sviluppare al meglio tutto in BIM, si stanno concentrando sul tema. Gestire un modello così pensato (tra le varie applicazioni di simulazione e controllo) è quasi automatico, senza il rischio della perdita o dell’interpretazione delle informazioni.
Seppure ancora oggi desti meraviglia sentire parlare di BIM (e si sta diffondendo una consapevolezza di ciò) già da molti anni lo sviluppo è andato ben oltre con il 4D/5D/6D-BIM, il VDC Virtual Design & Construction Technology, lo Scan laser applicato al BIM, questo per citare solo alcune delle tecnologie presenti. Oggi, confrontandoci con un mercato del lavoro che guarda al mondo intero, possiamo ritenerci in grande ritardo su questi aspetti.
Oltre all’aspetto puramente informatico, che è di sicuro interesse, superando l’euforia accademica del momento, oggi si parla di BIM a tutti i livelli, i prodotti software e hardware sono più user-friendly, potenti e alla portata di tutti, ma a mio avviso vanno affrontati (e risolti) alcuni aspetti chiave, endemici, della realtà italiana che ancora sono e saranno zavorre tali da non consentire di concretizzare tutte quelle “buone intenzioni” che gli stessi professionisti hanno per continuare ad essere migliori a livello italiano e competitivi su scala internazionale:
1. Programmazione e costruzione
Nella programmazione degli interventi edilizi le metodologie informatiche, siano esse BIM, GIS ecc…, diventano supporto essenziale, ma restano strumenti di progettazione e verifica e controllo. La facilità di realizzazione che percepiamo altrove non è casuale ma frutto di una pianificazione ragionata e continua basata su principi prima scientifico-matematici e poi politici, ancor prima della gestione informatizzata. Ciò non accade, o si sviluppa male, nel nostro Paese dove basta pensare al gran numero di opere pubbliche bloccate tra mille cavilli o definitivamente abbandonate o alle “meteore” dei grandi eventi, dove tutto si arriva a realizzare, scientificamente, in stato di emergenza.
2. Gestione di capitali
È necessario il controllo e la progettazione in BIM, con cui sia possibile verificare e monitorare fino alla 5D tutte le fasi di realizzazione dell’opera, perché chi investe, pubblico o privato che sia, deve avere l’interesse verso un controllo completo di ciò che viene speso in rapporto a ciò che va prodotto, e la gestione informatizzata deve essere utile a controllare l’intero processo. Per far questo il BIM stesso deve essere progettato e pensato in ogni sua fase ancor prima di essere utilizzato.
3. La nostra professione
Abbiamo bisogno di conoscere, progettare, lavorare e pensare attraverso la Building Information Modeling, che ci consente di lavorare in modo organizzato, produttivo e collaborativo. In edilizia abbiamo una realtà molto eterogenea. Per citare un solo esempio, analogo per altri ordini professionali, l’ordine degli Architetti di Roma ha un numero maggiore di iscritti dello stesso ordine dell’intero Stato di New York.
Il Mondo della progettazione/costruzione internazionale è formato da grandi gruppi che lavorano nel territorio di origine e analogamente fuori confine (perché lo hanno sempre fatto), gruppi ben organizzati, con strutture piramidali di controllo e un gran numero di addetti, anche le “piccole strutture” per così dire, sono realtà di almeno 4/6 Associati, 10/20 dipendenti e altrettanti collaboratori: chi ne entra a far parte viene valutato realmente per le sue professionalità con la possibilità di far parte integrante dello stesso in poco tempo. E di certo non esenti da problemi di ogni genere, ma immersi in un sistema lavorativo che dà delle certezze, in cui c’è bisogno di gestire seriamente scientificamente tutte le fasi lavorative. Questo è proprio il terreno fertile su cui attecchisce la volontà di organizzazione e di investimento nelle risorse, che ha portato naturalmente all’implementazione di metodologia BIM e non solo.
Nel nostro paese, dove esistono grandi gruppi con fatturati anche importanti, l’esigenza della collaborazione e gestione del lavoro prodotto passa semplicemente in ultimo piano o rimane del tutto inosservata. Difficilmente si trova coesione tra le migliaia di singoli liberi professionisti, la quasi totalità degli addetti ai lavori, che occasionalmente si associano e collaborano su differenti progetti e ambiti, ognuno con il proprio modo di pensare, lavorare, gestire. C’è il rischio che lavorare in BIM organizzi troppo chi organizzato non lo è mai stato.
