di Massimo Gramellini. Il bipede ridens a sinistra nella foto è un cretino. Si chiama Walter Palmer, fa il dentista in Minnesota e ha speso 55 mila dollari di carie per arrivare a scattare questa immagine che lo immortala accanto alla sua preda: il leone simbolo dello Zimbabwe, da lui ucciso in un parco naturale con l’aiuto di due bracconieri. Una bravata che ha già provocato i primi sconquassi nell’ecosistema.
L’altro leone dominante del parco sta infatti cominciando a sbranare i cuccioli non più protetti del defunto. La sollevazione contro il cretino è mondiale e qualcuno si lamenta: possibile che la sorte di un leone della savana ci strazi il cuore più di quella di un bambino che salta sopra una mina? Naturalmente no. Ma le guerre sono fenomeni complessi di fronte ai quali, purtroppo, ci si sente spettatori impotenti. Mentre un cretino singolo che va a rompere pesantemente le scatole alla natura per farsi una foto da mostrare agli amici durante un picnic in Minnesota ci appare una minaccia più contenuta e arginabile. Per esempio concedendo a qualche leone superstite la possibilità di una rivincita contro il cretino da disputarsi al Colosseo (sempre che gli scioperi della metro consentano al leone di arrivarci).