Questo rispecchia purtroppo il più comune andamento delle strutture italiane, realtà molto spesso piccole, apparentemente organizzate, dove, è anche vero, gli incarichi arrivano sempre meno, i tempi per la produzione si restringono sempre di più e i costi da sostenere sono sempre più alti, oltre alla tassazione, agli obblighi formativi e lavorativi e a volte. per assurdo. Chi può investe del proprio non avendo alcun ritorno economico. Per cui raramente esiste volontà di crescita della struttura, né assunzione per motivi economici/fiscali e le collaborazioni nella maggior parte dei casi sono di gran lunga sottostimate, quando ci sono.
E in questa maniera non può esserci percezione non solo di cosa sia un project management, ma di cose ancora più banali, quando spesso c’è una scarsa formazione e informazione sugli strumenti informatici. In questo quadro come posizioniamo il BIM, i BIM manager, BIM coordinator e tutte quelle figure utili ad una corretta progettazione?
I disegnatori CAD sono sempre stati reperibili con facilità anche per questo, soprattutto realtà più piccole, hanno ritardato il grande salto BIM. Anni fa, quando si aveva a che fare con chi stava per investire in queste tecnologie le domande classiche erano: dove si trovano “disegnatori BIM”? Dobbiamo formarli noi? Il BIM è un costo in più? Perché investire così tanto? A cosa serve il BIM? Non che oggi sia differente, ma è successo che anche queste figure, grazie alla formazione che molto spesso parte in ambito accademico ma si sviluppa in modo del tutto autonomo, si trovano facilmente come libere e formate: si può pensare a cercarle ed a cominciare ad impostare questo “innovativo” sistema di lavoro.
È vero: il BIM sarà un costo in più, all’inizio, ma va visto come investimento su un futuro lavorativo. Sarà più difficile e costoso il primo progetto, la prima struttura da formare, ma poi, come si è visto in tutto il mondo, tramite la BIM le strutture sono più snelle e si arriva a produrre molto di più in meno tempo.
Discorso differente per le compagnie di costruzioni che, dovendo costruire i progetti, anche spinte dalla forte concorrenza straniera, hanno sempre cercato di essere ben organizzate anche nell’investimento di risorse umane per la gestione di software e hardware finalizzata alla produzione cantieristica, BIM in primis, e in cui ormai si trovano prodotti che sono diventati standard di settore, senza i quali tutto diventa più difficoltoso. Guadagnare così giorni/lavoro in un cantiere vuol dire tanto sia in termini economici che di produzione nei tempi stabiliti, per cui vale veramente la pena investire. E discorso analogo vale per chiunque di noi ha avuto a che fare con committenti e progettazioni in territori stranieri, (ad esempio Emirati Arabi, Cina, ma anche Francia o Stati Uniti) accorgendosi che l’investimento BIM era necessario, quasi obbligato, ed ha cominciato a ristrutturarsi in questo senso.
Anche il cliente ormai attento, percepite le potenzialità del sistema, comincia a chiedere in partenza lo sviluppo BIM del progetto, la consegna di file nativi o IFC, e questa sta diventando la prassi in alcuni territori internazionali tanto che già molte legislazioni hanno inserito e richiedono ciò anche nelle opere pubbliche. Se ciò accadesse seriamente in Italia, come si spera, automaticamente verrebbero esclusi tutti quelli che non saranno in grado di garantire tale sviluppo.
4. Gestione di un BIM team
Se vogliamo realmente avere un BIM team dobbiamo investire nella formazione di specifiche professionalità. Non basta acquistare un software: il vero sviluppo, inteso come sistema di lavoro, prevede un costo di gestione molto alto in quanto richiede che tutti i componenti sappiano creare e gestire questo tipo di dati e progettino con strumenti adeguati. C’è bisogno di figure specialistiche formate per questo: BIM manager per coordinare l’intero lavoro, progettisti BIM, e BIM coordinator (uno per ogni ambito specialistico), programmatori BIM, perché non tutto è standardizzato o standardizzabile, anzi l’estrema personalizzazione o la ricerca di nuove forme è ormai la regola.
Chi realizza l’opera avrà bisogno di figure predisposte a lavorare in BIM per avere un reale controllo, se ha l’interesse di sfruttare tutto ciò. Ed in ambito pubblico questo sarebbe il minimo per garantire un buon risultato.
I costi di una simile struttura diventano impegnativi in ambito privato e vanno ben oltre le normali disponibilità che una commessa pubblica mette a disposizione e di sicuro, in sede di offerta, saranno oggetto di ampio ribasso, cosa che avrà ripercussioni su tutta la filiera produttiva a disposizione dei progettisti e delle imprese di costruzione. Ad oggi non esiste nulla di tutto ciò né in termini di tariffa professionale né di qualifiche accreditate né nulla nella vigente legislazione. Quindi chi sa lavorare in BIM già lo fa senza nemmeno poter chiedere nulla di più. Non c’è parametro normativo che consenta di individuare la bontà di un progetto così sviluppato, né spesso il cliente stesso sa come gestire i dati o in che formato richiedere i file. Di contro ci potrà essere sicuramente lavoro per molte nuove figure professionali ma dovrà esserci anche adeguato riscontro economico, per non rischiare di sminuire anche le professionalità di chi su ciò ha investito professionalmente.
5. Codice degli appalti.
La “filosofia” BIM questa dovrà entrare nella legislazione italiana per poterla sfruttare al meglio nell’interesse di tutto il sistema. Il nostro codice ha moltissime lacune in ambito progettuale e anche il BIM potrà rappresentare l’occasione per rivederlo integralmente. Non per questo ci si può illudere, come molti raccontano, che con questa metodologia non ci saranno problemi di costi, di tempi, di progetto, di realizzazione certo sarà tutto più organizzato, ma difficilmente cambierà il sistema attuale fatto di ribassi fuori misura, varianti, modifiche di ogni genere, extracosti, cavilli.
6. Aspetti produttivi/artistici:
Dobbiamo approfittare del BIM per personalizzare e rendere parametrico quello che produciamo per poterlo utilizzare e diffondere. Il Sistema italiano è del tutto atipico nel settore delle costruzioni anche perché, per fortuna, ha mantenuto la caratteristica “artigianalità” che lo ha contraddistinto. In termini informatici è stata molto semplice la diffusione BIM nei mercati anglosassoni che di base hanno poche tipologie edilizie ed un alto grado di standardizzazione dei componenti costruttivi.
Non è solo la difficoltà nel reperire elementi già parametrizzati dei singoli produttori, ma quasi sempre manca l’informazione principale, la creazione del loro legame con i “Capitolati di appalto” che, al di là del bel disegno, fanno il reale progetto da costruirsi.
7. Software e cultura informatica
Per sfruttare la metodologia BIM dobbiamo investire su software e tecnologia. Questo tema non è marginale, ma in questa sede non entriamo negli entusiasmanti dettagli informatici. Acquistare un software è sempre difficile quando le scelte sono molteplici, e la nostra cultura informatica ci deve essere di aiuto. Sicuramente l’importante è individuare il sistema informatico che più si sposa con la propria specializzazione, e averne la piena padronanza, conoscerlo a fondo e puntare su questo formando tutti i collaboratori. Tutti i prodotti BIM, la maggior parte così già certificati, sono differenti fra loro e ognuno con le sue caratteristiche e peculiarità. Inoltre oggi abbiamo anche la possibilità di scegliere le formule di noleggio e “pay per use” molto interessanti, soprattutto per chi non ha la sicurezza di reale utilizzo dei prodotti in rapporto alle proprie commesse.
Sì, questa metodologia di lavoro sarà necessaria per ovvie ragioni di mercato e ad oggi il BIM è utilissimo perché velocizza la fase di progetto e soprattutto di cantiere, passando attraverso il controllo della progettazione infrastrutturale, impiantistica e strutturale, semplificando il facility managment, minimizza le problematiche di interferenza tra le varie discipline e consente un reale controllo di tempi e costi.
Ma tutto ciò è garantito se il processo sarà normato, ben fatto e organizzato da tutti. Sarà necessario conoscere e saper sfruttare le informazioni che possiamo integrare nei modelli tridimensionali, altrimenti la strategia perde di significato o diventa inutile.
Un dato è certo: pensare oggi alla Building Information Modeling ci fa capire quanto tempo si è perso fin ora, quanto la nostra realtà lavorativa sia ad oggi purtroppo bloccata e quanto dovremmo investire se vogliamo essere veramente competitivi.
Ediltecnico ha lanciato un fiorente dibattito in materia di grandi opere e “legacy” connessa alle stesse. Leggi in proposito l’articolo che ha aperto il dibattito: Infrastrutture e Grandi Eventi: tra débat publique e programmazione.